ROMA – Dall’indagine congiunta delle Procure di Roma e Messina, che ha portato la Guardia di Finanza ad effettuare 15 arresti per due associazioni a delinquere dedite alla frode fiscale, reati contro la pubblica amministrazione e corruzione in atti giudiziari, emerge che gli indagati avrebbero “pilotato” sentenze del Consiglio di Stato attraverso due gruppi “criminali”, accusati di avere orchestrato un meccanismo in grado di influenzare l’affidamento di alcune gare e di modificare alcune sentenze dei processi. In particolare, sarebbero stati costruiti falsi dossier per spiare le inchieste, tra cui quella della Procura di Milano sulle tangenti Eni.
Tra i fermati ci sono Giancarlo Longo, ex pm di Siracusa, gli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore e gli imprenditori Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti. Nell’inchiesta figura anche Giuseppe Guastella, cronista siracusano finito ai domiciliari.
In particolare, Giancarlo Longo risulta accusato di associazione a delinquere, corruzione e falso. Il magistrato da qualche mese ha chiesto il trasferimento al tribunale di Napoli.
“In qualità di pubblico ufficiale svendeva la propria funzione”, scrive il giudice delle indagini preliminari che poi aggiunge: “Ha dimostrato di possedere una personalità incline al delitto, perpetrato attraverso la strumentalizzazione non solo della funzione ricoperta, ma anche dei rapporti personali e professionali”.
E quindi “la gravità delle condotte da lui poste in essere in qualità di pubblico ufficiale che svendeva la propria funzione, concorreva alla redazione di atti pubblici ideologicamente falsi, si faceva corruttore di altri pubblici ufficiali, con piena accettazione da parte degli stessi, che venivano per giunta da lui remunerati con soldi pubblici, intratteneva una rete di rapporti dall’origine oscura e privi di apparente ragion di essere oltre che, in certi casi, contraria ai più elementari principi di opportunità, depone nel senso della assoluta insufficienza a contenere il pericolo di reiterazioni criminosa attraverso misure diverse e meno afflittive della custodia cautelare in carcere”.
Nel fascicolo romano, curato dal pm Stefano Rocco Fava, è indagato l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato, Riccardo Virgilio (oggi in pensione). Nei suoi confronti si contesta il reato di corruzione in atti giudiziari in concorso con dei legali. Nei confronti di Virgilio era stata chiesta una misura “non detentiva” ma è stata respinta dal gip per assenza di ragioni cautelari. (askanews)
Ai domiciliari il siracusano Giuseppe Guastella. Falsi dossier per spiare le inchieste