Arriva dall’isola amata dal presidente della Fnsi. Camera ardente fino alle ore 20

Santo Della Volpe e quel rametto da Pantelleria

Il feretro di Santo Della Volpe nel salone “Walter Tobagi” della Fnsi a Roma

Il feretro di Santo Della Volpe nel salone “Walter Tobagi” della Fnsi a Roma

ROMA – Profonda commozione e forte senso di appartenenza, nella ferma compostezza che ha sempre caratterizzato la sua esistenza. Questa l’aria che si percepisce nel salone “Walter Tobagi” della Fnsi, al numero 349 di Corso Vittorio Emanuele a Roma, dove dalle 11 di stamane alle 20 di stasera, è allestita la camera ardente che accoglie il feretro di Santo Della Volpe, il presidente del Sindacato dei giornalisti italiani scomparso, a 60 anni, nella notte tra mercoledì e giovedì per la brutta malattia contro la quale combatteva da tempo.
Accanto alla moglie Teresa Marchesi, al figlio Sebastiano ed ai colleghi della Fnsi, i colleghi e gli amici di sempre che, con lui, hanno ideato e condiviso numerose battaglie a difesa della libertà d’informazione e dei diritti dei giornalisti.
Accese a giorno le luci della sua stanza, la penultima in fondo al primo corridoio di destra, a testimonianza di una luce, quella a difesa della professione e della qualità dell’informazione, che bisogna tenere sempre accesa; soffuse, invece, quelle del salone della “casa dei giornalisti” intitolato a Walter Tobagi, un altro collega in prima linea al servizio dell’informazione senza omissioni e reticenze ed in trincea per difendere i diritti dei giornalisti.
Sulla bara le bandiere della Fnsi, che nel gennaio scorso a Chianciano l’aveva eletto presidente, di Articolo 21 e di Libera Informazione, le due associazioni che Della Volpe aveva contribuito a fondare e a rendere attive nelle battaglie contro ogni attacco e ogni tipo di manipolazione alla libertà di stampa. Ed ancora la maglietta granata del Torino, la sua squadra del cuore.
Accanto alla bara, una corona di rose rosse della Federazione Nazionale della Stampa ed un cuscino di fiori del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ma soprattutto le cose a lui più care: le piante di potus e ficus benjamin, che innaffiava ogni giorno nella sua stanza di Corso Vittorio, ed una stampa di Matisse e Tériade, l’artista e l’editore d’arte che hanno consegnato all’immortalità le emozioni, tristi, allegre, ma soprattutto poetiche, di due sognatori senza confini spaziali e temporali.
Da Pantelleria, che amava visceralmente da vent’anni, tanto da elevarla a suo rifugio estivo, è persino arrivato un rametto di mirto, che lo accompagnerà nel suo ultimo viaggio terreno, considerato che il biglietto aereo che aveva fatto per raggiungere l’isola, il 26 luglio prossimo, rimarrà purtroppo inutilizzato.
“Un omaggio – quel rametto dall’isola figlia del vento – che hanno voluto tributargli alcuni nostri cari amici”, ha detto la moglie con la dolcezza propria della compagna che accarezza l’amore che, da oggi, assumerà una nuova forma, impalpabile, ma comunque forte e profonda, che continuerà a vivere in lei.
Mentre giungono incessanti i messaggi di cordoglio – uno su tutti: quello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – tra i primi ad arrivare nella camera ardente, l’inseparabile compagno di tante battaglie, Giuseppe Giulietti, ed i suoi colleghi della Rai, dal direttore generale Luigi Gubitosi, al presidente della Casagit, Daniele Cerrato. Tanti volti noti, ma anche tantissimi anonimi, legati tutti da un filo sottile, ma resistente alle tempeste: la libertà coniugata in tutte le sue forme. Senza compromessi di sorta.
I funerali saranno celebrati domani, sabato 11 luglio, alle ore 11, nella Basilica di Sant’Agnese, in via Nomentana, a Roma. (giornalistitalia.it)

Carlo Parisi

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