COSENZA – “Con riferimento alla nota della Federazione Nazionale Stampa Italiana, si invitano le parti in indirizzo, ai sensi dell’art. 4, comma 7 della legge 223/1991, a presentarsi presto questa DTL il 5/10/2015 alle ore 15.30”. In queste due righe del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Territoriale del Lavoro di Cosenza, la conferma dell’illegittimità della procedura che ha portato al licenziamento delle giornaliste Stefania Belvedere ed Emilia Canonaco da Teleuropa Network. La lettera di convocazione della “Vertenza collettiva” reca la firma del dirigente dell’Unità Operativa Conflitti di Lavoro, Carla Lombardi, e dell’assistente amministrativo Raffaele Siciliano ed è indirizzata a Teleuropa srl, alla Fnsi-Sindacato Giornalisti della Calabria ed alle organizzazioni sindacali dei tecnici e del personale amministrativo Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl Comunicazioni.
“Come avevamo previsto – afferma il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi – l’assurda gestione di questa procedura porterà, inevitabilmente, alla dichiarazione di nullità dei licenziamenti delle due giornaliste. Esattamente un mese fa, il 4 settembre, avevamo infatti denunciato che con un epilogo degno del più sconcertante atto di pirateria, l’emittente televisiva di Contrada Cutura di Rende aveva licenziato Stefania Belvedere ed Emilia Canonaco scrivendo un’altra brutta pagina della sua storia che andava ad aggiungersi alla «via Crucis» accettata dai giornalisti (nonostante il parere contrario del Sindacato dei giornalisti), i quali dal 2011 avevano prima rinunciato al contratto nazionale Fnsi-Fieg, passando al depotenziato Fnsi-Aeranti-Corallo, poi accettato la trasformazione dello stesso da full-time a part-time al 60%, quindi subìto l’umiliazione del mancato pagamento degli stipendi per ben 11 mensilità”.
Come in occasione della procedura avviata nel 2012, tra le ipotesi percorribili per la gestione dello stato di crisi, Carlo Parisi aveva indicato quella della “cassa integrazione in deroga a rotazione che, sebbene risenta dei pesanti ritardi in materia di erogazione, avrebbe permesso all’azienda di continuare la propria attività, ridimensionando la spesa e il palinsesto, ed ai lavoratori (che per tanti anni hanno accettato sacrifici sovrumani) di mantenere (naturalmente solo se pagati) il posto di lavoro”.
L’azienda, invece, aveva scelto la via peggiore attivando la procedura di riduzione del personale (ai sensi dell’art. 4 e 24 della legge 223/91) per il licenziamento collettivo di 11 dei 22 dipendenti. In particolare, erano stati dichiarati in esubero 9 impiegati tecnici e amministrativi su 15 e 2 giornalisti su 8 escluso il direttore.
Nei quattro incontri che, nella sede di Confindustria Cosenza, hanno ospitato l’esame congiunto, il 7 agosto scorso, dopo due giornate di sciopero che hanno portato alla cancellazione di tutta l’informazione in programma, dalla rassegna stampa mattutina alle quattro edizioni del telegiornale, con i lavoratori stremati dalle 11 mensilità non pagate, la Rsa e le organizzazioni sindacali del personale tecnico e amministrativo, Slc-Cgil e Fistel-Cisl, hanno firmato per i dipendenti assunti in quei settori un accordo che prevede la “non opposizione alla risoluzione del rapporto di lavoro, formalmente comunicata dai lavoratori all’azienda entro il 26 agosto 2015”, attraverso un verbale di conciliazione ex artt. 410 e 411 c.p.c., in cambio di “un incentivo all’esodo” di 3mila euro nette.
“Incentivo” che il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria aveva, sin dagli incontri precedenti, definito “una provocazione”, al pari della proposta aziendale di riduzione dell’orario di lavoro al 35%, osservando che il corrispettivo risultava addirittura inferiore alle spettanze che, in caso di mancato accordo, i lavoratori avrebbero maturato fino alla conclusione della procedura. Per questo motivo Parisi, nel rinnovare l’invito a chiudere la procedura senza alcun licenziamento forzato, aveva sottolineato che “è proprio nei momenti di grande difficoltà che le aziende non debbono farsi accecare dall’abbagliante visione dei tagli al personale quale panacea di tutti i mali”.
Con una raccomandata spedita il 28 agosto, le giornaliste Stefania Belvedere ed Emilia Canonaco si sono, invece, viste recapitare la lettera di licenziamento: sette righe, firmate con uno scarabocchio vergato sopra il timbro della società. Nel benservito alle due giornaliste, rispettivamente dopo 10 e 11 anni di servizio, la comunicazione che il rapporto di lavoro “cesserà ad ogni effetto di legge al ricevimento della presente” in applicazione dei “criteri di scelta” applicati “all’esito della procedura di riduzione del personale avviata con comunicazione ex art. 4 e 24, l. n. 223 del 1991 in data 07.07.2015, conclusasi con verbale di accordo del 07.08.2015”.
In realtà, come sempre evidenziato e contrariamente a quanto comunicato da Teleuropa al Dipartimento Politiche del Lavoro della Regione Calabria ed alla Direzione Territoriale del Lavoro di Cosenza, con lettera raccomandata del 26 agosto, la procedura non si era affatto conclusa con un “verbale di accordo” per i lavoratori assunti con contratto di lavoro giornalistico Fnsi-Aeranti Corallo.
Il segretario del Sindacato dei giornalisti aveva, infatti, chiaramente spiegato che “le otto uscite volontarie (successivamente scese a sei) e, soprattutto, il fatturato aziendale dichiarato dall’azienda al Corecom ai fini del contributo ministeriale 2014, pari a circa 1 milione di euro”, avrebbero dovuto “indurre seriamente l’azienda a riflettere, tenuto anche conto che tagliare il personale pregiudica anche il contributo che, nel 2013, è stato pari a 226mila 116,85 euro”.
Senza contare che, per lo stesso anno, Telestars, l’emittente che ha sede nella stessa struttura di Teleuropa, nonostante la formale distinzione delle due persone giuridiche che, comunque, sono in parte identiche e complementari, di contributi ministeriali destinati alle tv locali ne ha ricevuti per 68mila 476,84 euro e, dopo le dimissioni per giusta causa della giornalista Patrizia De Napoli (che il 19 maggio scorso ha gettato la spugna dopo otto mensilità e la tredicesima non pagate), di giornalisti ne conta ormai una sola”.
Il Sindacato Giornalisti della Calabria aveva denunciato che
ad attestare l’illegittimità dell’operazione c’era il «verbale di riunione» che l’azienda aveva omesso di inviare all’Assessorato Regionale al Lavoro ed alla Direzione del Lavoro di Cosenza assieme a quello relativo all’accordo raggiunto per il personale tecnico e amministrativo. «Verbale di riunione» sottoscritto il 7 agosto 2015, su carta intestata di Confindustria Cosenza, dal rappresentante aziendale di Teleuropa, Ugo Cappelli, dal rappresentante di Confindustria, Vito Castrignano, dai rappresentanti del Sindacato Giornalisti della Calabria, Raffaella Salamina e Francesco Cangemi, dal segretario regionale della Slc-Cgil, Carmine Pasturi, e dal coordinatore provinciale di Cosenza, Carlo Cerchiara, dal segretario regionale della Fistel-Cisl, Francesco Canino, e dal rappresentante sindacale aziendale Giampaolo Gregorace.
Verbale nel quale è chiaramente scritto che “la Federazione Nazionale Stampa Italiana-Sindacato Giornalisti della Calabria dichiara che, per quanto riguarda i lavoratori assunti con contratto di lavoro giornalistico, la procedura resta aperta. Pertanto, un mese fa, la Fnsi-Sgc annunciava di rimanere in attesa di eventuali determinazioni da parte dell’azienda al fine di scongiurare i licenziamenti garantendo all’emittente televisiva Ten adeguati servizi giornalistici che non compromettano la qualità aggravando, così, la situazione di crisi”. Appello che l’azienda ha completamente ignorato.
Nello stesso verbale del 7 agosto è scritto che, pertanto, “le parti ad esclusione della Fnsi-Sgc, che lascia il tavolo della riunione, decidono di proseguire nell’incontro. Dunque, – osservava Carlo Parisi – codice del lavoro alla mano, Teleuropa avrebbe dovuto eventualmente inviare alla Regione Calabria ed alla Direzione del Lavoro una comunicazione di «mancato accordo» con l’unica organizzazione sindacale rappresentativa della categoria dei giornalisti che, in quanto tale, è l’unico organismo legittimato a partecipare alle procedure ex legge n. 223/1991 ed a siglare eventuali accordi in rappresentanza dei giornalisti. In caso di marcato accordo si sarebbe dovuto procedere alla successiva fase amministrativa e non certo ai licenziamenti «in applicazione» a non precisati e non concordati «criteri di scelta» di cui, tra l’altro, non si fa cenno nella comunicazione ricevuta”.
Per questi motivi il Sindacato Giornalisti della Calabria aveva affidato all’Ufficio Legale il compito di comunicare agli organi preposti “l’illegittimità della procedura e la dichiarazione di nullità dei licenziamenti effettuati”. Comunicazione sottoscritta da Carlo Parisi e dall’avv. Mariagrazia Mammì che – esattamente un mese dopo – ha sortito l’effetto sperato: la convocazione delle parti sociali al tavolo del Ministero del Lavoro per la fase amministrativa che vedrà il Sindacato dei giornalisti ribadire la propria linea a difesa della dignità e della professionalità dei giornalisti e della qualità dell’informazione. “Senza sconti e senza elemosine”, assicura Parisi.