ROMA – “Sergio Staino resti alla guida dell’Unita”. È l’appello che sia i giornalisti che l’editore rivolgono al direttore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci dopo che il vignettista ha annunciato le sue dimissioni, colpito dallo sciopero e dal comunicato dei giornalisti che ha considerato una sfiducia di fatto nei suoi confronti.
Staino “rifletta sulle annunciate dimissioni, torni sui suoi passi” e resti alla guida dell’Unità. Il Comitato di redazione del quotidiano, dopo lo sciopero di ieri, conferma la fiducia nei confronti del direttore, nonostante la prima pagina di venerdì scorso (con la lunga “striscia” di Bobo che racconta le ultime vicende del giornale) non sia piaciuta alle lavoratrici e ai lavoratori. Ma la divergenza di vedute sulla vignetta fa parte di un confronto “basato sull’affetto e la sincerità, come si fa tra persone che si parlano”, spiegano i giornalisti.
Resta, invece, la fiducia verso il direttore e l’invito a non lasciare la guida della testata in questo difficile momento. Domani il giornale sarà in edicola, in attesa di risposte dalla proprietà che potrebbero arrivare già mercoledì prossimo nel corso di una riunione in programma “ma non ancora confermata”, come spiega Umberto Di Giovannangeli, componente del Cdr.
Sul tavolo c’è il taglio di 16 dipendenti su 28. “Una tragedia – aggiunge Di Giovannangeli – così come inaccettabile è l’idea di portare il costo del lavoro da 2,6 milioni a 1,083”. La redazione, si legge nel comunicato con cui ieri ha annunciato lo sciopero, è contraria anche al concetto di editare un “giornale miniaturizzato”.
“Per una volta Staino, per questa volta – scrivono lavoratrici e lavoratori dell’Unità al direttore – non ci hai fatto ridere. Sono giorni, settimane, in cui non ridiamo. Da quando la proprietà ha annunciato che il 60% dei lavoratori di questo giornale a breve andrà a casa. Che l’Unità di domani sarà un giornale miniaturizzato, che avrà di nuovo un sito ma non sarà possibile metterci dentro tutta la nostra professionalità, la nostra passione perché “non ci sono i numeri”. O il giornale o il sito».
I numeri prospettati dall’azienda al Cdr «fanno paura, sono da macelleria sociale. A pagare – spiega la nota dei lavoratori – saremo solo noi, e tu di conseguenza depauperato dalla nostra forza lavoro. Nel mirino non saranno le scelte dissennate di un’azienda che ha tagliato brutalmente la distribuzione del giornale, che non ha presentato in 21 mesi un piano industriale, che non ha mai investito sul rilancio e neppure sui ricavi pubblicitari. È la stessa azienda che non ti ha messo a disposizione quel minimo di risorse che avrebbero potuto rafforzare quella speranza e quell’entusiasmo per cui hai ricevuto un gradimento che non ha eguali nella lunga storia dell’Unità».
I lavoratori rispondono poi alle vignette pubblicate ieri dal direttore: «È una situazione drammatica – scrivono – difficile ridere, perfino sorridere. Una vertenza sindacale complicata e terribile come quella che stiamo affrontando non è un fumetto, per quanto le strisce siano il tuo linguaggio. Prima di essere un grande illustratore e uomo di satira, tu sei Staino, il direttore dell’Unità. Nella narrazione di Bobo non c’è un passaggio su quanti di noi perderanno il lavoro. Perfino la nostra lotta viene esemplificata e vengono chiamati in causa altri giornali come esempio di giustificazione dei tagli. Continuiamo a pensarti al nostro fianco ma con la stessa sincerità ti diciamo che la tua iniziativa di ieri, nonostante le tue intenzioni, non ci aiuta. Anzi, rischia di offrire all’azienda il fianco per “calare la scure” sulle nostre teste, tanto per citare l’amministratore delegato».
La battaglia, concludono i lavoratori, «non è “emendare” un piano che abbiamo già dichiarato irricevibile. Non si emenda il disastro, lo svuotamento dell’Unità, la fuoriuscita dei suoi lavoratori, giornalisti e poligrafici. Difendere con i denti la redazione è la condizione essenziale per garantire un futuro a questo giornale. Un futuro che poggia le radici sul principio di reciproca solidarietà. Per questi motivi, con il sostegno della Fnsi abbiamo deciso di scioperare. E per le stesse ragioni ti chiediamo di restare con noi».
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