Per sottolineare la precaria situazione dei giornalisti sottoposti a pressioni e minacce

Serbia: dai media 5 minuti di silenzio assordante

BELGRADO (Serbia) – Nella Giornata mondiale della libertà di stampa, ieri in Serbia, i giornalisti di testate indipendenti e critiche nei confronti del governo hanno aderito all’appello per “cinque minuti di silenzio assordante”, a sottolineare la precaria situazione dei media e dell’informazione nel Paese balcanico.
Rispondendo all’appello di associazioni giornalistiche indipendenti e dei sindacati, dalle 11.55 alle 12 i giornalisti hanno interrotto la loro attività, le tv e le radio indipendenti hanno oscurato i loro schermi e sospeso per pochi minuti i loro programmi.
Un’azione simbolica per denunciare quelle che vengono ritenute pressioni indebite, politiche ed economiche, sull’indipendenza dei giornalisti e sulla loro etica professionale. Obiettivo principale delle critiche è il presidente serbo Aleksandar Vucic che, unitamente al governo della premier Ana Brnabic, è accusato dall’opposizione e dalla stampa indipendente di portare avanti una politica ritenuta “autoritaria” e di fare di tutto per mettere a tacere media e giornalisti scomodi e non funzionali al potere, con minacce, pressioni e intimidazioni.
Si continua a chiedere di fare piena luce sull’uccisione negli anni scorsi dei giornalisti Slavko Curuvija, Milan Pantic e Dada Vujasinovic. E da più parti è stato rilevato come lo stato di emergenza imposto nel Paese per la pandemia di coronavirus abbia ulteriormente accentuato le limitazioni, le minacce e le discriminazioni nei confronti dei giornalisti.
«Lo stato di emergenza è stato utilizzato come paravento per intensificare gli attacchi alla libertà dei media», ha detto al quotidiano Danas Snjezana Milivojevic, docente di scienze politiche. Una posizione, questa, condivisa da altri interlocutori del quotidiano belgradese, che è su posizioni fortemente critiche nei confronti del governo e del presidente Vucic, del quale oppositori e critici ricordano il suo passato di ministro dell’Informazione nel governo di Slobodan Milosevic a fine anni Novanta.

Ana Lalic

Nella stessa giornata Diu ieri si è saputo che uno dei 17 riconoscimenti assegnati ogni anno dall’emittente Deutche Welle per la libertà di espressione è stato conferito a Ana Lalic, la giornalista serba arrestata nelle scorse settimane per aver scritto sul portale Nova.rs un articolo sulla penuria di materiale medico-sanitario in un ospedale di Novi Sad. La reporter era stata rilasciata dopo poche ore di detenzione che aveva suscitato aspre polemiche.
Nella lista 2020 di Reporter senza frontiere (Rsf) sulla libertà dei media la Serbia figura al 93° posto sul totale di 180 Paesi presi in considerazione, tre posti più in basso rispetto all’anno precedente. (ansa)

 

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