PALERMO – La Giunta regionale siciliana ha fissato i criteri per l’erogazione dei dieci milioni di euro di sostegno all’editoria che erano stati decisi in sede di finanziaria dall’Ars: non saranno prestiti, come si è appreso in un primo momento, ma contributi a fondo perduto. Il 40% andrà ai quotidiani cartacei, mentre un 50% sarà diviso equamente tra l’online e il settore radiotelevisivo. Il 7% andrà a «iniziative editoriali cartacee di diversa periodicità» e il 3% alle agenzie di stampa.
Per come è impostato il provvedimento, i soldi non saranno vincolati al mantenimento dei livelli occupazionali o a nuove assunzioni, né saranno preclusi alle aziende editoriali che hanno deciso esuberi dei giornalisti.
La delibera di Giunta prevede che i fondi vengano concessi «sotto forma di finanziamenti a fondo perduto utilizzabili – si legge – per fabbisogno di capitale e/o investimenti». Una misura in linea con il sostegno alle altre imprese deciso, ad esempio, con il “Bonus Sicilia”.
Le modalità di concessione degli aiuti sono finite nel mirino del deputato regionale Claudio Fava (Cento passi), favorevole al sostegno alle aziende editoriali, ma non con i criteri decisi dal governo Musumeci: «Quei criteri – afferma Fava – vanno rivisti. Occorre pretendere il mantenimento dei livelli occupazionali, in caso contrario rischieremmo di privilegiare testate ed editori che stanno riducendo il personale». L’idea del deputato, quindi, sarebbe quella di legare i sostegni economici al mantenimento dei livelli occupazionali.
Fava contesta anche uno dei criteri decisi per l’assegnazione delle risorse, indicati nel provvedimento, che modifica già una precedente delibera di settembre sul tema degli aiuti all’editoria: il contributo, è l’intendimento del governo regionale, dovrebbe essere subordinato all’esistenza di una “sede legale” in Sicilia. Un elemento, quest’ultimo, inserito dalla Giunta e che va oltre i criteri stabiliti dall’Ars che, ad esempio, per le agenzie di stampa aveva già previsto come paletti «la produzione di un notiziario regionale sulla Sicilia da almeno un anno» e la presenza di «almeno un collaboratore attivo sul territorio della regione».
Se rimanesse il criterio voluto dal governo regionale questo escluderebbe la stragrande maggioranza delle agenzie di stampa nazionali, che però raccontano la Sicilia con notiziari dedicati all’Isola e con propri uomini sul territorio. Stessa sorte subirebbero diverse testate online di carattere nazionale, ma con cronache siciliane figlie di una lavoro costante di cronisti sul territorio. «Ci sono diverse agenzie di stampa – sottolinea Fava – che operano con giornalisti siciliani e che forniscono un servizio essenziale. Non possono essere penalizzate perché non hanno una sede legale nell’isola». (giornalistitalia.it)
10 milioni a sostegno dell’editoria, ma nessun vincolo a mantenere i livelli occupazionali