ROMA – La riforma del copyright rappresenta “un grave pericolo” che arriva “direttamente dall’Ue”, si tratta di “due articoli che potrebbero mettere il bavaglio alla rete”. Così il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, dicendo no alla cosiddetta “link tax” e aggiungendo: “Ci opporremmo con tutte le nostre forze, a partire dal Parlamento europeo” e, se la direttiva dovesse essere rimanere così com’è, “siamo anche disposti a non recepirla”.
La rete, ha detto Di Maio intervenendo all’Internet day organizzato dall’Agi alla Camera e in un post poi pubblicato sul Blog dei 5 Stelle, “sta correndo un grave pericolo. Il pericolo arriva direttamente dall’Europa e si chiama riforma del copyright. La scorsa settimana, nonostante i nostri eurodeputati abbiano provato ad opporsi in tutti i modi, è passata una linea che maturava dopo almeno due anni di contrattazioni”. Una linea “controversa, proposta inizialmente dalla Commissione europea, che riporta due articoli che potrebbero mettere il bavaglio alla rete così come noi oggi la conosciamo.
Il primo prevede un diritto per gli editori, i grandi editori di giornali, di autorizzare o bloccare l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni introducendo anche una nuova remunerazione per l’editore, la cosiddetta link tax”. In poche parole, ha proseguito, “quando noi condividiamo un articolo ed escono quelle tre o quattro righe al di sotto del link, ecco quelle tre o quattro righe verrebbero tassate”.
Il secondo articolo “è perfino più pericoloso del primo, perché impone alle società che danno accesso a grandi quantità di dati di adottare misure per controllare ex ante tutti i contenuti caricati dagli utenti. Praticamente – ha proseguito – deleghiamo a delle multinazionali, che spesso nemmeno sono europee, il potere di decidere cosa debba essere o meno pubblicato. Cosa è giusto o sbagliato. Cosa i cittadini devono sapere e cosa non devono sapere. Se non è un bavaglio questo ditemi voi cos’è un bavaglio”. Tutto questo “è inaccettabile. E come governo ci opporremo. Faremo tutto quello che è in nostro potere per contrastare la direttiva al Parlamento europeo e qualora dovesse passare così com’è, dovremo fare una seria riflessione a livello nazionale sulla possibilità o meno di recepirla”, ha detto Di Maio. (ansa)
LE NORME SUL COPYRIGHT CONTESTATE DA DI MAIO
“Faremo tutto quello che è in nostro potere per contrastare la direttiva sul copyright al Parlamento europeo, e qualora dovesse passare decideremo se recepirla o meno”, ha dichiarato Di Maio, secondo il quale “questo provvedimento ci riporterebbe indietro di 20 anni.
L’Ue dal 2016 sta pensando ad una serie di regole sui contenuti del web e sul copyright che per alcuni potrebbero cambiare definitivamente il modo in cui usiamo Internet, e forse applicare uno stretto controllo ai contenuti online. Tra questi anche uno dei padri del Web, Tim Berners-Lee, che sul Guardian ha recentemente parlato esplicitamente di “strumento di controllo”.
Di queste regole, che l’Europa dovrebbe approvare in una seduta del Parlamento il prossimo 4 luglio, sono due gli articoli oggetto delle critiche di molti esperti della rete, e adesso anche del governo italiano: si tratta degli articoli 11 e 13. Il primo riguarda la link tax (o Index tax), il secondo più in generale il copyright.
Lo scorso 20 giugno la Commissione Giuridica del Parlamento europeo (Juri) ha dato parere favorevole alla proposta di direttiva nella sua attuale formulazione. L’assemblea del Parlamento può ancora ribaltare la situazione e non approvare la proposta di direttiva. Il contenuto degli articoli 11 e 13 è, dunque, quello che ha fatto annunciare a Di Maio la posizione contraria del governo italiano.
Per Di Maio, è un errore perché darebbe “un diritto per gli editori, i grandi editori di giornali, di autorizzare o bloccare l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni introducendo anche una nuova remunerazione per l’editore”. Remunerazione che verrebbe da licenze, accordi privati, tra piattaforme e società editrici che potrebbero dover pagare una cifra annuale per poter pubblicare questi contenuti. Ma che agitano lo spettro che queste società possano benissimo decidere di non pagare gli editori, e decidere di evitare del tutto di pubblicarne i contenuti. Il che potrebbe ritorcersi contro gli editori stessi.
Ma per il vicepremier è molto più pericoloso il secondo articolo, il 13, che prevede un controllo preventivo di tutti i link che potranno circolare nel web in maniera tale da accertarsi che non vengano violati i diritti d’autore (video, foto, testi, musica), attraverso un sistema automatizzato di controllo simile al content Id di Youtube. Questa norma imporrebbe alle società che danno accesso ad una grande quantità di dati “di adottare misure per controllare ex ante tutti i contenuti caricati dagli utenti. Praticamente deleghiamo a delle multinazionali, che spesso nemmeno sono europee, il potere di decidere cosa debba essere o meno pubblicato. Cosa è giusto o sbagliato. Cosa i cittadini devono sapere e cosa non devono sapere. Se non è un bavaglio questo ditemi voi cos’è un bavaglio”.
Lo scorso 12 giugno un gruppo di ingegneri tra i pionieri del web, tra cui Tim Berners-Lee, ha scritto una lettera al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani chiedendo di rivedere proprio l’articolo 13 che sarebbe una minaccia alle basi della libertà di Internet. Il problema della monetizzazione dei contenuti che qualcuno crea e pubblica in Internet è un problema serio, spiegano, ma non è questo il modo di risolvere il problema. Anzi, un sistema di controllo automatizzato potrebbe portare a qualcosa assai vicino alla censura dei contenuti, chiedendo, “per la salvezza di Internet stessa”, di “cancellare il punto 13 della riforma”. (agi)
Maurizio Costa (Fieg): “La Link tax è l’inizio di un percorso”
“È prematuro commentare un percorso che è appena iniziato. Come sapete una volta stabilita l’architettura della riforma a livello europeo andrà applicata a livello di ogni singolo paese. Aspetterei a commentare per vedere intanto quello che succede in Europa”. Lo ha detto, rispondendo all’Ansa, Maurizio Costa, presidente della Fieg, a proposito delle dichiarazioni di Luigi Di Maio contro la Link tax.
“Il termine Link tax – ha aggiunto Costa – poi non è il più appropriato per definire quello che sta succedendo ma non voglio andare in tecnicità complesse. Vediamo quello che succede a livello europeo. Per me comunque la soluzione da seguire è quella del dialogo e del confronto”.
Carlo D’Asaro Biondo, presidente Emea Partnerships Google dice che “non ho i dettagli per ciò che ha detto Di Maio, non posso fare un commento ma mi sembra importante scendere dal livello delle emozioni a quello dei fatti e che tutte queste situazioni siano vissute caso per caso”. (ansa)
Gli eurodeputati Pd: “Di Maio difende i giganti del web”
“Siamo sorpresi dalle dichiarazioni rilasciate da Di Maio in qualità di ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico che, evidentemente, non conosce le esigenze di un settore trainante dell’economia italiana come quello del settore culturale e creativo che impiega più di un milione di lavoratori con un fatturato di circa 48 miliardi nel 2015, né sembra essere a conoscenza della proposta di riforma che qui, in Parlamento europeo, stiamo discutendo da quasi due anni”. Così gli eurodeputati Pd a Bruxelles Bresso, Costa, Danti, Gasbarra, Morgano, che spiegano che “sostenere la riforma della direttiva sul diritto d’autore votata la settimana scorsa in Commissione giuridica del Parlamento europeo significa cercare di porre fine ad un’economia parassitaria che avvantaggia solo i giganti del web a danno di artisti, editori, creatori e di tutti i lavoratori del settore culturale e creativo”.
“I social media e i motori di ricerca – continuano gli europarlamentari – sono un’importantissima vetrina per la diffusione e la promozione dei prodotti culturali, ma è grazie a questi contenuti che gli intermediari massimizzano il loro profitto”, quindi, concludono, “nessun bavaglio, nessuna censura, ma solo condizioni di parità e un Internet più equo e moderno, con regole equilibrate che prevedano il giusto riconoscimento per coloro che creano contenuti culturali nell’era digitale a tutela e promozione della diversità culturale e linguistica europea”.
Mirella Liuzzi (M5s): “Evitare la dittatura dell’algoritmo”
“Accolgo positivamente la presa di posizione del ministro Di Maio sulla nuova direttiva in materia di copyright, è inaccettabile demandare a un algoritmo la libertà di espressione in rete, la tutela del copyright non può essere utilizzata per introdurre forme occulte di censura”. Lo dichiara Mirella Liuzzi, deputata M5s e segretario di presidenza, in riferimento alla normativa di revisione del diritto d’autore in discussione in queste settimane al Parlamento europeo.
“Allo stesso modo bisogna scongiurare che si introduca una tassa sui link. I problemi dell’editoria tradizionale non possono essere risolti accollando le perdite alle nuove piattaforme, ma ripensando i modelli di business cosi’ come ha fatto l’industria musicale negli ultimi anni”, continua.
“Internet deve essere considerato come diritto sociale e vanno contrastate tutte le iniziative regolamentari a qualsiasi livello che possano restringerne la portata. Come M5s ci batteremo in tutte le sedi istituzionali in difesa degli interessi dei cittadini e dell’Internet libero’, conclude Liuzzi.
Antonello Giacomelli (Pd): “La proposta Di Maio lascia perplessi”
“L’annuncio del ministro Di Maio di voler garantire trenta minuti di internet gratis lascia francamente perplessi, per usare un eufemismo. Soprattutto per l’approccio al tema”. È quanto ha dichiarato il deputato del Pd ed ex sottosegretario allo Sviluppo Economico Antonello Giacomelli, secondo cui “il punto è garantire l’accesso alla rete veloce a tutti i cittadini, e garantire una rete pubblica che consenta agli operatori di fornire il servizio in un mercato aperto e concorrenziale, senza barriere e senza condizioni di monopolio”.
Per Giacomelli “se ci sono queste condizioni, tutti i cittadini hanno garantito un accesso di qualità a prezzi ragionevoli. Come accade nel mercato delle connessioni mobili, un mercato maturo con concorrenza aperta e prezzi ai cittadini accessibili”.
“Sono certo – ha concluso l’esponente Dem – che il ministro Di Maio avrà modo di approfondire meglio un tema particolarmente complesso. Per il paese, per le imprese, per i cittadini, serve proseguire ed incentivare le politiche per la rete in fibra e il 5G, servono scelte strutturali, servono decisioni che superino rendite di posizione ed assicurino ruolo del pubblico e mercato aperto”.
Siae: “La direttiva sul copyright tutela lavoratori e consumatori”
“Un incontro con il ministro Di Maio per “un confronto costruttivo sui contenuti della direttiva sul copyright all’esame del Parlamento Europeo”. Lo chiede il presidente della Siae, Filippo Sugar, dopo aver ascoltato le dichiarazioni rilasciate in occasione dell’Internet Day dal vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.
L’industria creativa e culturale italiana, ricorda la Siae, è una delle più importanti risorse del nostro Paese e in questi anni di dura crisi economica ha dimostrato di poter crescere più degli altri settori dell’economia italiana. È la terza industria per numero di occupati, con 880 mila occupati diretti (oltre un milione se consideriamo anche gli indiretti) e un valore economico di oltre 50 miliardi di euro.
Un settore strategico per l’Italia che potrebbe avere un incremento di oltre il 50% di fatturato e di decine di migliaia di posti di lavoro per il Paese se solo riuscisse a sfruttare tutte le opportunità e a contrastare le minacce come il value gap e la pirateria. Il value gap è il divario tra quanto viene generato dai contenuti creativi in rete e quanto viene restituito a chi ha creato quei contenuti. I principali beneficiari del value gap sono gli intermediari tecnici, tutte aziende non italiane, che nell’ultimo decennio hanno assunto modelli organizzativi e funzioni diverse: motori di ricerca, aggregatori di contenuti, social network, servizio cloud pubblico e privato.
“La proposta di direttiva – sottolinea Sugar – indica come strada maestra la collaborazione tra piattaforme, titolari dei diritti e società degli autori ed editori, insieme a una maggiore trasparenza per il riconoscimento delle opere e informazioni puntuali sulle utilizzazioni. In particolare, la proposta di direttiva tutela i consumatori evitando che possano incorrere in rischi connessi a violazioni del diritto d’autore, spostando questo onere sulle piattaforme che per prime beneficiano del lavoro degli autori. Siamo nella giusta direzione per garantire indipendenza e libertà per chi crea, favorendo al tempo stesso la fruizione dei contenuti creativi in rete garantendo la tutela dei consumatori”, conclude il presidente della Siae.
Il Garante della Privacy, Antonello Soro dalla parte di Di Maio
“C’è il rischio di una distorsione del sistema informativo che potrebbe cambiare la natura di Internet, perché affiderebbe le informazioni accessibili al gestore della piattaforma”. Il Garante della Privacy, Antonello Soro, intervenendo all’Internet Day di Agi si è detto d’accordo con Luigi Di Maio che aveva attaccato duramente la riforma Ue sul copyright, anticipando che il governo si opporrà in sede europea, e valuterà se recepirla o meno.
Roberto Rampi (Pd): “Di Maio scelga tra talenti e poteri forti
“La Direttiva europea sul copyright è una grande occasione per tutelare la creatività. Il ministro Luigi Di Maio sbaglia e lo invitiamo a rivalutare le sue posizioni su questo tema. Se il governo decidesse di contrastarla, infatti, deciderebbe di difendere gli interessi dei poteri forti”. Ad affermarlo è il senatore Pd Roberto Rampi.
“Al contrario noi, e la direttiva, stiamo con i talenti e – conclude Rampi – auspichiamo l’esecutivo italiano, una volta approfondita, arrivi alle medesime conclusioni, sostenendola”.
Elio Catania (Confindustria digitale): “No alla Web Tax italiana”
“Chiedo al governo di lasciar perdere la Web Tax italiana perché credo che le iniziative nazionali al momento possano essere solo controproducenti. Quello che servirebbe è intervenire a livello europeo, comunque internazionale”. Lo ha detto Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, intervenendo all’Internet Day di Agi.
“Ma chiedo soprattutto al governo – ha aggiunto – di non far cadere l’attenzione sul digitale in economia. Il nostro referente in questo momento? Non sappiamo ancora quali saranno le deleghe, ma se dovesse essere Di Maio, come sembra, speriamo che abbia tempo e possibilità di seguire i temi dello sviluppo del digitale in Italia”.
Catania ha, inoltre, sostenuto la battaglia di Di Maio contro la legge europea di riforma del copyright e ha concluso dicendo: “Dobbiamo capire che il digitale non è una tecnologia ma un modello che sta già ridisegnando la struttura della società e dell’economia del Paese”.
Enzo Mazza (Fimi): “No al voltafaccia dell’Italia sul copyright Ue”
“Non è piaciuto a Enzo Mazza, ceo della Federazione industria musicale italiana (Fimi), l’annuncio del ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, che l’Italia contrasterà la direttiva Ue sul copyright. “La direttiva sul copyright all’esame del Parlamento – afferma Mazza – affronta nodi importanti per lo sviluppo dei contenuti online ed è un passo avanti nell’innovazione digitale. È chiaro che se queste sono le posizioni del governo, allora queste risultano a favore di Google e Facebook: saranno infatti queste piattaforme a beneficiare dell’incredibile voltafaccia dell’Italia sul diritto d’autore”, sostiene Mazza.
Ricardo Franco Levi (Aie): “Il diritto autore è libertà e indipendenza dai potenti”
“Siamo stupiti dalle dichiarazioni del ministro e vicepesidente del Consiglio, Luigi Di Maio, sulla Direttiva europea sul diritto d’autore”. È questo il commento del presidente dell’Associazione italiana editori (Aie), Ricardo Franco Levi alle parole del ministro del Lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio intervenuto all’Internet day 2018-rapporto Agi-Censis.
Il vicepremier ha detto che il suo governo farà tutto quello che è in suo potere “per contrastare la direttiva sul copyright al Parlamento europeo”. Levi ha detto di non poter credere che “un governo del cambiamento possa essere contrario all’innovazione anche in questa materia. Ci sembra contraddittorio conservare uno status quo che favorisce le grandi imprese del web a scapito degli autori e degli editori del nostro Paese”.
“Il diritto d’autore – ha aggiunto Levi – è un diritto fondamentale per le persone, è la base della libertà degli autori e della loro indipendenza economica dai potenti. E lo è anche per gli editori e per le centinaia di migliaia di persone che lavorano nelle industrie creative nel nostro Paese. Pensare che ciò non debba valere sul web non è molto diverso dal pensare che i ragazzi che consegnano cibo su un motorino non debbano avere diritti né un’assicurazione contro gli infortuni”.
“Da questa contraddizione, e dalla ripetuta disponibilità all’ascolto che il governo ha dichiarato in questi giorni – ha concluso Levi – siamo fiduciosi che un dialogo con le industrie creative del Paese possa portare a un superamento dell’equivoco”. (agi)