MILANO – Oggi, nel giorno in cui l’assemblea degli azionisti del Sole 24 Ore vota il bilancio 2014 e le nuove politiche di remunerazione dei top manager, gli articoli sui quotidiani del gruppo (Il Sole 24 Ore, il Sole24ore.com e i digitali specializzati) compaiono senza le firme dei redattori. Lo rende noto il Comitato di redazione in un comunicato sindacale nel quale spiega le regioni di “una protesta che può stupire il lettore alla luce dei risultati ottenuti dal Sole 24 Ore sul fronte della diffusione (primo quotidiano digitale, secondo nel combinato carta/web) e chi confrontasse i risultati del 2013 (-76,2 milioni) con quelli dello scorso anno (-10 milioni)”.
“Siamo convinti – sottolineano i giornalisti del Sole 24 Ore – che la crisi che aveva portato il gruppo in zona da «allarme rosso» non sia affatto alle spalle e che le cause interne che hanno prodotto un quinquennio – l”ultimo – davvero angosciante non sono ancora state risolte”.
Dal quotidiano «deriva l’alto profilo del brand che caratterizza l’intera attività del gruppo» si legge, infatti, nella relazione annuale. E la redazione ha dato prova di abnegazione e di spirito di sacrificio (tre piani di crisi, limitazioni alla retribuzione e prepensionamento di colleghi ancora nel pieno della carriera) senza intaccare il prodotto giornalistico, unanimemente riconosciuto per autorevolezza. Nemmeno sotto il profilo quantitativo: l’offerta ai lettori con le numerose iniziative digitali si è moltiplicata.
Eppure il robusto taglio dei costi (che ha toccato tutte le altre aree di lavoro aziendale) non è bastato a riportare la gestione in carreggiata. Neanche l’aumento dei ricavi editoriali (+1,4 milioni solo per il quotidiano) è stato sinora sufficiente a invertire la rotta.
Perché? Ci sono stati gravissimi errori perpetrati fino a pochi anni fa – contratti di acquisto, di fornitura e di affitto ai limiti della responsabilità civile, se non oltre – che hanno prodotto effetti tuttora perduranti, anche se attenuati; altri su cui non si è ancora intervenuto a fondo. Qualche esempio: il gruppo ha una gestione duale (poteri identici tra presidente e ad) che appare incomprensibile, e ha perso da tempo figure organizzative (a cominciare dal direttore generale dell’area editrice) indispensabili per un brand così focalizzato come è oggi Il Sole24 Ore. In una parola: esiste un oggettivo problema di governance nel gruppo.
In questo quadro è arrivato un segnale di incoerenza rispetto all’austerity imposta ai 1.200 dipendenti: sono stati sospesi i bonus per i top manager, a partire dall’amministratore delegato, ma in compenso è stata aumentata la parte fissa del loro stipendio. Senza parlare delle uscite «guidate» dal gruppo: un pretesto per ricontrattualizzare dirigenti a fine corsa.
Lo scenario reale racconta che oggi Il Sole 24 Ore, tra i pochissimi gruppi editoriali, vede una luce in fondo al tunnel ma il presente – con una gestione caratteristica in passivo per quasi 30 milioni – è ancora fonte di preoccupazione. L’azionista, troppo spesso silente se non assente nel momento più buio della storia centenaria della testata, deve sentirsi chiamato alle sue responsabilità – anche immettendo nuove risorse nel capitale del gruppo – per riportare l’azienda a ciò che ha rappresentato per decenni: un motivo di prestigio e una fonte di reddito.
L’«obiettivo strategico» dichiarato dall’azienda è «mantenere il posizionamento di leader del quotidiano e massimizzare il valore strategico di questo asset nello sviluppo dei business del gruppo». Bene. Si sappia però – conclude il Cdr – che per centrare questo obiettivo è indispensabile investire sulla sua risorsa più affidabile, costante e autorevole, la redazione. Attorno a cui, nella sua interezza e pienezza di diritti – a cominciare dall’integrità salariale – va costruito il rilancio definitivo della nostra gloriosa testata”.
Il Cdr spiega le ragioni della protesta nel giorno dell’Assemblea degli azionisti