ROMA – “Stampa Coatta. Il giornalismo in regime di detenzione, confino e internamento in Europa e nel Mediterraneo (XX-XXI sec.)”: questo il titolo del Convegno di studi internazionale, in programma dal 17 al 19 maggio nell’isola di Ventotene, organizzato dalla Fondazione di Studi sul Giornalismo Paolo Murialdi e dal Centro di Ricerca e Documentazione sul Confino Politico e la Detenzione-Isole di Ventotene e Santo Stefano, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze sociali ed economiche dell’Università La Sapienza di Roma e con il Dipartimento di Studi internazionali, giuridici e storico-politici dell’Università di Milano.
Obiettivo del convegno è quello di “studiare il rapporto tra pratica giornalistica e apparati detentivi/concentrazionari – dal Novecento fino al giorno d’oggi – concentrandosi nello spazio europeo e mediterraneo e stimolando una prospettiva d’analisi comparatistica e transnazionale”.
«Si tratterà di comprendere – sottolineano gli organizzatori – come determinate esperienze giornalistiche ed editoriali, al pari di singole figure professionali, abbiano agito o si siano sviluppate in una condizione di relativa o assoluta privazione di libertà. Scopo è quello di verificare, per i diversi contesti geografici e temporali, l’esistenza di costanti storiche, sia nel modus operandi degli apparati di controllo per veicolare/reprimere/cooptare i differenti strumenti di informazione che nella reazione a queste pratiche da parte dei soggetti presi in esame».
Con questi obiettivi, la Fondazione Murialdi e gli altri enti coinvolti hanno dato impulso ad una “call for papers”, una “chiamata alle armi” rivolta a studiosi di Storia contemporanea e di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione di ogni nazionalità, che si occupano di temi inerenti, dal punto di vista storico o socio-antropologico, coprendo un ampio range di istituzioni detentive in Italia e in altri Paesi: carceri normali e speciali; colonie penali; campi di concentramento, lavoro e internamento; luoghi di confino o di domicilio coatto. Invitati, appunto, a trasmettere i propri contributi per dare corpo al convegno.
È prevista, in fase successiva, la pubblicazione degli atti del convegno (l’organizzazione fornirà ai relatori vitto e alloggio per il periodo del convegno; le spese di viaggio non sono coperte).
Le lingue dei lavori sono l’italiano, l’inglese o il francese. La selezione delle proposte sarà opera del Comitato scientifico. Le sessioni possono includere: rassegna di pratiche giornalistiche in determinati luoghi di confino, di internamento e di prigionia; ricostruzione di esperienze biografiche di singoli giornalistici-prigionieri; definizione di percorsi prosopografici riferiti a gruppi di giornalisti-prigionieri; precisazione di meccanismi di circolazione e diffusione della stampa, autorizzata e clandestina; rappresentazioni in opere letterarie e filmografiche; ruolo delle associazioni professionali e assistenziali nella tutela e nella garanzia dei diritti all’informazione dei prigionieri.
«Invitiamo a presentare proposte in lingua italiana, inglese o francese, – comunicano gli organizzatori – entro il 28 febbraio 2019, anche su aspetti specifici e non necessariamente inclusi nei temi di questa lista, inviando un abstract che non superi le 500 parole e un breve curriculum ai seguenti indirizzi: enrico.serventilonghi@uniroma1.it; archiviostorico@riservaventotene.it».
D’altronde, il giornalismo come pratica etica, professionale e culturale è sempre stato collegato alla dimensione della libertà, quale condizione necessaria per il suo corretto esercizio. In determinati momenti storici tale libertà – astratta, da sempre parziale, relativa e limitata da motivi politico-economici – venne legalmente impedita; con riferimento al Novecento ad esempio, nei due conflitti mondiali nonché nei regimi autoritari e totalitari, la connessione tra giornalismo e potere è diventata costituzionale, esplicita e formalizzata, piegando l’autonomia della professione a superiori esigenze dettate dai poteri centrali (emergenze militari, salvaguardia della sicurezza nazionale etc.). In questi contesti di stato di eccezione assistiamo anche alla nascita di esperienze, minoritarie certo ma non meno rilevanti, che si sono erette a baluardo della difesa della libertà di stampa.
Il Comitato organizzatore:
Enrico Serventi Longhi (Sapienza, Università di Roma), Anthony Santilli (Centro di Ricerca e Documentazione sul Confino Politico e la Detenzione – Isole di Ventotene e Santo Stefano).
Il Comitato scientifico:
Pietro Graglia (Università Statale di Milano), Stefano Simonetta (Università Statale di Milano), Alessandra Tarquini (Sapienza, Università di Roma), Giancarlo Tartaglia (Fondazione di Studi sul Giornalismo Paolo Murialdi, Roma), Luciano Zani (Sapienza, Università di Roma).