ROMA – «È fondamentale ribadire il ruolo di equilibrio e benchmark del servizio pubblico, mantenendo adeguate risorse, garantendo flessibilità organizzativa e di gestione, chiarezza di obiettivi, funzioni e referenti, attività valutata sugli obiettivi, progettazione di medio periodo: elementi essenziali per garantire la trasformazione in media company richiesta dal contesto competitivo e mantenere la salienza dell’offerta di servizio pubblico al suo interno». Lo ha sottolineato il giornalista Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Tv, storico segretario generale e presidente della Fnsi e tra i maggiori esperti nel settore editoria, audito in Commissione di Vigilanza Rai nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui modelli di governance e sul ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo, anche con riferimento al quadro europeo e agli scenari del mercato audiovisivi. L’intervento si è incentrato sul ruolo del servizio pubblico, punto di equilibrio del sistema radiotelevisivo e audiovisivo, toccando aspetti di governance e alcuni temi generali di contesto.
«Lo Stato – ha affermato senza mezzi termini Siddi – dovrebbe garantire risorse certe a tv locali e media che ne hanno necessità per garantire il pluralismo, lasciando il canone interamente alla Rai e rimodulando, in maniera equilibrata per l’intero sistema, il mercato pubblicitario, come accade in Gran Bretagna e in parte in Francia e Germania».
Garantire e mantenere risorse adeguate è, infatti, centrale in ogni proposta che voglia aggiornare ruoli e governance della Rai. «Adeguate risorse – ha evidenziato Siddi – sono necessarie per competere nel mercato, la scala che agli operatori commerciali è necessaria per competere, per la concessionaria pubblica si traduce in scala per mantenere la salienza in un mercato sempre più globalizzato, multipiattaforma, multimediale, connesso. Sulla “scala” del servizio pubblico si pensi a tutte le ondate di fusioni che si sono susseguite a cavallo degli ultimi anni».
Riguardo alla governance, il presidente di Confindustria Radio Tv ritiene che «affinché il servizio pubblico possa mantenere la propria salienza nel contesto di mercato allargato è necessario valutare con attenzione la possibilità di predisporre strutture gestionali e organizzative più adatte alla conformazione in media company. Servono, quindi, una progettualità aziendale di medio periodo, con vertici e manager con mandato più lungo che potrebbe essere portato a 5 anni, senza necessariamente tetti sui compensi per accedere a profili professionali competitivi sul mercato, e con maggiore flessibilità organizzativa e gestionale».
Inoltre, serve «maggiore chiarezza di ruoli e referenti istituzionali cui rispondere, centratura su obiettivi per eliminare il “rumore di fondo” che obbliga la Rai a concentrarsi su questioni quotidiane impedendole di operare secondo i propri obiettivi di offrire un servizio a tutti i cittadini, e far crescere e innovare il sistema».
Siddi ha, quindi, affrontato il tema del sostegno alla produzione audiovisiva: «L’attività di acquisizione o co-produzione di prodotti di alta qualità, realizzati da o con imprese che abbiano stabile rappresentanza in Italia, anche al fine di una loro valorizzazione sui mercati esteri, è competenza primaria precipua della concessionaria del servizio pubblico e finalità distintiva della stessa essenzialmente per quanto riguarda la misura e la dimensione degli investimenti e degli spazi di programmazione e a tale scopo dovrebbe destinare una quota ben precisa del canone. Questo maggior ruolo di Rai avrebbe anche un effetto distensivo sulle relazioni tra editori televisivi e produttori, rendendo il dibattito fra le parti più focalizzato su reali questioni relative alla valorizzazione del prodotto italiano».
Siddi ha anche accennato anche al Piano di settore per il PNRR presentato da Crtv che prevede, come prima voce di investimento, il sostegno alla produzione audiovisiva (800 milioni), in un’ottica di promozione dell’industria e del sistema Paese e in un’ottica di condivisione di un piano unitario di sistema, sviluppato e condiviso con le altre associazioni.
«Il Piano già inviato alle Commissioni competenti – ha spiegato – è elaborato nell’ottica di aggiornamento di dettaglio richiesto al nostro governo dall’Unione Europea, ossia immaginando finalità specifiche nel quadro di sistema di uno sviluppo industriale del Paese».
Nuova occupazione e occupazione giovanile innovazione tecnologica delle imprese radiotelevisive, progetto Gaia X, produzione di contenuti audiovisivi originali, radiofonia, cybersicurezza, intelligenza artificiale e big data, approccio green all’innovazione: sono, infatti, questi gli ambiti individuati nella proposta di Confindustria Radio Tv per un investimento complessivo stimato in 1180 milioni di euro, nella consapevolezza che tali investimenti nell’industria genereranno 1,8 miliardi di indotto.
Rai è televisione, ma anche radio. All’interno degli interventi di digitalizzazione previsti nel PNRR di Crtv c’è anche il piano “Dab nelle gallerie” di infrastrutturazione leggera per la sicurezza degli automobilisti.
«Sul tema della centralità del sistema audiovisivo e radiotelevisivo al suo interno, in un’ottica di rilancio e ripresa europea, è tema anche – ha concluso Franco Siddi – della strategia di sostegno del piano Maap della Commissione Europea su cui di recente si è espresso anche il Consiglio Europeo della Cultura: al centro della politica di sostegno il ruolo dei media informativi, che si è confermato centrale in periodo di emergenza Covid, anche come argine alla disinformazione online. In questo ambito, nuovamente, il servizio pubblico radiotelevisivo ha una sua rilevanza primaria». (giornalistitalia.it)
Audito in “Vigilanza” per garantire pluralismo, equilibrio di sistema, mercato pubblicitario