Teste della difesa di Massimo Ciancimino, al processo nell’aula bunker di Palermo

Stato-mafia: Bisignani e i “si dice” nel giornalismo

Luigi Bisignani

Luigi Bisignani

PALERMO – Deposizione di Luigi Bisignani, teste della difesa di Massimo Ciancimino, oggi al processo sulla trattativa tra Stato e mafia, nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Massimo Ciancimino è assente per rinuncia.
“Attualmente svolgo l’attività di scrittore, ma sono stato giornalista, e capo delle Pubbliche relazioni del gruppo Ferruzzi”, ha detto Bisignani. Il “faccendiere” è stato chiamato davanti alla Corte d’assise presieduta da Alfredo Montalto per riferire in merito ad una intercettazione – nell’ambito dell’indagine sulla P3 – in cui avrebbe manifestato l’esigenza di far mettere all’ordine del giorno delle riunioni del Copasir le dichiarazioni di Massimo Ciancimino sull’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Copasir allora guidato da Massimo D’Alema. Anche quest’ultimo è stato inserito, dalla difesa Ciancimino, tra i testi da sentire ma la Corte non ha ancora sciolto la riserva in tal senso. Oggi avrebbe dovuto deporre anche il prefetto Giuseppe Pecoraro che, però, ha comunicato un impedimento.
“Il prefetto Pecoraro – ha detto Bisignani deponendo al processo – era preoccupato per eventuali notizie di stampa destabilizzanti e calunniose nei confronti del dottore De Gennaro. Ne parlammo brevemente, l’otto ottobre 2010”. Il pm Nino Di Matteo, tuttavia, fa notare che “nella data della conversazione (8 ottobre 2010, ndr) non vi erano ancora notizie pubbliche sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino su Gianni De Gennaro, all’epoca capo della Polizia”.
In questa telefonata – tra Bisignani e il prefetto Giuseppe Pecoraro – non si fa mai esplicitamente riferimento a Massimo Ciancimino (e al signor Franco) ma “al casotto al Copasir” mentre Bisignani risponde di “aver capito”. Bisignani ha detto – oggi davanti alla Corte d’assise – di non aver mai parlato di questo argomento con Pecoraro, ma poi incalzato dai pm, Nino Di Matteo e Vittorio Teresi, si contraddice e non esclude di potere affrontato l’argomento sia prima che successivamente a quella data con Pecoraro”.
La vicenda Ciancimino poteva finire all’ordine del giorno dei lavori del Copasir, l’organismo parlamentare di vigilanza sui servizi segreti, presieduto da Massimo D’Alema. “Pecoraro mi chiamava per sapere, vista la mia professione, cosa si diceva – ha detto Bisignani – nell’ambiente giornalistico”. Gli avvocati Anania (legale di Riina) e Romito (De Donno) hanno chiesto la deposizione del boss Filippo Graviano. Su questa istanza la corte non ha sciolto la riserva. Domani è prevista la deposizione del teste Calogero Mannino. (agi)

 

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