ROMA – Minacce aggravate. Questo il reato per il quale procede la Procura di Roma in relazione ad una serie di buste con proiettili recapitate, circa dieci giorni fa, nella sede dell’Associazione italiana arbitri (Aia) e indirizzata al presidente Marcello Nicchi, al vicepresidente Narciso Pisacreta e al designatore Nicola Rizzoli. Della vicenda ha parlato Nicchi nel corso di una conferenza stampa. L’attività di indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale, titolare dell’antiterrorismo.
“All’Associazione italiana arbitri – denunciato dal presidente dell’Aia, Marcello Nicchi – sono arrivati plichi con pallottole indirizzate a me, al vice presidente e al designatore Rizzoli. È un fatto nel dominio della Digos e all’attenzione del Viminale e del ministro degli Interni”.
«C’è un giornalista professionista che in una trasmissione ha affermato: «Hanno dichiarato guerra a un popolo e in guerra non si va suonando lo zufolo, si va sparando. Bisogna sparare agli arbitri e non permettere loro di arbitrare. Questa è la conseguenza”, ribadisce Nicchi, sottolineando che il responsabile della frase è stato “regolarmente denunciato e ora seguiremo gli sviluppi».
Gli arbitri italiani denunciano minacce nei loro confronti, e parlano anche di indifferenza rispetto a gesti ad accuse fuori misura: nella conferenza convocata a Roma per annunciare di aver ricevuto buste con proiettili, il presidente Aia Nicchi ha fatto riferimento a un sit-in, presumibilmente quello dei tifosi laziali innanzi alla Figc per contestare contro i presunti errori di Giacomelli e Di Bello in Lazio-Torino, lamentando che “non c’è stata una parola da parte di nessuno”.
“L’arbitro Di Bello, che ha arbitrato molto bene Milan-Inter, assieme a un altro (Giacomelli, ndr) dovrà comparire in tribunale dal giudice di pace perché non avendo dato un rigore – ha precisato il numero uno dell’Aia — è stato convocato in tribunale dall’associazione dei consumatori. Vi risulta che un giocatore di Serie A se sbaglia un rigore viene convocato in tribunale dopo una settimana? Questa è una cosa “gravissima”. (ansa)
Il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, punta l’indice su una trasmissione televisiva