Cancellati con il maxiemendamento. Feltri, Zingaretti e De Luca bocciano la manovra

Tagli all’editoria bavaglio alla democrazia

Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini

ROMA – Il maxiemendamento alla manovra cancella i contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici che, dal prossimo anno, saranno progressivamente ridotti fino all’azzeramento previsto nel 2022. Con la norma proposta dal Movimento 5 Stelle, nel 2019 il taglio alle imprese editrici riunite come cooperative dei giornalisti sarà del 20% nella parte eccedente il contributo di 500.000 euro, percentuale che sale al 50% nel 2020, al 75% nel 2021 fino al 100% nel 2022.

Vittorio Feltri

“Voglio sapere perché soldi a tutti meno che a noi. Lo sto chiedendo da giorni, ma da Salvini nemmeno una risposta, e anzi tanti soldi al carrozzone Rai”. Così il direttore del quotidiano Libero, Vittorio Feltri, commenta con l’Adnkronos gli 80 milioni alla Rai e i tagli all’editoria. “Mi sembra che la Rai di soldi ne prenda già abbastanza, che costi agli italiani delle cifre mostruose, che vengono finanziate, non solo dal canone che gli italiani sono costretti a pagare, ma anche con finanziamenti estemporanei come quello che viene dato con questa finanziaria. Mi sembrano delle cifre mostruose che non sono giustificate né giustificabili di fronte alla decurtazione dei fondi alla stampa: sono un’ingiustizia incredibile”.
In questa manovra, ha spiegato Feltri, “ci sono finanziamenti al cinema, ai teatri lirici, tutti soldi che se ne vanno”. “Chissà perché si toglie solo alla stampa che non è che pigliasse cifre mostruose. Salvini dice che tutti debbono restare sul mercato, quindi giustifica così il fatto che non si diano soldi ai giornali, ma perché solo i giornali devono stare sul mercato e non la Rai e non gli enti lirici, il cinema”.
“Il cinema, ad esempio, – secondo Feltri – produce schifezze incredibili. Si danno soldi a tutti e invece ai giornali decurtazioni. Io non pretendo niente ma chiedo solo perché figli e figliastri”.
“Poi oggi scopriamo che per l’autonomia Lombardo e Veneta non si concede niente, mentre alla Sicilia vengono dati due miliardi. Sappiamo che la Lega vuole espandersi al sud, ma ancora dobbiamo finanziare la Sicilia che ha sempre gestito male i soldi? Non c’è una risposta a questi interrogativi”.

Nicola Zingaretti

Dal canto suo, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, denuncia che “Di Maio e Salvini hanno chiesto voti per combattere le ingiustizie. Invece col maxiemendamento le aumentano e tradiscono questo impegno. Una manovra in cui spicca la riduzione di 5,4 mld di euro di investimenti e il rischio sempre più concreto di aumento dell’Iva al 25,2% nel 2020”.
“Ma non solo – afferma Zingaretti – colpiscono il sociale raddoppiando l’Ires per gli enti no profit; bloccano le assunzioni nelle università e tagliano i fondi per il diritto allo studio; posticipano le assunzioni nella pubblica amministrazione; riducono, rispetto alle previsioni, il fondo per le vittime di femminicidio; tagliano i finanziamenti all’editoria; eliminano gli adeguamenti all’inflazione delle pensioni. Quattro mesi per produrre questa vergogna ottenendo un unico risultato: hanno sfruttato le paure delle persone e ora sono riusciti solo ad aumentarne i problemi”.
Infine, per il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, “i tagli al fondo per l’editoria previsti nella manovra “credo siano una una vergogna, una delle tante vergogne contenute in legge finanziaria”.
De Luca si è detto, dunque, “costretto ad esprimere la mia solidarietà perché considero in ogni caso una vergogna
comprimere spazi di autonomia per la stampa e di libertà per l’opinione pubblica. Per quello che ci sarà possibile tenteremo come Regione Campania di prendere qualche decisione” (giornalistitalia.it)

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