ROMA – Nelle farmacie restano vietati al pubblico la vendita diretta e l’uso in proprio del tampone rapido sierologico sotto l’etichetta Covid 19 IgM/IgC Rapid Test, un utile campanello di allarme per il rischio contagio e passaporto aggiornato per l’accesso al tampone molecolare indispensabile per una diagnosi confermativa.
Non è in vendita ai comuni mortali perché è vietato il fai da te del test: l’acquisto è riservato ad uso e trattamento professionale per i medici. Non è in commercio, dunque, ma il prezzo è stato fissato in 20 euro a scatola con il kit per il pungidito, lancette etc., un procedimento tale e quale al controllo del diabete e della glicemia capillare praticato con efficacia da molti anni e disponibile per tutti senza tante storie. Non è in commercio, eppure sta lì inutilizzato negli scaffali delle farmacie, mentre la stragrande maggioranza dei medici di famiglia non intende effettuare alcun tipo di screening non potendo garantire la somministrazione del tampone in ambiente sicuro e immune. Non è in vendita ed intanto i tamponi molecolari sono troppo pochi, inarrivabili e irragiungibili, salvo per i vip, come testimoniano le code chilometriche ai drive in. Non è in commercio e intanto si è consapevoli che un test/monitoraggio diagnostico di massa su scala nazionale sarebbe un’arma in più nella lotta al micidiale virus.
Solo il Veneto sta provando a lanciare una campagna obbligatoria di campionatura in tutta la regione. Eppure si è anche consapevoli che, senza un test di carattere generale, il coprifuoco/quarantena in arrivo lascerà nella paura, nell’angoscia e nell’ansia l’intero Paese con effetti drammatici sullo stato di salute, fisico e mentale, della popolazione a prescindere dal contagio. Quindi con i molecolari introvabili sarebbe opportuno il via libera ai vari test in moltiplicazione – sia sierologici, sia salivari, ma più rapidi rapidi di adesso – e ai saturimetri per il controllo dell’ossigenazione del sangue. (giornalistitalia.it)
Romano Bartoloni