ROMA – “Non c’è un Cavaliere Bianco contro i satrapi in Rai. Non facciamo psicodrammi”. Franco Siddi, consigliere di amministrazione ed ex segretario generale Fnsi, è netto. L’indomani delle dimissioni di Carlo Verdelli da direttore editoriale dell’offerta informativa Rai, Siddi cerca di riportare ordine in una vicenda dall’esito non scontato fino alla vigilia di Natale.
Il piano di Verdelli è stato criticato dal Cda Rai al punto che il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha optato ieri per una “rivisitazione” che i consiglieri non hanno paura di chiamare bocciatura.
“Verdelli ha preso atto della situazione e ha deciso di dimettersi. Mi pare l’unico ad avere capito: è arrivata una proposta e il Cda ha fatto dei rilievi, non c’è stata neppure una votazione. Sarebbe strano se ci fosse legittimità di opinione per i vertici Rai ma non per il Cda”, spiega il consigliere.
– Lei ha parlato di diversi livelli di responsabilità in merito a questa vicenda.
“Il Cda rappresenta l’editore e il direttore lavora sulla base dell’indicazione editoriale. Siamo ora in condizione di normalizzare le relazioni tra le funzioni e il Cda che dà indirizzi e valuta il lavoro. Il piano di offerta informativa Rai non è il piano di Verdelli ma è frutto della collaborazione con il Cda. Questa sintonia è venuta meno e Verdelli ha ritenuto di dimettersi”.
– Qualcuno vede nella bocciatura del piano lo zampino della vecchia guardia Rai.
“Non so cosa sia la vecchia guardia Rai. Noi siamo consiglieri per la prima volta, tranne Freccero. Qui non ci sono satrapi né Cavalieri Bianchi. Non esiste nessun Cavaliere Bianco. Dire che ci sono conservatori non è vero. Romanzare la verità può essere bello, ma non è utile. Le dimissioni di Verdelli sono state trasformate in uno psicodramma. Innovare significa allontanare le sedi da Roma? Non sono d’accordo. Innovazione semmai è maggiore sinergia, usando le risorse che già ci sono”.
– Il naufragio del piano Verdelli equivale a una bocciatura della deromanizzazione della Rai?
“Se deromanizzare significa spostarsi a Napoli e a Milano per allontanarsi dal centro della politica, questa soluzione non potrà mai trovare il mio consenso. Mi sembrano scelte frutto di una visione vecchia. Per mettere al centro i territori non serve spostare di sede i Tg o inventarne di nuovi. Il Sud non va ghettizzato. Servono meno trasferimenti e più sinergia e visione di insieme”.
– Usigrai e Lega chiedono le dimissioni dei vertici Rai, non escluso il dg Campo Dall’Orto. È d’accordo?
“Mi sembra un ragionamento frutto di un vecchio modo di concepire la Rai a servizio della politica. Non si decapita il vertice di un’azienda di servizio pubblico perché non fa il proprio comodo. Bisogna essere seri. Le rivoluzioni non si fanno con le false verità. Le dimissioni di Verdelli non significano che la Rai si fermi, è come se si fosse dimesso il vicedirettore di un’importante testata. Il nostro lavoro prosegue con serietà e serio civismo”.
– Per il M5S il naufragio della proposta di riforma di Verdelli rappresenta un fallimento delle politiche di Renzi.
“È un’interpretazione profondamente sbagliata. Quella di Renzi è un’operazione mai fatta prima: ha dato totale autonomia nelle nomine a Campo Dall’Orto. La nomina di Verdelli non fu dell’ex premier ma del direttore generale, condivisa dal Cda”.
– L’11 gennaio il prossimo Cda. A quando il nuovo piano di riforma Rai?
“Ci vuole poco tempo, a mio avviso un paio di mesi o anche prima. Ricordiamoci però che una volta varato il piano questo va alla Commissione di vigilanza. Siamo in grado di fare questo piano senza drammi e rispettando gli obblighi della concessione in proroga, ma soprattutto mettendoci in ascolto dei direttori e dei giornalisti. Non è accettabile varare un piano a scatola chiusa: non è più tempo di documenti come 20 anni fa. Noi il progetto di Verdelli lo abbiamo ricevuto il 14 dicembre”.
– La nuova proposta sarà totalmente diversa dal piano Verdelli, come sostiene il consigliere Diaconale?
“Sicuramente dev’essere praticabile. Senza modifiche questo piano non è immediatamente praticabile né coerente con il pluralismo Rai. Comporta maggiori costi e inefficienze produttive, inoltre si basa su di una visione dell’Italia spaccata in tre fra Nord, Centro e Sud e noi questo non lo vogliamo. Ma ricordiamoci che la riunione di ieri (martedì 3 gennaio, ndr) si è conclusa con una proposta che punta su informazione digitale, efficienza della tv generalista, l’informazione di flusso a cominciare da RaiNews, e l’informazione per l’estero in Italiano e Inglese. (lapresse)
“Le dimissioni di Verdelli trasformate in psicodramma. Il Sud non va ghettizzato“