ROMA – È polemica sull’invito alla “trasparenza e al coinvolgimento dei colleghi sull’annunciata manovra di riforma delle pensioni”, rivolto all’Inpgi dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti con un ordine del giorno approvato a maggioranza.
“L’Inpgi, l’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani – ricorda il Cnog – versa in una situazione di grande difficoltà finanziaria e non solo, che preoccupa la categoria, e ha annunciato una imminente manovra di radicale riforma dei criteri che stanno alla base del calcolo delle pensioni”.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine, pertanto, chiede “massima trasparenza e informazione sulle recenti vicende che hanno riguardato i vertici dell’Istituto. Chiede, inoltre, che i giornalisti, interessati in prima persona a questi cambiamenti, siano preventivamente informati sulle ipotesi finora solo ventilate, con la possibilità di arrivare a soluzioni efficaci e condivise e non calate dall’alto”.
Alla luce di queste considerazioni, il Consiglio nazionale dell’Ordine ha deciso di dare mandato al Presidente e all’Esecutivo “affinché si sollecitino una informazione piena e il coinvolgimento completo della categoria su temi di così grande importanza per il futuro di tutti noi”.
Un ordine del giorno, quello del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, non gradito alle Associazioni regionali di stampa di Veneto, Liguria, Puglia, Basilicata, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, ovvero del Capss, la componente del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
“Apprendiamo – affermano le sei associazioni – che l’Ordine nazionale chiede chiarezza sull’imminente manovra dell’Inpgi che riguarderà, tra l’altro, il calcolo delle pensioni future. Ordine nazionale che si dice anche «preoccupato» per la situazione dell’istituto di previdenza dei giornalisti”.
“Stupisce però – aggiungono le sei Assostampa – che di fronte a tanta preoccupazione e sollecito interessamento per le pensioni future, l’Ordine continui a ingrossare l’elenco dei pubblicisti con colleghi che non hanno mai aperto e non apriranno mai una posizione previdenziale. Sono, infatti, 50 mila gli iscritti all’Ordine che per l’Inpgi sono perfetti sconosciuti. Il che – a giudizio delle Assostampa del Capss – fa sospettare che la preoccupazione del Consiglio nazionale dell’Ordine non sia tanto per le pensioni future quanto per l’ipotesi, da più parti avanzata, di un contributo di solidarietà che potrebbe essere richiesto a quelle in essere. Contributo che, invece, noi riterremmo un atto di giustizia ed equità per un patto generazionale che non sia sempre e solo a senso unico”.
“E tanta preoccupazione – è il giudizio delle sei Assostampa – mal si concilia anche con la decisione dell’Ordine, appena presa, di attenuare la revisione degli elenchi, prevista per legge, a causa della perdurante crisi economica, come se la crisi di settore possa essere il lasciapassare per chi non vive di giornalismo per continuare da una parte a falsare un mercato del lavoro che soffre per il sovradimensionamento voluto proprio dall’Ordine e dall’altra per continuare ad essere evasori Inpgi”.
Le Associazioni regionali di stampa di Veneto, Liguria, Puglia, Basilicata, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige concludono augurandosi “che gli Ordini regionali, molto più vicini alla categoria di quanto sia quello nazionale, proseguano semplicemente ad applicare la legge e fare corrette revisioni”.
Immediata la replica del presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, alle associazioni regionali di stampa “protagoniste di una singolare censura al Consiglio nazionale che ha semplicemente chiesto trasparenza assoluta e coinvolgimento della categoria prima dell’adozione di eventuali misure che possono incidere nella vita dei giornalisti”.
Iacopino spiega, infatti, che “il documento approvato a maggioranza dall’Odg si riferisce non solo sulle pensioni, come maldestramente si tenta di far credere nel disperato tentativo di dividere la categoria per mantenere uno status quo, gratificante per una ristretta minoranza”. Anzi, “molti dei colleghi che hanno votato contro avevano proposto un diverso documento, articolato in cinque punti su vari problemi. Il quarto punto recitava:
«D) l’Inpgi è e rimane uno dei capisaldi dell’autonomia e dell’autogoverno. Qualsiasi tentativo esterno di limitarlo nelle sue prerogative va respinto senza incertezze da parte di tutta la categoria. Per vicende recenti che ne hanno fatto oggetto di indagini, il garantismo rimane un riferimento imprescindibile, così come la fiducia nell’operato della magistratura. Contemporaneamente, è auspicabile che l’Inpgi, a ulteriore garanzia per i colleghi, assicuri atti e atteggiamenti tali da determinare la massima trasparenza e tranquillità circa le decisioni assunte, eliminando così qualsiasi sospetto”.
Su pressante richiesta del presidente dell’Odg che ha fatto presente che alcuni passaggi potevano determinare equivoci e apparire offensivi nei confronti del presidente dell’Inpgi (alla luce di inchieste in corso) i presentatori hanno deciso di eliminare alcune delle frasi iniziali, che sono riportate con il carattere “barrato”.
Le sei associazioni di stampa hanno il diritto, che ci si augura preveda analoga possibilità per l’Odg, di criticare documenti dell’Ordine. E hanno anche molte ragioni per farlo. Esattamente 463.775, tanti quanti sono gli euro che ricevono dall’Inpgi per servizi vari (Veneto 130.496; Puglia 105.985; Liguria 86.670; Basilicata 31.165; Valle d’Aosta 27.394; Trentino A.A. 82.065), somme che rappresentano una percentuale significativa, essenziale, dei bilanci stessi delle singole associazioni, percentuale che non è esattamente quantificabile per tutti perché le associazioni di stampa non sono tenute a pubblicare sul loro sito i bilanci stessi, cosa che sarebbe un bell’esempio di trasparenza.
Gli aderenti alle sei associazioni sono: Veneto 794 su 5.269 iscritti all’Odg, Puglia 561 su 5.224, Liguria 555 su 2.091, Basilicata 274 su 934, Valle d’Aosta 111 su 373, Trentino A.A. 443 su 1.866 (dati aggiornati al 31.12. 2014 tratti da un allegato al bilancio della Fnsi e, per l’Odg al 1.4.2015, tratti dalla piattaforma Sigef).
Il diritto che le “sei sorelle” non hanno è quello di tentare di accreditare che un secondo documento (http://www.odg.it/content/revisioni-linee-guida-una-valutazione-omogenea-tutte-le-regioni), approvato dal Cnog, che riguarda le revisioni dell’iscrizione, sarebbe in contraddizione con il primo che reclama trasparenza e coinvolgimento dei giornalisti.
I colleghi che non sono iscritti all’Inpgi non lo sono quasi mai per scelta. Non comportano onere alcuno per l’Istituto e vivono, invece, quasi tutti una situazione di ulteriore penalizzazione e discriminazione, costretti ad accettare accreditamenti contributivi ad altri Istituti di previdenza (come avviene, ad esempio, ai programmisti registi e agli assistenti ai programmi della Rai) o a dover provvedere in proprio ai versamenti (le partite Iva e i collaboratori) o a lavorare da invisibili per pochi euro, senza alcuna tutela. E senza che si levi a loro difesa alcuna voce, tranne quella dell’Odg, perché c’è chi si preoccupa solo di tutelare i contrattualizzati che, con il prelievo percentuale dalle loro retribuzioni, sostengono i magri bilanci delle associazioni”.
È polemica tra il Cnog e le sei Assostampa che si richiamano al segretario della Fnsi