ROMA – Sesso in cambio di bei voti. Un’indagine di Bbc Africa Eye, con reporter sotto copertura che si sono finte studentesse in due università in Nigeria a Ghana, ha rivelato come queste ultime siano ricattate e molestate sessualmente in cambio di voti migliori e programmi di tutoraggio. Lo riporta la testata “Premium Times”, cui Bbc ha fornito una visione del documentario e un’intervista con Kiki Mordi, principale giornalista di questo lavoro investigativo, durato un anno.
Le indagini della squadra di Africa Eye si sono concentrate su due delle principali università dell’Africa occidentale, quella di Lagos, in Nigeria, e quella del Ghana, ad Accra, per scoprire come le proposte di sesso in cambio di bei voti abbia lasciato per anni diverse vittime traumatizzate.
Attraverso l’uso di telecamere segrete, quindi, giornaliste sotto copertura hanno registrato le parole di quattro docenti, appartenenti a entrambe le istituzioni universitarie, intenti a molestarle sessualmente. Forse il caso più scioccante dei quattro documentati, come rivela ancora “Premium Times”, è stato quello di B.I. docente senior presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Lagos, che ha cercato di ricattare sessualmente una giornalista che si fingeva diciassettenne in cerca di ammissione all’università.
Stando alle leggi dello stato di Lagos, dove l’età del consenso è di 18 anni, Igbenedu, che è anche pastore della Foursquare Gospel Church, una chiesa con oltre 8 milioni di membri in tutto il mondo, è dunque un pedofilo. Il documentario, visibile al link https://www.bbc.com/news/av/world-africa-49907376/sex-for-grades-undercover-in-west-african-universities, include anche un’intervista con una delle ex studentesse di Igbenedu, abusata per diversi anni dall’accademico che le ha poi detto di volerla “passare” a un altro docente dopo aver fatto sesso con lei.
“Premium Times” ha intervistato la giornalista dell’indagine K. M., a sua volta vittima di molestie sessuali per due semestri nel periodo universitario. Alla richiesta su cosa speri di ottenere con questo documentario, ha risposto: “Che sia una voce per le ragazze senza voce. Qualcuno come me un paio di anni fa non aveva nessuno che potesse difenderla. Vedo un nuovo impegno e sono fiduciosa che il documentario possa stimolare un cambiamento”.
La giornalista ha ammesso che lavorare a questa inchiesta non è stato facile: “Ho dovuto subire affronti personali, ma è stato necessario. Ne sono uscita rinnovata. È stato molto molto difficile, ma mi permesso di fare i conti con i miei fantasmi. Dovevo solo ricordare a me stessa di essere una donna e di esserci già passata in quella realtà”, ha detto la giornalista. (ansa)