NOVARA – Chi era il giovane Sebastiano Vassalli? Quello prima della “Chimera”? Insegnava “con tante idee”, difficili da realizzare, per colpa della burocrazia; non portava i baffi che l’hanno reso famoso; partecipava al “gruppo 68” di poesia anche se “non era affatto facile occuparsi di strofe e di rime”.
Questo emerge della mostra, allestita a Novara, al primo piano della Biblioteca civica Negroni, aperta fino all’11 dicembre. Si tratta di una ventina di pannelli che, con foto, citazioni e recuperi storici, raccontano i venti anni della gioventù dello scrittore.
Ad organizzare l’evento Linda Poncetta, Giovanni Tesio (curatore dell’allestimento) e, soprattutto, Roberto Cicala, presidente del “Centro novarese studi letterari”, editore e molto vicino a Vassalli, con l’impegno finanziario della Fondazione Bpn, della “Comunità novarese”, di Educatt e degli eredi.
«Cominciamo un importante cammino – line a dire Roberto Cicala – che ci auguriamo proficuo. L’obbiettivo della mostra è completare il ritratto del carattere del primo Sebastiano Vassalli “viaggiatore nel tempo” che diede valore al passato, ancora più che al futuro».
A dimostrazione dell’attenzione di Vassalli per il mondo di ieri, il brano di un’intervista in cui lo scrittore dichiara: «Il mondo, oggi, è una babele di storie che si raccontano, oltre che nei libri, sui giornali, radio, televisioni e il web. Questi racconti incominceranno a camminare da una generazione all’altra».
Quello del Sebastiano Vassalli giovane è un periodo interessante che spiega la sua evoluzione destinata a trasformarlo in uno degli scrittori più brillanti del Duemila. Nacque a Genova nel 1941 da madre toscana e padre lombardo. Presto si trasferì a Novara. Conseguì la laurea in Lettere a Milano, discutendo una tesi su “La psicanalisi e l’arte contemporanea” con il professore Cesare Musatti.
Prima di occuparsi di giornalismo e di libri, una serie di lavori occasionali e saltuari, come quello di professore di scuola. Firmò per la “Repubblica”, “La Stampa” e il “Corriere della Sera”. Negli anni ‘80 si trasferì a Bolzano come inviato di “Panorama mese”. I suoi reportage furono spesso critici con la situazione dell’Alto Adige post “pacchetto di autonomia”.
Sebastiano Vassalli denunciò il “disagio degli italiani”, venendo considerato un nazionalista dai locali e avversato anche da parte dello schieramento politico italofono, tra cui i Verdi. Sulla questione, il libro: “Sangue e suolo”. Poi “Il confine”, in cui riconobbe che “i due gruppi sono destinati a convivere” e che “serve chiudere i conti con la storia, superarla una volta per tutte, passando dal presente e andando verso il futuro”.
L’inizio di un percorso letterario fantastico sbocciato nella “Chimera”, protagonista “la strega di Zardino”, bruciata viva dopo un processo dell’Inquisizione, ai tempi del vescovo novarese Bescapè. Proprio quella pubblicazione lo lanciò nel panorama degli scrittori famosi. Un altro Vassalli: quello coi baffi. (giornalistitalia.it)
In mostra a Novara fino all’11 dicembre foto e scritti della gioventù dello scrittore