COSENZA – Un video con la famosa telefonata dello stampatore Umberto De Rose all’editore dell’Ora della Calabria, Alfredo Citrigno, per bloccare la pubblicazione di un’indagine a carico del figlio del senatore Tonino Gentile: si è aperta così, al Chiostro di San Domenico a Cosenza, ad un anno esatto da quella telefonata, “Stop cinghiali – La giornata della libertà di stampa calabra”, organizzata dal blog Lorasiamonoi (nato dopo la chiusura del quotidiano) con il sostegno del Sindacato Giornalisti della Calabria.
E’ stato il direttore de L’Ora della Calabria, Luciano Regolo, a ripercorrere le vicissitudini che seguirono a quella telefonata, con la messa in liquidazione del giornale e “la decisione del liquidatore di sospendere in modo violento e unilaterale, il venerdì di Pasqua, le pubblicazioni del quotidiano e di oscurarne il sito”.
Regolo ha, quindi, illustrato il senso dell’iniziativa, ovvero “evitare in futuro simili attacchi alla libertà di stampa e rompere la cappa dei poteri forti che vogliono mettere il bavaglio all’informazione e continuare a compiere soprusi contro la dignità e i diritti dei calabresi”.
L’intenzione – ha aggiunto Regolo – è quella di “fare del 19 febbraio un appuntamento fisso per la libertà di stampa in Calabria”, invitando i giornalisti a “fare quadrato al di là delle testate a cui si appartiene”.
“Solo determinazione, costanza, rigore etico e unità d’intenti – ha sottolineato, infatti, Regolo – potranno scalfire la cappa di ‘accorduni’ e soprusi che grava sulla Calabria, minando la libera informazione ma anche gli altri diritti di tutta una comunità regionale, vittima degli interessi di pochi”.
“Un dibattito intenso, seguito con interesse dai colleghi delle diverse testate calabresi, che – ha detto ancora Luciano Regolo – ha riconfermato, dopo quello di Polistena dello scorso agosto, e tutti gli altri incontri che durante l’estate e l’autunno sono stati dedicati al tema dell’informazione senza bavagli, come il Sindacato Giornalisti della Calabria si stia ponendo sempre più come un centro di aggregazione e incoraggiamento per i colleghi, più numerosi di quanto non si pensi e che non sono disposti ad alcun compromesso, né verso i boss e le loro famiglie, né verso gli editori prepotenti, inclini ad ‘accorduni’ politico-affaristici, e di conseguenza non disposti ad avallare censure e soprusi in virtù di questi ultimi”.
Tra i soprusi a danno dei giornalisti vanno ricompresi anche le condizioni di precariato illegale, di irrisoria o addirittura inesistente retribuzione, praticate da certi proprietari di testate che somigliano piuttosto a padroni delle ferriere di ottocentesca memoria, attenti ai personali interessi patrimoniali e non certo al successo del prodotto editoriale.
A mettere il dito nelle piaghe ci ha pensato il segretario regionale del sindacato dei giornalisti, Carlo Parisi: “Se in Calabria si continua a non rispettare diritti e dignità dei giornalisti, non si andrà mai da nessuna parte. Il problema è che c’è un mondo editoriale in Calabria che spesso sembra rispondere a interessi diversi da quelli editoriali. Questo è successo per tante testate, che hanno puntato solo sulla pubblicità istituzionale mostrandosi, di conseguenza, morbidi verso il potere politico e amministrativo. Le aziende che non stanno in piedi sul piano finanziario e non pagano i giornalisti – ha detto chiaramente Parisi – devono chiudere, perché significa che esistono solo per perseguire l’interesse del potente di turno e mettono, in questo modo, in crisi le aziende serie e sane”.
In un simile contesto, ha aggiunto Parisi, che ha ricordato anche i tanti colleghi minacciati, “i giornalisti svolgono un ruolo importante con la loro autonomia. In Calabria c’è bisogno di rialzare la testa, di fare uno scatto d’orgoglio, per questo una giornata come questa ha un’importanza enorme”.
Parisi ha, quindi, auspicato da parte del Parlamento una riconsiderazione delle norme sulla diffamazione che “sono eccessivamente punitive”, ricordando il caso di un giornalista, Claudio Cordova, che qualche giorno fa si è visto chiedere preventivamente un maxi risarcimento da un magistrato per evitargli una querela.
Toccanti le testimonianze di alcuni giornalisti finiti nel mirino, minacciati o licenziati per aver fatto semplicemente il proprio lavoro con onestà e coraggio. Come Michele Albanese, del Quotidiano della Calabria, costretto da alcuni mesi a vivere sotto scorta per le minacce della ‘ndrangheta: “In Calabria – ha detto Albanese – stiamo vivendo una situazione davvero pesante, un ‘pantano’ nel quale sguazzano la ‘ndrangheta, la cattiva politica e la cattiva imprenditoria, e purtroppo dobbiamo dire che ci sono anche pezzi della nostra categoria che contribuiscono a questo quadro drammatico. Dobbiamo fare fronte comune per scardinare questa cappa che soffoca la Calabria”.
Appassionate anche le parole della giornalista crotonese Rossana Caccavo, che alcuni anni fa è stata licenziata da un’emittente televisiva dopo essere stata nominata rappresentante sindacale e che, di recente, ha avuto ragione in sede giudiziaria, “grazie al prezioso sostegno del Sindacato Giornalisti della Calabria e del suo Ufficio legale”. La Caccavo ha, tra l’altro, parlato dell’isolamento subito da alcuni colleghi pronti, invece, ad avallare le prepotenze “padronali” in nome di una pseudo sicurezza lavorativa e ha invitato alla ferma difesa dei diritti retributivi e del rispetto del contratto giornalisti, sottolineando: “È solo con la tutela sindacale, vedendo nel sindacato il giusto punto di riferimento per la denuncia, che si può mettere argine a certi malcostumi, i quali di certo non favoriscono la libertà e la dignità professionale”. Un concetto, questo, ripreso dal segretario della Uil Calabria, Roberto Castagna, e da Parisi, che ha aggiunto: “C’è chi ci segnala di non essere retribuito da anni chiedendo: ‘Che cosa si può fare?’. Quando indico la causa di lavoro come unica via giusta e praticabile, mi sento rispondere: ‘Così rischio di perdere il posto!’. Ma che occupazione è quella non retribuita?”.
Michele Inserra, che da una decina di giorni collabora con il programma Rai Uno Mattina, ha, invece, raccontato la sua storia di cronista del Quotidiano della Calabria e le pressioni subite dalla politica, dalla magistratura e dalla criminalità organizzata, che – ha detto – hanno messo in atto “una vera e propria opera di delegittimazione nei miei confronti, alla quale hanno partecipato purtroppo anche alcuni miei colleghi”.
Ha voluto portare la sua testimonianza, collegato telefonicamente, anche Lucio Musolino, del Fatto Quotidiano, giornalista più volte minacciato dalla ‘ndrangheta, come è avvenuto in occasione dell’inchino di una statua della Madonna sotto la casa di un boss a Oppido Mamertina.
E‘ stata Angela Napoli, già vicepresidente della commissione parlamentare antimafia della quale oggi è consulente, a sottolineare come la libertà di stampa in Calabria sia “sempre più a rischio per la pervasività della ‘ndrangheta e dei poteri forti, anche politici, come ha dimostrato la vicenda dell’Ora della Calabria, ben esplicata dalla famosa telefonata per bloccare una notizia scomoda, telefonata che non esito a definire di stampo mafioso. È ora di dire basta, è ora di avere coraggio e spirito di sacrificio per vincere una battaglia che non è solo a favore dei giornalisti ma di tutti i cittadini calabresi”.
“In commissione parlamentare antimafia – ha spiegato, senza tanti giri di parole, la Napoli – ci sono componenti che conducono battaglie con particolare serietà, purtroppo ci sono anche componenti, calabresi e soprattutto cosentini, che invece a volte hanno interesse a frenare su alcuni temi”. Un esempio, tra tanti: “La commissione antimafia – ha aggiunto la Napoli – aveva programmato una missione a Cosenza dopo il terribile omicidio del piccolo Cocò a Cassano, ma questa missione è sempre stata rinviata. Anche a me capita di proporre alcune cose trovando, però, molte resistenze”.
Di certe, palesi, “difficoltà” ha parlato anche il senatore del Movimento 5 Stelle Nicola Morra: “Dobbiamo salvare sicuramente l’editoria, ma il problema è che in Italia e in Calabria non esiste l’editoria pura. Con sincerità dico di aver deciso di non concedere interviste ad alcuni giornali perché, citando Gandhi, ritengo che bisogna recidere certe logiche perverse”.
Morra ha ricordato, poi, di “aver presentato, il giorno dopo il blocco della rotativa dell’Ora della Calabria, un’interrogazione al Senato e, in quell’occasione, qualcuno mi disse che ‘non si dovrebbero scrivere certe cose su un collega’. Una scena incredibile, perché per me verità e legalità sono valori assoluti. Rammento anche, sempre in quell’occasione, il fatto che nessun collega, a partire dai calabresi, abbia alzato la voce contro quel gravissimo attacco alla libertà di stampa”.
“Vorrei che ai vertici del Partito democratico si tornasse a parlare della questione morale, perché il tema della mancanza di etica nella politica e delle infiltrazioni mafiose anche negli enti pubblici è prioritario”, ha detto, dal canto suo, l’ex ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, intervenendo telefonicamente al dibattito. Conversando con il direttore dell’Ora della Calabria, Luciano Regolo, la Lanzetta ha accennato anche alla recente vicenda che l’ha vista rinunciare ad un ruolo di assessore nella Giunta Oliverio per la presenza nell’esecutivo di un collega citato in un’informativa della magistratura antimafia: “Nella mia attività politica – ha osservato la Lanzetta – ho sempre seguito i miei valori fondamentali, libertà e trasparenza. Alla luce di quello che mi è successo di recente, penso che mettersi contro la politica è un rischio, perché tutta la vita dei cittadini è ‘politico-dipendente’. Se avessi dovuto fare l’assessore regionale alla Cultura, avrei voluto e dovuto scardinare questa politica che soffoca tutto, dando ai cittadini e ai territori spazi che altrimenti non avrebbero mai. E’ quello che, con spirito di servizio, impegno e passione, ho cercato di fare nella mia esperienza di ministro in favore dei Comuni e dei territori. Forse il mio errore è stato un difetto di comunicazione ma ho puntato sulla soluzione dei problemi e sul raggiungimento degli obiettivi”.
La Lanzetta ha, poi, affermato che “la politica per me resta sempre servizio, per questo vorrei che ai vertici del Partito democratico si torni a parlare della questione morale, perché il tema della mancanza di etica nella politica e delle infiltrazioni mafiose anche negli enti pubblici è prioritario. Dopo l’inchiesta Mafia Capitale – ha concluso la Lanzetta – il Pd romano è stato commissariato e con la guida del commissario Orfini, presidente nazionale del Pd, si è avviata un’azione di bonifica: è da questi esempi che si deve ripartire”.
Contributi importanti e, soprattutto, chiari di chi non ha esitato ad accogliere la proposta di partecipare ad una mobilitazione semplice e concreta in nome della libertà di stampa. Elementi non da poco, specie in una terra come la Calabria, tanto che Adriana Musella, anima di Gerbera Gialla, arriva a dire: “La prossima edizione della ‘Gerbera Gialla’ potremmo farla fuori dalla Calabria, al Campidoglio a Roma, ad esempio, perché in questa regione, purtroppo, non ci sono interlocutori per fare antimafia”.
La Musella ha, quindi, ricordato i motivi delle sue dimissioni dal coordinamento antimafia “Riferimenti”: “In Calabria il problema non è solo che non c’è libertà di stampa, ma non c’è proprio libertà. Io sono particolarmente sfiduciata anche alla luce della situazione politica. Dopo il disastro della giunta regionale di centrodestra ho creduto anch’io in una possibilità di cambiamento con le ultime elezioni, nelle quali per la prima volta ho preso una posizione politica, ma le scelte dei vertici della nuova Regione, molti dei quali inquisiti, mi hanno sconcertato perché si è ripresentato il solito sistema di potere. Le cose in Calabria purtroppo non cambiano mai. Sono talmente sfiduciata che probabilmente la prossima edizione della Gerbera Gialla la faremo, ripeto, fuori dalla Calabria”.
È toccato, invece, a Gigino Chiappetta, figlio del grande comico cosentino Totonno Chiappetta, tracciare il ricordo del vignettista dell’Ora della Calabria e annunciare l’imminente pubblicazione di due libri: uno sui disegni e l’altro con l’autobiografia dell’artista. Ricordato, infine, Alessandro Bozzo, il collega dell’Ora scomparso quasi due anni fa, alla presenza, in sala, della madre e della sorella Marianna.
Quanto ai messaggi pervenuti, degni di nota quelli di “caloroso sostegno” da parte del presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno, del segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, impegnato a Bruxelles, e del consigliere regionale Ungp della Lombardia, Giuseppe Tropea.