ROMA – “Provvederemo già da questa mattina a ritirare lo spot radiofonico sugli eventi estivi. Non era minimamente nelle nostre intenzioni ledere l’immagine del nostro territorio, in quanto è sotto gli occhi di tutti l’impegno di questa amministrazione nel rivalutarlo”. Giuliana Di Pillo (M5s), presidente del X Municipio di Roma Capitale, quello di Ostia, ha preso la decisione più saggia: ritirare lo spot che faceva riferimento alla testata assestata da Roberto Spada, membro dell’omonimo clan del litorale romano, sul viso del giornalista Daniele Piervincenzi che, il 7 novembre scorso, stava realizzando, assieme all’operatore Edoardo Anselmi, un servizio per la trasmissione di Rai 2 “Nemo”.
“Abbiamo sempre condannato – afferma Di Pillo – qualsiasi forma di violenza, come del resto abbiamo espresso solidarietà e vicinanza al giornalista di Nemo, Daniele Piervincenzi per il vile gesto di cui è stato vittima, solidarietà e vicinanza che oggi come amministrazione riconfermiamo”.
“Abbiamo a cuore questo territorio – conclude Di Pillo – e lo dimostriamo giorno per giorno e ci stupisce l’indignazione di quella politica che solleva proteste cavalcando strumentalmente lo spot radiofonico sugli eventi estivi, quando proprio quel tipo di gestione amministrativa negli anni ha portato al Commissariamento del municipio”.
La messa in onda dello spot su un’emittente territoriale cittadina e nelle stazioni della metropolitana, come ampiamente riferito da Giornalisti Italia, ieri ha sollevato un vespaio di polemiche e lo stesso Daniele Piervincenzi non ha esitato ad intervenire ricordando che “Ostia è un posto bellissimo, ci lavorano tante persone per bene, tanti operatori turistici molto bravi che ho avuto modo di conoscere personalmente, non credo che meritino uno spot così. Credo che Ostia e i suoi cittadini non meritino di essere rappresentati da un episodio mafioso. È ingiusto nei loro confronti e anche nei confronti di tutti coloro che hanno subito in questi anni minacce ed estorsioni di cui la testata è solo l’episodio più eclatante, ma forse neanche il più grave”. (giornalistitalia.it)
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