REGGIO CALABRIA – I sequestri di persona cessano di colpo alla fine degli anni ’90 quando si avvia la prima trattativa Stato-mafia che coniuga gli interessi dello Stato con quelli della criminalità organizzata; quest’ultima, infatti, non ritiene più strategico il business dei sequestri, avendo conquistato il monopolio mondiale del traffico della cocaina.
Le cosche che ancora vorrebbero proseguire l’attività vengono decimate scientificamente a seguito di delazioni o omicidi mirati. Lo Stato riprende formalmente il controllo del territorio e la ‘ndrangheta assume la nuova veste imprenditoriale ramificandosi in tutto il globo.
Gli interventi dello Stato si traducono in “scarcerazioni strategiche”, gestite dai servizi segreti che sguinzagliano sul territorio boss in grado di sciogliere i nodi dei sequestri in corso, e in provvedimenti legislativi in relazione al blocco dei beni delle famiglie dei sequestrati e all’istituzione di gruppi investigativi interforze; ingenti cifre vengono messe sul piatto e non mancano casi di laute “creste” a beneficio di appartenenti ai servizi più o meno deviati.
“Sequestri. La trattativa Stato -’ndrangheta” (Città del Sole Edizioni, pagine 136, euro 14) è il libro del giornalista Filippo Veltri che riporta alla luce la vicenda, fatto non solo opportuno, ma anche necessario per rendere onore alla memoria delle centinaia di persone che direttamente o indirettamente sono state vittime di questo barbaro e odioso crimine.
La parte centrale del libro è stata riprodotta integralmente, in versione anastatica, rispetto alla prima edizione del 1998 ma il volume è arricchito di una nuova introduzione dell’autore che approfondisce la storia dei sequestri, aggiornandola alla luce delle nuove rivelazioni, avvalorate in fase processuale, che confermano l’esistenza della trattativa.
In appendice si riporta una drammatica intervista rilasciata a suo tempo al giornale Laltrareggio dal padre del giovane sequestrato Carlo Celadon, che subì una detenzione lunga e cruenta (tre anni) e la cui vicenda produsse un grande impatto emozionale nell’intera nazione.
Filippo Veltri (Cosenza, 1954), è giornalista professionista dal 1978. Laureato in Giurisprudenza, ha iniziato la carriera giornalistica nel 1972 al “Giornale di Calabria” diretto da Piero Ardenti ed ha poi fondato il quindicinale “questaCalabria”, rimasto nelle edicole dal 1975 al 1978. Ha poi lavorato a “l’Unità” dove ha svolto le funzioni di caposervizio ed inviato e poi all’Ansa, dove è stato il responsabile della sede della Calabria fino al 31 dicembre 2012. Ha scritto per la Repubblica e Il Sole 24 Ore. Oggi è editorialista e commentatore per il Quotidiano del Sud e Ten.
La presentazione del libro è in programma venerdì 7 febbraio, alle ore 17, nella Sala Perri di Palazzo Alvaro, a Reggio Calabria. Con Filippo Veltri e l’editore giornalista Franco Arcidiaco, ci saranno il questore Maurizio Vallone, il prefetto Giuseppe Priolo e il giornalista Nuccio Barillà, dirigente nazionale di Legambiente. Modera i lavori il giornalista Lucio Musolino. (giornalistitalia.it)
Quando si negava la regia unica calabrese
Dal 19 gennaio al 22 settembre del 1988 ho vissuto in prima persona il dramma del sequestro a Bianco del medico Diego Cuzzocrea, zio di Antonella, mia moglie; quando fu rapito si trovavano ancora nelle mani dei rapitori il piccolo Marco Fiora (piemontese di appena 8 anni) e Cesare Casella (il cui sequestro avrebbe avuto una forte eco mediatica a seguito delle clamorose iniziative della madre) che era stato rapito nella sua città Pavia, proprio il giorno prima.
Stranamente i giornali di quei giorni, che trattano diffusamente del sequestro Cuzzocrea, non fanno alcun riferimento a Casella e questo la dice lunga sul grado di approssimazione con il quale viene trattato il fenomeno, sia da parte dei media che degli investigatori che ancora, nonostante i 115 sequestri già avvenuti in Calabria, tendono a negare la regia unica calabrese e considerano il sequestro Casella una faccenda lombarda.
(Dalla prefazione di Franco Arcidiaco)