CAGLIARI – “Il ricordo di quanti, in Italia, hanno perso la vita colpiti dalla violenza criminale e dal terrorismo, per spegnerne le loro voci di libertà e intimidire tutta l’informazione, è un omaggio di riconoscenza unito all’impegno permanente per la libertà”. Lo ha detto, oggi a Cagliari, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, componente dell’esecutiivo dell’Ifj, la Federazione internazionale dei giornalisti, in occasione della settima Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, organizzata dall’Unci.
“Il loro sacrificio – ha sottolineato Siddi – deve essere continuamente elaborato per una rinnovata testimonianza civile e culturale, tesa a qualificare la professione del giornalismo e a sottrarre i media dalle minacce e dai condizionamenti impropri di ogni forma di violenza e di ogni intrusione sul terreno delle autonomie professionali. La sfida è sempre quella per la disponibilità di una informazione leale, credibile e affidabile in qualsiasi contesto sociale e politico”.
Ancora oggi nel mondo tanti sono i giornalisti uccisi, sequestrati, sottratti al loro lavoro di testimoni di verità e agli affetti dei propri cari. Solo nei primi mesi di quest’anno – denuncia, infatti, la Federazione Internazionale dei Giornalisti, Ifj – sono caduti 26 giornalisti nel mondo. Con la giornata mondiale dell’Unesco si propone uno stesso tema alla comunità internazionale, quello della libertà di movimento e di pieno esercizio della professione dei giornalisti, unito a quello della loro sicurezza.
Siddi ha ricordato che “la Fnsi, con l’Unci e con tutte le organizzazioni di categoria, è in piena sintonia con i programmi e le attività del proprio sindacato internazionale. Non a caso la Ifj, nei prossimi giorni a Parigi, sarà presente, con il contributo italiano, alla Conferenza annuale dell’Unesco, attraverso iniziative di particolare dedizione ai temi della sicurezza e della lotta all’impunità per i crimini compiuti in danno dei giornalisti”.
“In Italia – ha detto ancora il segretario generale della Fnsi – tengono banco le minacce della criminalità organizzata, ma anche di quelle di ambiti della politica e di poteri economici «infiltrati», che sempre più spesso sono protagonisti o alle spalle di azioni di minaccia violenta per imporre bavagli e oscurare notizie di verità. Non c’è zona del Paese che sia esente. L’ennesimo avvertimento con l’incendio della sua auto nell’alto milanese, a Ester Castano, impegnata sulle cronache delle narcomafie, è l’ultimo allarme in ordine di tempo. Rinnoviamo a lei e a tutti i colleghi che ogni giorno subiscono ritorsioni o sono costretti a vivere sotto scorta, tutta la nostra solidarietà e la tutela della voce collettiva della categoria che non farà passare sotto silenzio mai alcun tentativo di bavaglio, anche il più violento”.
“È sempre più tempo di capire – ha detto ancora Franco Siddi – quanto sia importante la libertà di stampa per le libertà di tutti. Ricordando i nostri caduti (da Walter Tobagi a Pippo Fava, da Siani, Impastato e Spampinato a Casalegno, solo per citarne alcuni di una lunga lista) nel Palazzo Civico di Cagliari – come tutti i Municipi primo riferimento della nostra democrazia istituzionale – vogliamo mettere al centro il sacrificio nel lavoro onesto e serio della stragrande maggioranza dei giornalisti e il ruolo della pluralità dei media per la convivenza civile, il buon governo della cosa pubblica, la serenità e la sicurezza di tutti i cittadini. Per la dignità del lavoro di tutti”.
Il segretario generale della Fnsi ha ricordato anche il ruolo svolto dal sindacato per la difesa dei lavoratori, sottolineando che “le vittime di mafia e terrorismo sono per i giornalisti esempi da seguire”.
“Di fronte alla crisi e alla chiusure – ha aggiunto Siddi – non possiamo fare molto, ma andiamo dovunque ci sia bisogno di mettere in risalto certe situazioni”. Il segretario della Fnsi ha, quindi, ricordato che “in Italia, capita che un giornale chiuda – vedi l’Ora della Calabria – perché l’editore, coinvolto con la società di famiglia in un’indagine su reati molto gravi, decida di liquidare l’impresa non appena i giornalisti si ribellano a tentativi padronali di censura.
Sono gravi gli attacchi per la libertà di informazione che – come si può osservare – non è mai garantita per sempre da un Codice o da una Carta avanzata e di garanzia assoluta com’è la nostra Costituzione. Eppure da lì bisogna partire sempre per promuovere azioni positive e sconfiggere qualsiasi tentativo di bavaglio, comunque si manifesti (sotto forma di proposta di legge, di atto amministrativo con la scusa della privacy, di attività di imperio dei proprietari dei mezzi di informazione)”.
A Cagliari, ventotto le storie rievocate dal dopoguerra ad oggi: da Cosimo Cristina, assassinato dalla mafia nel 1960, a Vittorio Arrigoni, rapito e ucciso nella striscia di Gaza nel 2011. Presenti alcuni familiari delle vittime: Fulvio Alfano, figlio di Beppe, giornalista ucciso dalla mafia in Sicilia nel 1993; Mimma Barbaro, moglie “e non vedova – ha detto – di Beppe Alfano”; Giulio Francese figlio di Mario; Elena Fava, figlia di Pippo, che ricordando che il padre “ha pagato per un vizio terribile: raccontare la verità”, ha denunciato l’infinita sequela di depistaggi e diffamazione seguita all’omicidio e ricordato che “i giornalisti non devono stare da soli, ma sostenuti dalla testata e dai colleghi perché la solitudine uccide più di un’arma”.
Celebrata a Cagliari la VII Giornata della memoria delle vittime di mafia e terrorismo