La candidatura di Anna Chiara Macina all’Autorità Garante per l’Informazione

San Marino, al setaccio il Dna dei giornalisti

San MarinoSAN MARINO – L’Assemblea della Consulta per l’informazione di San Marino ha avanzato la candidatura di Anna Chiara Macina quale rappresentante delle testate giornalistiche cartacee (quotidiani e periodici), on line e delle agenzie di informazione, prevista dall’articolo 6 della legge 5 dicembre 2014 n. 211 in materia di editoria e di professione degli operatori dell’informazione. Anna Chiara Macina, rappresentante delle testate cartacee, viene candidata a sostituire all’interno dell’Autorità Garante per l’Informazione la dimissionaria Bianca Maria Toccagni, rappresentante delle testate on-line e delle agenzie di informazione.
L’Autorità Garante per l’Informazione, istituita con il compito di “tutelare il diritto all’informazione inteso come libertà di informare e diritto ad essere informati, nonché quello di vigilare sui principi e le finalità del servizio radiofonico e televisivo”, si compone di cinque membri, compreso il presidente, nominati dal Consiglio Grande e Generale, che abbiano conoscenze nel campo dei media ovvero titoli di studio e professionali attinenti il settore e può essere coadiuvata da un esperto legale dell’amministrazione pubblica. Il presidente è nominato su proposta del Segretario di Stato con delega all’Informazione; due membri sono nominati su proposta della Consulta al Consiglio Grande e Generale, di cui uno in rappresentanza di testate giornalistiche cartacee (quotidiani o periodici), testate on-line e agenzie di informazione, e uno in rappresentanza di testata giornalistica radiofonica/televisiva di Stato; un membro è nominato su proposta dei Gruppi Consiliari di maggioranza ed uno su proposta dei Gruppi Consiliari di minoranza.
Consulta informazione San MarinoLa candidatura di Anna Chiara Macina è stata inviata alle segreterie di Stato competenti, ossia i ministeri vigilanti, prima di essere sottoposta al vaglio del prossimo Consiglio Grande e Generale per l’approvazione in aula. Una sorta di “controllo del Dna” della candidata per sottostare ad una norma, prevista appunto dalla legge n. 211 del 2014 contestata persino dal commissario europeo per i diritti umani e per i diritti dell’informazione Nils Muiznieks.
Una legge nata malissimo ed in grande e sospetta “fretta” che continua, nonostante qualche modifica a macchia di leopardo nel testo normativo, a produrre effetti censori e di controllo della stampa, con un inevitabile e progressivo peggioramento della libertà di informazione, in un Paese che non può sicuramente definirsi culla della libertà di stampa. Del resto, George Orwell, ricordava che “se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire”. (giornalistitalia.it)

Pietro Masiello

 

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