ROMA – «Anche se non ho ricevuto ancora una comunicazione formale, è tutto vero. È stata sospesa la revoca della mia scorta. Dal 15 febbraio non sarei stato più protetto. La scorta resta. Gli organi preposti dovranno quindi rivalutare la mia situazione e decidere di conseguenza». Lo annuncia su Twitter il giornalista Sandro Ruotolo, confermando il dietrofront del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica su una decisione – quella di togliergli la misura di protezione tra una manciata di giorni – che aveva scatenato un’indignazione bipartisan.
«Ho sentito Sandro Ruotolo. Ha vinto lo Stato in cui crediamo, ha vinto lo Stato che non viene meno ai suoi doveri e che protegge chi indaga sulla mafia». È quanto, invece, scrive su Twitter il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, commentando la notizia della sospensione della revoca della scorta a Ruotolo.
Vale la pena ricordare che il giornalista campano vive sotto scorta dal 2015 a causa di minacce di morte provenienti dal clan camorristico dei Casalesi. Da una comunicazione telefonica del Viminale aveva saputo che dal 15 febbraio non sarebbe più stato protetto dalle forze dell’ordine. La revoca della protezione affidata ai Carabinieri era stata adottata dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che gestisce le scorte alle personalità a rischio, in applicazione di nuove regole, annunciate a novembre 2018, che prevedono l’aggiornamento periodico del profilo di rischio e la revoca della protezione a fronte del mutamento della situazione.
«Ho molto rispetto per le istituzioni e quindi non entro nel merito delle valutazioni adottate circa la mia protezione – aveva detto Ruotolo –. Voglio soltanto fare osservare che senza la scorta non potrei più fare il mio lavoro. Nonostante le gravi minacce, in questi anni mi è stato possibile lavorare grazie alla protezione dello Stato».
«La soddisfazione maggiore dopo la sospensione della revoca della scorta a Sandro Ruotolo – interviene Michele Albanese, responsabile della Legalità per la Federazione nazionale della stampa italiana, anche lui sotto scorta per le minacce della ’ndrangheta, – è quella che consente a lui di continuare il suo lavoro di cronista nel raccontare le storture e la pericolosità delle mafie, tema quasi scomparso dall’agenza politica. L’imponente sollevazione popolare, la tempestiva contrarietà di tantissime autorità tra le quali quelle del Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra e del Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, costituiscono un punto fermo sulla necessità di garantire ai cronisti divenuti bersaglio delle mafie la tranquillità necessaria nel continuare il loro lavoro».
«Sandro, con il quale siamo rimasti in contatto in questi giorni, sa – aggiunge Albanese – quanto sia importante continuare a dare luce a quei territori infestati dalle mafie e come l’informazione libera possa aiutare a sviluppare una maggiore corresponsabilità nella società civile attraverso il racconto e la narrazione di contesti che altrimenti resterebbero sommersi, proprio come vogliono le mafie. Quanto accaduto, però, deve costituire un segnale di allarme per l’intero paese, di come, la sottovalutazione o la distrazione, rispetto a questi temi, possano prendere il sopravvento. Mai isolare, mai confinare, mai abbandonare coloro che invece cercano la luce a rischio della propria vita». (giornalistitalia.it)
LEGGI ANCHE:
Albanese: “Conte garantisca la scorta a Ruotolo”