ROMA – La stella a cinque punte, simbolo delle Brigate Rosse, incisa nel pannello d’acciaio dell’ascensore della palazzina Rai di Saxa Rubra che ospita la sede del Tg2, getta benzina sul fuoco delle polemiche contro Gennaro Sangiuliano.
Dopo l’intervento alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, il 30 aprile a Milano, il direttore del Tg2 era finito nel mirino di Italia Viva e Pd, che hanno chiesto l’intervento dei vertici Rai per un «urgente chiarimento urgente» su quello che, a loro giudizio, è stato un «comizio». In particolare, la senatrice Valeria Fedeli (Pd) ha dichiarato di trovare «grave e assolutamente improprio il comizio politico del direttore del Tg2 Sangiuliano alla conferenza di Fdi a Milano», sostenendo che «non è mai accaduto che un direttore di Tg Rai facesse un comizio a una convention di partito» e chiedendo «chi lo ha autorizzato».
Argomenti che non solo non hanno trovato d’accordo esponenti di destra come il deputato di Fdi Giovanni Donzelli («Fedeli fammi capire: Sangiuliano può intervenire alla Festa dell’Unità a presentare il libro di Landini, da Matteo Renzi, ma non ad un evento di Fratelli d’Italia?
Davvero volete punire i giornalisti solo se partecipano a iniziative dell’opposizione?»), ma addirittura di Carlo Calenda (Azione), il quale ha ricordato alla Fedeli che i precedenti ci sono, eccome: «Pensa Campo Dall’Orto alla Leopolda. Su non facciamo doppia morale. Non porta bene».
In questo clima, la comparsa della stella a cinque punte nell’ascensore della palazzina del Tg2, da stupido gesto vandalico assume una diversa rilevanza e la segnalazione della giornalista che l’ha scoperta diventa un caso, oltre che giudiziario, anche politico.
Il Comitato di redazione del Tg2 ha subito espresso la «massima indignazione per la provocazione avvenuta nello stabile che ospita la redazione giornalistica: l’incisione di un simbolo delle Brigate Rosse in uno degli ascensori della palazzina del Tg2».
Respingendo «ogni tentativo di minaccia nei confronti della redazione», il Cdr del Tg2 afferma che «il ritorno a tempi bui pervasi dalla violenza non ci sarà: con il lavoro quotidiano le giornaliste e i giornalisti del Tg2 dicono no alla violenza. Infine, l’auspicio che i responsabili dell’ignobile gesto siano al più presto individuati».
«Solidarietà e scorta mediatica per i colleghi del Tg2 e il direttore Gennaro Sangiuliano, obiettivo di un’inquietante intimidazione» anche dall’Associazione di giornalisti Lettera 22. «Alla vigilia del 44° anniversario dell’omicidio di Aldo Moro, vittima del terrorismo rosso figlio degenere dell’ideologia comunista, insieme a tanti giornalisti uccisi e gambizzati, da Walter Tobagi a Carlo Casalegno, da Indro Montanelli a Emilio Rossi, è necessario – a giudizio di Lettera 22 – non lasciare solo chi esprime liberamente il diritto dovere di informare i cittadini».
E se il giornalista Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, nell’esprimere solidarietà a Sangiuliano e a tutta la redazione del Tg2, denuncia che «il lugubre simbolo delle Brigate Rosse riappare nel cuore della informazione pubblica. Una minaccia al Tg2 Rai che non può passare in silenzio e non deve essere sottovalutata», anche dal centrosinistra la solidarietà è senza se e senza ma. A partire dal presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico: «Alla redazione del Tg2 e al
direttore Sangiuliano la mia piena solidarietà per l’inquietante atto intimidatorio subito: nessun richiamo alla buia stagione del terrorismo può essere accettabile». Quindi, dal presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati: «Solidarietà al direttore Sangiuliano e a tutta la redazione del Tg2, dove è stato ritrovato un simbolo delle Brigate Rosse. Un gesto intimidatorio vergognoso e inaccettabile».
Solidarietà anche dal Governo, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Giuseppe Moles che, parlando di questo «gravissimo gesto intimidatorio», ricorda che «la libertà di informazione nel nostro Paese è sacra ed inviolabile, principio fondante della nostra democrazia».
Un altro deputato giornalista: Maurizio Gasparri (Forza Italia): «Ovviamente non penso che siano risorte le Br, ma che sia spuntato il loro simbolo nell’ascensore del Tg2 dopo le polemiche sul direttore Sangiuliano e le maniacali e infondate denunce e contestazioni di esponenti politici, non è casuale. Siamo per fortuna lontani dagli anni di piombo. Ma circolano troppi cervelli di segatura. Quella delle Br fu una sanguinosa e lunga storia di terrorismo comunista che non va evocata nemmeno per scherzo».
«Ci mancavano i professionisti dell’odio in campo contro la libertà di stampa», afferma dal canto suo il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone, definendo l’episodio come «una minaccia gravissima soprattutto in tempi di guerra dove ideologie e rigurgiti dei tempi più bui della storia rischiano di trovare spazio. Episodio da non sottovalutare quello della stella a cinque punte ritrovato nella sede del Tg2, è necessario fare subito chiarezza».
Dal presidente della commissione istruzione e cultura del Senato, Riccardo Nencini, «solidarietà piena al direttore Sangiuliano. Continui a fare il suo lavoro con la professionalità di
sempre. Noi gli siamo vicini», mentre il leader di Azione, Carlo Calenda, esprime la sua «incondizionata solidarietà al direttore Sangiuliano e a tutta la redazione del Tg2. Non saranno queste vergognose intimidazioni a fermare il lavoro di un professionista capace e di indiscutibile valore».
«Tutta la mia solidarietà al direttore Sangiuliano, ai giornalisti e a coloro che lavorano alla realizzazione del Tg2 per l’inquietante minaccia ricevuta», è il commento del presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, secondo il quale «utilizzare il simbolo delle Br che evoca un passato di terrore e sangue è veramente ignobile. Bene l’immediata attenzione delle forze di polizia».
Il Movimento 5 Stelle si esprime con il questore della Camera dei deputati, Francesco D’Uva, deputato che, nel condannare “fermamente” il gesto, esprimendo «solidarietà alla redazione del Tg2», afferma che «le minacce non potranno fermare il loro lavoro per l’informazione dei cittadini».
Il sen. Antonio De Poli, presidente nazionale dell’Udc, condanna «il linguaggio inquietante dell’intimidazione» e ricorda che «la libertà di informazione è un valore che va salvaguardato con forza».
Altri due parlamentari giornalisti, leader del centro destra, non usano mezzi termini: Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) parla di «un vile atto intimidatorio» sottolineando che «l’informazione libera è un pilastro indiscutibile della democrazia: la condanna unanime da parte di tutte le forze politiche è doverosa»; Matteo Salvini (Lega) ritiene che non ci sia «nessuno spazio al fanatismo e all’intimidazione dei giornalisti, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo: le voci fuori dal coro vengono censurate, attaccate, intimidite».
«La nostra solidarietà alla redazione del Tg2 e al direttore Sangiuliano per le minacce ricevute. La libertà di informazione è un cardine della democrazia e noi combatteremo sempre chi intende condizionarla o limitarla», ammonisce Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera,
mentre il presidente dei senatori Pd, Simona Malpezzi, esprimendo «solidarietà al direttore Sangiuliano e alla redazione del Tg2 Rai per le gravi minacce ricevute», sottolinea che «il giornalismo è parte essenziale della democrazia e le intimidazioni contro la libertà di informazione vanno combattute».
Infine, il giornalista Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, Confederazione Italiana Sindacato Autonomi Lavoratori: «Alla redazione del Tg2 e al direttore Gennaro Sangiuliano la mia piena solidarietà per il vive attentato intimidatorio subito. Utilizzare simboli che evoca anni bui della nostra storia è inqualificabile e vigliacco. Viva la libertà di informazione». (giornalistitalia.it)