ROMA – Monta il rancore dei giovani giornalisti contro i colleghi in pensione con il pingue sistema retributivo assai vicino alle retribuzioni di fine carriera. Loro vi andranno con il misero assegno del contributivo, peraltro, frutto di una carriera dai tanti rischi di disoccupazione e di precarietà. A causa delle preoccupazioni per le incertezze dell’oggi voltano le spalle all’oggetto misterioso del Fondo pensione complementare, versando il minimo d’obbligo.
Che si aspetta ad aprire gli occhi ai giovani e ad incoraggiarne uno sforzo di lungimiranza? L’Inpgi e il Fondo Complementare avrebbero il comune dovere di sensibilizzarli nel loro interesse. Come? Tramite l’invio di una dettagliata informazione complessiva in sintonia con la “busta arancione” in progetto all’Inps, in sostanza una documentazione che indichi al lavoratore la data verosimile del pensionamento e una ragionevole stima dell’assegno che potrà incassare.
Messi di fronte alla cruda realtà del loro domani, cifre alla mano, la prospettiva offerta dalle integrazioni realizzabili con il Fondo Complementare (illustrabile assieme ai dati dell’Inpgi) acquisterebbe un altro peso e un altro significato. Probabilmente, se hanno la testa sul collo, guarderebbero con altre intenzioni di partecipazione contributiva ai vantaggi di una seconda pensione e a quelli degli sconti fiscali raggiungibili da subito.
Importante aprire gli occhi ai giovani informandoli sul trattamento complementare