ROMA – Confindustria Radio Televisioni esprime apprezzamento per l’accordo politico sulla riforma del copyright: “una estensione di regole – commenta il presidente Franco Siddi – di equità e diritto alle grandi piattaforme online. Si tratta – sottolinea Siddi – di un passo importante anche per l’identità culturale europea (i diritti della produzione intellettuale sono veri diritti di libertà e di democrazia), un patrimonio di civiltà e di valori economici e sociali che deve sposarsi con l’innovazione”.
“Il modello di business audiovisivo – afferma l’ex segretario generale della Fnsi – ha una tradizione di remunerazione e investimento nella creatività e nella professionalità: finalmente tali meccanismi vengono estesi anche agli utilizzi online”. Per Franco Siddi “viene, infatti, stabilito il principio che rendere disponibili online grandi quantità di materiale coperto da diritto di autore costituisce un atto di comunicazione o di messa a disposizione del pubblico e che come tale deve essere autorizzato dagli aventi diritto e remunerato. Recupero della titolarità e del diritto alla remunerazione per gli aventi diritto, estensione del principio di responsabilità per le aziende online che estraggono valore dal lavoro intellettuale sono i cardini per ottenere online un ecosistema sano per l’attività creativa e l’informazione professionale”. (giornalistitalia.it)
Nonostante la lobby dei “big” del web, la riforma si avvicina al traguardo
BRUXELLES (Belgio) – Contro ogni aspettativa e nonostante la lobby dei “big” del web, la riforma Ue del copyright avanza e si avvicina al traguardo, anche se la partita non è ancora chiusa. L’accordo raggiunto dopo tre giorni di negoziati deve, infatti, ricevere l’ok finale di Stati membri, già spaccati sul mandato negoziale con l’Italia contraria, e plenaria del Parlamento europeo, dove tra luglio e settembre scorsi si è giocata una dura battaglia in cui gli eurodeputati sono stati oggetto di forti pressioni. Le nuove regole riconoscono infatti più diritti a editori, giornalisti, artisti e creativi nei confronti delle grandi piattaforme online come Google, Youtube o Facebook. L’obiettivo è garantire al mondo della cultura – che ha subito espresso soddisfazione, dagli editori di Enpa e Aie ai musicisti di Impala, oltre alla Francia, da sempre strenua sostenitrice della riforma – un’equa remunerazione da parte di chi ne sfrutta a scopo di lucro opere e pubblicazioni, con i grandi del tech ma anche i consumatori europei profondamente critici.
Il percorso della sudata intesa raggiunta resta, infatti, accidentato. Il voto sarà la prossima settimana: non c’è ancora una data precisa, ma dovrebbe avvenire nella seconda metà, verso il 22.
L’Italia, secondo fonti Ue, resta contraria a quanto contenuto nell’accordo, e così alcuni degli altri Paesi che già lo scorso venerdì hanno votato contro il mandato negoziale alla presidenza romena (vi erano stati anche Olanda, Lussemburgo, Svezia, Finlandia, Polonia, Slovacchia e Malta, oltre alla Slovenia astenuta).
“Lega e M5S, opponendosi a questa direttiva in sede di Consiglio, non hanno solo cambiato la tradizionale posizione italiana a favore dei creatori di contenuti, ma hanno anche provato a fare un favore alle grandi compagnie del web alle spalle dei cittadini”, ha denunciato l’eurodeputato Pd Nicola Danti, sostenitore invece della riforma.
Ci sarebbe comunque, spiegano le fonti, una maggioranza qualificata, grazie anche al sostegno chiave di Francia, Germania – che hanno sbloccato la situazione trovando un compromesso sull’esenzione delle pmi dalle nuove regole – e Gran Bretagna.
“Una grande vittoria dell’Europa che protegge, un’Europa della cultura e della creatività”, ha infatti twittato soddisfatto il presidente francese Emmanuel Macron.
Al Parlamento europeo il primo voto sarà ugualmente la prossima settimana, tra il 18 e il 20, alla commissione affari giuridici, e poi passerà alla plenaria, presumibilmente alla seconda di marzo, ovvero la penultima di questa legislatura. L’esito del voto, se rispecchierà quello di settembre, dovrebbe essere positivo, ma questo non viene dato per scontato da nessuno. A partire da editori, musicisti e società di gestione dei diritti, che hanno tutti lanciato un appello ai 28 e agli europarlamentari a dare il loro ok finale “senza ulteriori ritardi”.
“Le nostre nuove regole mirano a mettere fine all’attuale far-west digitale”, ha assicurato il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, mentre si tratta di una “opportunità sprecata” per Mozilla e di un “esito deludente” per l’associazione dei consumatori Beuc. Google ha, invece, preso tempo, dicendo di voler “studiare il testo” per decidere il da farsi. “È un buon compromesso” anche se “non tutti sono contenti” perché, ha ricordato il vicepresidente della Commissione Ue Andrus Ansip, “per molti dei maggiori attori si tratta di una questione di denaro”. (ansa)
Lucia Sali