Alpinista e giornalista per Ski Alper, aveva 27 anni. Con lui Enrico Broggi

E’ di Tagliabue il corpo recuperato sull’Alpemayo

La foto di Matteo Tagliabue che sostituisce stamane l’home page del sito di Ski Alper

La foto di Matteo Tagliabue che sostituisce stamane l’home page del sito di Ski Alper

ROMA – E’ di Matteo Tagliabue, 27 anni, di Cantù, alpinista e giornalista – collaborava con la rivista Ski Alper – il corpo recuperato dai soccorritori sull’Alpemayo, in Perù. Lo riferiscono i responsabili peruviani delle operazioni di salvataggio, secondo i quali il riconoscimento è stato effettuato dai due compagni superstiti. E nel pomeriggio è stato individuato dai soccorritori anche un secondo corpo che sicuramente è quello di Enrico Broggi.
Sul profilo Fb di Tagliabue sono già tanti i messaggi di cordoglio, mentre Ski Alper, per la quale Matteo collaborava con articoli e fotografie, ha sostituito l’home page del sito con un’immagine commemorativa dell’alpinista scomparso.
Già ieri il corpo di Tagliabue era stato avvistato, ma non era stato possibile recuperarlo per le cattive condizioni meteorologiche. I resti sono trasportati dalla polizia all’obitorio dell’Ospedale San Juan, nella provincia di Huaylas.
Matteo Tagliabue ed Enrico Broggi, di Cantù (Como), erano erano impegnati nella scalata dell’Alpamayo, piramide di ghiaccio di 5.947 metri nelle Ande peruviane. I due potrebbero essere caduti.
Alla fine il soccorso peruviano ha individuato il punto dove si trovava “una persona con una tuta rossa. Crediamo sia l’evidenza che c’è stata una valanga e che siano caduti lì”. Il corpo di Tagliabue si trovava “in un’area lontana e pericolosa, una zona tra l’altro di caduta delle valanghe”.
“I nostri uomini hanno rastrellato la zona, sia sul versante destro sia su quello sinistro. Inizialmente non era stato possibile trovare niente, ma analizzando i dati a disposizione e dai racconti delle guide, abbiamo capito che si è staccato un grande cornicione e che la caduta è stata di circa 700 metri”, ha aggiunto Moreno.
Difficile chiarire le cause dell’incidente, avvenuto poco dopo le 7 del mattino. I due erano arrivati in cordata a 5.800 metri di quota, nel “couloir” che porta alla cresta finale. Dietro di loro procedevano altri due alpinisti canturini, il venticinquenne Marco Ballerini e il ventitreenne Giacomo Longhi. Stavano salendo tutti e quattro lungo la via Ferrari, una delle “classiche” delle Ande.
Tagliabue e Broggi sono scomparsi nel nulla dopo aver aggirato un costone di roccia e ghiaccio. I compagni non li hanno più visti né hanno trovato tracce del loro passaggio. E’ probabile che siano stati travolti e trascinati a valle da una valanga, forse provocata dal crollo di una cornice di ghiaccio sulla cresta. Ma non si può escludere una scivolata in un passaggio delicato. Scesa lungo il pendio, la seconda cordata ha avviato le ricerche, anche con l’ausilio dell’Arva, e poi si è diretta a valle per cercare aiuto. Oltre 20 ore di marcia con la disperazione nel cuore.
L’allarme è scattato sabato pomeriggio, quando ormai era buio, e le operazioni di soccorso sono iniziate domenica mattina. Sono intervenute le guide alpine di Huaraz e il corpo di Alta Montana della polizia, oltre ad altri alpinisti presenti nella zona.
Nel 2009 Tagliabue e Longhi, poco più che ventenni, erano rimasti bloccati sul Monte Bianco ed avevano bivaccato una notte a quasi 4.000 metri di quota senza riportare danni.
“Sappiamo poco di quello che è successo – aggiunge Novati – anche perché i compagni di cordata non hanno visto nulla”.

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