MILANO – Il Comitato di redazione del quotidiano “la Repubblica” esprime massima solidarietà al collega Valerio Lo Muzio, «intimidito martedì scorso da un addetto alla tutela di Matteo Salvini solo per aver svolto il suo lavoro di videomaker sulla spiaggia di Milano Marittima e oggi bersaglio di un’autentica aggressione verbale, condita da gravi allusioni, da parte del medesimo ministro dell’Interno». Ministro – aggiunge il Cdr che «si è anche rifiutato di rispondere alle domande dei nostri cronisti e ha attaccato in maniera denigratoria il nostro quotidiano».
A spiegare cosa è successo in conferenza stampa, a Milano Marittima, è lo stesso quotidiano, con un articolo del collega Alberto Custodero. «Il video di Salvini junior sulla moto d’acqua della polizia – denuncia la Repubblica – proprio non va giù al ministro dell’Interno. Matteo Salvini oggi in conferenza stampa al ristorante del Papeet beach ha insultato il giornalista Valerio Lo Muzio, che ha ripreso le immagini pubblicate in esclusiva sul sito di Repubblica».
Custodero scrive che «il vicepremier ha interrotto più volte il videomaker che provava a fare domande: “Lei che è specializzato – ha detto – vada a riprendere i bambini, visto che le piace tanto”. Una pesante allusione cui il giornalista ha replicato: “Mi sta dando del pedofilo?”».
Quindi, Salvini ha aggiunto: «I figli devono essere tenuti fuori dalla polemica politica, attaccate me, lasciate stare mio figlio. Mi vergogno a nome di chi coinvolge i bambini nella polemica politica. Non parlo di figli e di bambini. Non ho altro da aggiungere”. “Sto facendo una domanda al ministro dell’Interno, voglio sapere chi mi ha fermato e minacciato. Non ritiene che vada chiarito?”, ha detto Lo Muzio parlando degli uomini della sicurezza che l’hanno allontanato due giorni fa mentre riprendeva con la telecamera. Ma Salvini ha continuato a non rispondere limitandosi a dire: “Sta disturbando i colleghi”. E ha concluso: “Andiamo insieme in pedalò, visto che sei maggiorenne ti posso invitare”».
La Repubblica rende noto, inoltre, che «la questura di Ravenna ha avviato accertamenti sugli agenti coinvolti. Due gli aspetti da valutare: la legittimità della “passeggiata” di Salvini junior a bordo della moto d’acqua della polizia e il comportamento degli agenti nei confronti del giornalista: “O l’abbassi o te la levano”, le parole rivolte al videomaker a proposito della telecamera. “Adesso sappiamo dove abiti”, un’altra frase detta dagli uomini della sicurezza a Lo Muzio due giorni fa».
E Salvini oggi in conferenza stampa non ha voluto rispondere neppure ad un altro giornalista de la Repubblica, Carmelo Lopapa, che gli poneva domande sui legami di Gianluca Savoini con il Marocco e sul caso Moscopoli. «Non ho ancora finito di nascondere i rubli poi mi occupo di Marocco», ha ironizzato il ministro dell’Interno prima di attaccare il giornale: «Repubblica è un giornale che mi diverte un sacco. Se voglio ridere leggo il vostro giornale».
Numerose le attestazioni di solidarietà a Valerio Lo Muzio, soprattutto dai colleghi. Il Cdr del Corriere della Sera «esprime solidarietà al collega di Repubblica Valerio Lo Muzio, oggetto di un’aggressione verbale, con pesanti allusioni, da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Informare i cittadini, e quindi fare domande, è un diritto garantito dalla Costituzione. Dovremmo ricordarlo tutti, a partire da chi rappresenta le istituzioni».
Il Cdr de Ilfattoquotidiano.it «esprime solidarietà al collega Valerio Lo Muzio, aggredito verbalmente nella giornata di giovedì dal ministro dell’Interno Matteo Salvini mentre svolgeva il suo lavoro. Informare i cittadini, quindi fare domande, è diritto tutelato dalla Costituzione, la stessa sulla quale il ministro dell’Interno ha giurato e che è tenuto a rispettare come e, se possibile, più degli altri poiché rappresenta le istituzioni».
Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, afferma che «anziché insultare i giornalisti, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, farebbe bene a rispondere alle loro domande. Un ministro della Repubblica ha il dovere di rispondere: non c’è alcun attacco contro un minore, soltanto la necessità di fare chiarezza su una vicenda di rilevanza pubblica che non può essere derubricata ad affare di famiglia».
«È gravissimo – aggiunge Lorusso – che le forze dell’ordine abbiano preso l’abitudine di chiedere le generalità, quando non ricorrono alle minacce o ai pestaggi, ai giornalisti che fanno il proprio lavoro, documentando fatti e situazioni che l’opinione pubblica ha il diritto di conoscere. Quanto accaduto oggi, con l’attacco ai giornalisti di Repubblica, è l’ennesima conferma che in Italia si sta cercando di creare un clima ostile nei confronti di chi fa informazione, di chi pone domande e del pensiero critico in generale. È una situazione che deve preoccupare e far riflettere». (giornalistitalia.it)