TRIESTE – Serve un futuro per il bio-giornalismo, quello fatto da professioniste e professionisti dell’informazione. Quell’informazione “bio” in grado di respirare e contrapporsi al giornalismo dell’algoritmo, sterile, privo di vita, frutto di copia/incolla creati dall’Intelligenza artificiale (Ia) generativa. Non è immaginabile un mondo virtuale che calpesta l’etica e la morale, frutto di elaborazioni informatiche con cui chi governa l’algoritmo intende modificare la nostra società.
Di questo e di tanto altro si parlerà venerdì 1 settembre, nella Sala Maggiore della Camera di Commercio Venezia Giulia di Trieste, nel seminario su “Giornalismo tra digitale e intelligenza artificiale: opportunità e rischi per una professione da riformare”, organizzato dalla Figec Cisal e da Studium Fidei in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia che l’ha inserito nel programma di formazione professionale continua riconoscendo 6 crediti ai partecipanti.
Fino a qualche giorno fa sembrava impossibile poter pensare ad un’autorità che controlli gli algoritmi. E, invece, il decreto legge del Governo Meloni sulle tariffe aeree ha acceso la speranza: il futuro fatto di reti neurali che cercano di imitare il nostro cervello scavando nella nostra privacy e combinando informatica e statistiche per risolvere a modo loro i problemi del mondo, può essere finalmente ordinato.
Solo la politica e i governi hanno la capacità di imporre regole ai social network che si alimentano spiando la nostra vita online.
L’Unione Europea in tutti questi anni non ha posto barriere alla deriva informatica a vantaggio di pochi e potenti gruppi multinazionali. Ormai nessuno ne esce indenne e le conseguenze hanno colpito l’economia reale dei nostri Paesi.
L’Editoria è tra i settori maggiormente danneggiati dall’assenza di norme. Assistiamo da tempo alla diffusione di fake news e alla distorsione del mercato pubblicitario a favore di piattaforme online ben più convenienti – e meno trasparenti – rispetto all’acquisto di spazi sui media tradizionali. Vogliamo un mondo fatto di robot e fotocopie virtuali del nostro ingegno? Con la potenza dell’Ia tutto ciò è possibile e non passa giorno in cui esperti e sociologi intervengano chiedendo di porre dei paletti a questa rivoluzione. Nessuno intende mettere il freno al progresso, ma di certo il progresso non può fagocitare la nostra esistenza.
Creare media con l’utilizzo dell’Ia sembra essere motivo di vanto, mentre sarebbe da scrivere sotto la testata “Non realizzato con l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale”, per distinguersi nella giungla virtuale. Va garantito il bio-giornalismo, l’occupazione di donne e uomini che con le loro tasse sostengono il welfare del proprio Paese perché, a onor del vero, l’algoritmo non paga le tasse.
Servono scelte importanti e urgenti per rivedere il sistema normativo dell’informazione in Italia. Bisogna investire nelle persone e non finanziare innovazioni tecnologiche che aprono le porte all’Ia all’interno di giornali, radio e televisioni a scapito dell’assunzione di giornalisti in carne e ossa. (giornalistitalia.it)
Andrea Bulgarelli
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