REGGIO CALABRIA – “In questa città c’è stato un tentativo di condizionamento da parte di lobby di questa città, o meglio ancora identificate secondo me nei termini della borghesia mafiosa. Sono segmenti di questa città, istituzioni, pezzi delle istituzioni, imprenditoria, pezzi dell’informazione, pezzi di altro”. Tralasciando la forma, la sostanza di questa affermazione impone un approfondimento perché Giuseppe Scopelliti, ex presidente della Giunta regionale della Calabria, ex sindaco di Reggio e mancato parlamentare europeo, nello sfogare la sua rabbia contro la stampa e i giornalisti, per la prima volta, indica obiettivi precisi: Paolo Pollichieni e il Corriere della Calabria.
Era stata convocata come una conferenza stampa, ma dalle immagini registrate integralmente da MNews si capisce subito che, in realtà, Scopelliti (condannato, come ex sindaco di Reggio Calabria, a sei anni di reclusione per abuso e falso e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver firmato dei bilanci ritenuti falsi) ha chiamato a raccolta i fedelissimi per ostentare sicurezza e ammonire che “sono qui per ripartire perché a 47 anni – sono parole sue – posso tornare a vincere in futuro”.
In una bolgia da ring, con tanto di assessore regionale Demetrio Arena (incandidabile per lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per contiguità con la ‘ndrangheta) con cerotto sul naso ammaccato, Scopelliti ha tenuto un comizio di 41 minuti e 30 secondi scandito dagli applausi della claque e dalle contestazioni nei confronti dei giornali e dei giornalisti, messi all’indice dall’ex amministratore che ha finito per attribuire la sua caduta agli “anni di aggressioni e di gogna mediatica a cui sono stato sottoposto”. Da qui le accuse, “in una città in cui si è creato un odio che non ha eguali”, a giornali “rei” di descrivere piazze vuote e scomodare le penne più prestigiose del Paese per dire ad Alfano: hai candidato Scopelliti.
Un delirio di 1 ora, 51 minuti e 37 secondi per mostrare i muscoli, denunciare che tutta la colpa è dei giornalisti (“avete scritto per tre anni che Scopelliti era il male per questa città e alla fine tanti cittadini ci hanno creduto”), quindi ammonire, ostentando battute e sorrisi forzati: “Siamo nuovamente qui per ripartire”. Insomma, per Scopelliti la causa dei propri guai non sono i reati che gli vengono contestati, ma “la comunicazione non positiva” che “ha avuto il sopravvento”.
Poi, quando un suo collaboratore gli mette sotto il naso un tablet, perde definitivamente il controllo e accusa: “Vi dovete vergognare, il giornale delle lobby, questo è il giornale delle lobby”, tanto da scatenare il pubblico, che comincia a inveire contro i giornalisti.
Alle legittime proteste dei giornalisti per la presenza alla conferenza stampa di circa trecento persone che nulla hanno a che vedere con il mondo dell’informazione, ma che sono stati comunque fatti accomodare nella sala “Giuditta Levato” di Palazzo Campanella, a Reggio Calabria, Scopelliti non ha trovato di meglio che dire che erano “spontaneamente” andati a salutarlo.
Dopo un’ora l’affondo più pesante: “Credo che in questi anni vi sia stata una ferma volontà di aggressione nei miei confronti. Anche da parte di una parte della stampa (sorvoliamo ancora sulla forma, ndr). Io ricordo gli articoli di giornale di «Calabria Ora» del 2009 e del 2010 prima della mia candidatura. Il direttore di quel giornale si chiamava Paolo Pollichieni. Ogni giorno c’era un articolo contro di me, al punto che mi sembra che in tribunale ci sia in atto un percorso di querela per il signor Pollichieni come per il signor Musolino (Lucio, ndr). Più che querela, risarcimento per diffamazione. Finita questa esperienza di Calabria Ora, perché evidentemente la proprietà ha deciso di fare un cambio, il giornalista Pollichieni è tornato in Calabria con una testata…”.
Gravissime le denunce di Giuseppe Scopelliti anche quando, in conferenza stampa, la giornalista Alessia Candito del Corriere della Calabria lo ha incalzato con domande finalizzate a mettere giustamente in chiaro gli strali, fino a quel momento generici, lanciati all’indirizzo del suo giornale.
“Vede – ha incalzato Scopelliti rivolgendosi alla Candito – Pollichieni, quando io non ero presidente, ma c’era Loiero, aveva uno stretto legame con la Regione Calabria, perchè lui attraverso le società alle quali partecipava o nelle quali si spacciava per vicepresidente – mi dicono gli uffici – lui di soldini della Regione ne ha avuti tanti. Con me le sue società o le parasocietà o le interposte persone non hanno mai avuto accesso a finanziamenti della mia Regione. E quindi se io leggo che ogni giorno c’è un giornale che non trova di meglio che trovare la notizia contro Scopelliti, deduco che ci sia qualcosa che non funzioni e deduco che un giorno forse qualcuno dovrebbe pure occuparsene e mi rattrista molto leggere, ed è una cosa gravissima, che su quel giornale ci scrive anche qualche magistrato. Sa, diventa un pochettino preoccupante e allora io dico che con noi questa gente non ha mai avuto accesso ai finanziamenti che prendeva con l’amministrazione Loiero e con le giunte e con gli assesori di Loiero”.
Comprensibilmente contrariata, ma per nulla intimorita, nonostante Scopelliti continuasse ad attaccare: “goccia dopo goccia, non si preoccupi”, Alessia Candito ha chiesto all’ex presidente della Regione di chiarire bene se “la borghesia mafiosa” a cui facesse riferimento fosse rappresentata dal direttore e dai giornalisti del Corriere della Calabria.
Preso in contropiede, Scopelliti ha risposto di aver “fatto un’illustrazione di ciò che è accaduto in Calabria su un segmento dell’informazione calabrese raccontando che la mia amministrazione, prima comunale e dopo quella regionale, è stata sicuramente massacrata e costantemente bastonata da una testata giornalistica senza motivo. Ma ho detto che quel direttore di giornale nei confronti della Regione prima della mia amministrazione percepiva soldi, soldi, ingenti soldi da parte della Regione. Migliaia di euro per una serie di eventi, di situazioni che quando vuole posso spiegare anche in una conferenza stampa”. Quindi, ha aggiunto: “Proprio per la diffamazione nei miei confronti, i signori sono in tribunale. Dovranno rispondere di questi attacchi. Poi io non ho risposto sul tema della borghesia mafiosa. Ho detto che sul punto ci sono situazioni che sono paradossali e che dimostrano che c’è un percorso in questa nostra città, in questa nostra terra che tende a condizionare la vita della città, la politica e gli eventi. E questo è un dato di fatto ed è grave che questo a farlo sia la stampa. Poi intenda come vuole lei…”.
“La cronaca di questa stravagante conferenza stampa – afferma Carlo Parisi, vicesegretario nazionale della Fnsi – visibile a tutti grazie alla registrazione di MNews, ha fatto finalmente gettare la maschera all’ex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che adesso avrà tempo e modo per spiegare ai magistrati il contenuto delle sue gravissime affermazioni, negli anni spesso accennate, ma mai compiutamente espresse, con l’unico risultato di alimentare un clima di odio e di sospetto, nei confronti di tanti giornali e tanti giornalisti colpevoli semplicemente di raccontare i fatti, ma soprattutto i misfatti, di una regione, la Calabria, e, soprattutto, di una città, Reggio, messe in ginocchio non certo per colpa della stampa”.
“Ridicole equazioni sulle quali sarebbe meglio sorvolare, se non fosse per le gravissime accuse che vengono mosse nei confronti di colleghi e giornali ai quali va la piena solidarietà del sindacato dei giornalisti. A meno che Scopelliti non riesca a dimostrare il contrario. L’abbiamo detto e ribadito all’inverosimile: se Scopelliti è in possesso di gravi indizi di reato, più che minacciare nuove conferenze stampa, si rechi in Procura e denunci fatti, nomi, cifre e circostanze. Per fortuna – osserva Parisi – questa volta, grazie al video di MNews, non ce ne sarà, comunque, bisogno. La registrazione è notizia criminis ed impone un’indagine immediata e chiarificatrice, ma soprattutto l’accertamento di eventuali responsabilità”.
“In casi come questo della conferenza stampa nell’aula Giuditta Levato del Consiglio Regionale della Calabria, il buon senso – incalza il vicesegretario della Fnsi – avrebbe dovuto suggerire ai colleghi giornalisti di abbandonare l’adunata di Scopelliti, sia per il delirante comizio postelettorale, che per la presenza tutt’altro che silente della claque. Ma, a volte, il dovere di cronaca finisce per prevalere sul buon senso ed, almeno in questa circostanza, sortisce effetti insperati. Lo ‘scoop’ – grave ed inaudito c’è stato ed a fornirlo, probabilmente per mancanza di controllo, è stato proprio il nemico giurato di tanti giornali e giornalisti, che adesso sarà chiamato a rispondere anche della più infamante accusa che possa essere mossa ad un giornalista: di essere prezzolato”. Alcuni (pochi) lo “scoop” l’hanno riferito, altri (troppi) l’hanno, purtroppo, taciuto dando spazio solo ai contenuti “politici” della “conferenza stampa”.
Scopelliti contro il Corriere della Calabria. Parisi (Fnsi): “Accuse infamanti”. Il video
Caro Carlo credo che tu abbia posto, con serena forza, una questione ormai ineludibile: può un uomo politico, a prescindere se si chiami Scopelliti, perchè sono ormai tutti ad agire più o meno così, convocare conferenze stampa e portarsi dietro la claque? Sono dell’idea che Ordine e Fnsi, in Calabria, dedichino qualche momento di riflessione e condensare un documento comune per dare indicazioni a giornalisti ed editori di non partecipare a conferenze stampa aperte al pubblico perché una conferenza stampa è un momento alto di prestazione professionale per gli operatori dell’informazione e per chi è intenzionato seriamente a comunicare il proprio “prodotto” o le proprie verità, fatto salvo il dovere dei giornalisti di chiedere ogni approfondimento necessario, poiché il destinatario finale del nostro lavoro – non dimentichiamolo – altri non è che il cittadino.