Viltà e ipocrisia mentre infuria la bufera di un rinascente e crescente odio antisemita

Shoah: la vergogna dietro il Giorno della memoria

27 gennaio 1945: i soldati sovietici dell’Armata Rossa aprono i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz liberando i sopravvissuti

ROMA – Mentre infuria nel mondo la bufera di un rinascente e crescente odio antisemita, oggi, lunedì 27 gennaio, ricorre il Giorno della memoria della Shoah, peraltro, istituita con imperdonabile ritardo dopo 60 anni di oblio e di indifferenza.

Romano Bartoloni

La “damnatio memoriae” dello sterminio del popolo ebreo è durata dal 1945, l’anno traumatico della scoperta degli eccidi di massa nei lager, al 2005 quando l’Onu ha rimosso ufficialmente oltre mezzo secolo di assordanti silenzi sulle atrocità dei nazisti.
Viltà e ipocrisia hanno accecato volutamente l’umanità, un clima ostile ha zittito e umiliato i sopravvissuti per caso fortunato e li ha confinati per lungo tempo nelle retrovie della società e persino delle famiglie intolleranti ai loro stress esistenziali.
La censura e il black-out sull’olocausto e sulla emarginazione degli scampati vennero imposti dalla voglia di dimenticare il lato oscuro dell’immane tragedia, di ricominciare a vivere gettando alle spalle gli orrori e la dolorosa esperienza della guerra mondiale. E si evitò di urtare la suscettibilità della Germania di Bonn, per decenni bastione dell’Occidente contro l’impero sovietico. Preoccupazione comune dei Paesi europei è stata quelle di chiudere gli occhi sulle gesta criminali edi mettere una pietra sopra le colpe del passato nazista e fascista.

Romano Bartoloni da bambino con il nonno Fritz, berlinese apolide, ma ebreo di razza trucidato ad Auschwitz nel luglio 1944

Sosteneva Furio Colombo, giornalista e parlamentare scomparso di recente e promotore della legge italiana sulla Giornata della memoria: «Il nostro Paese non ha avuto una Norimberga sulle proprie responsabilità, non ha fatto i conti con se stesso e con la storia».
“Se questo è un uomo”, il libro di “Primo Levi” più letto al mondo su Auschwitz, ha dovuto attendere 20 anni per suscitare l’interesse degli editori e del pubblico.
Liliana Segre, 94 anni, senatrice a vita solo ai nostri giorni, è stata una dei testimoni della Shoah ignorata per 45 anni, come lei ha denunciato anche di recente, e che ha sofferto una vita di “indifferenza e di pesantissimo silenzio”. Chi la ripaga della delittuosa discriminazione?
Eppure, quando le crisi di ferocia reciproca attanagliano i popoli, si rimettono in circolo pregiudizi  antisemiti mai estinti nel corso dei secoli. (giornalistitalia.it)

Romano Bartoloni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *