MILANO – Tempi duri per l’editoria. Il Salone del libro di Milano salta un giro e, nel 2019, non ci sarà. L’appuntamento è fissato per il 2020 e, tenendo conto di tutti gli eventi della città, probabilmente, si snoderà nella settimana di San Valentino. I dettagli verranno presentati in una conferenza stampa a febbraio. Di quest’anno, almeno questa.
Forse cambia il logo, probabilmente anche il nome, ma, di certo, il Salone milanese si ingrandisce per attirare un bacino di visitatori più ampio, a cominciare da giovani e scuole.
Dunque, non solo libri ma anche fumetti, videogiochi. Poi: cartoni animati per la gioia dei piccoli, pellicole per gli appassionati di cinema e musica per i melomani.
Secondo Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) e patron della fiera del libro di Milano «il progetto aveva una sua validità». Aggiunge: «Non c’è nulla che non abbia funzionato, perché c’era un programma, il pubblico apprezzava l’iniziativa, i conti tornavano e si sarebbe arrivati al pareggio di bilancio in tre anni».
Per la verità, il 2017, anno di esordio, si era concluso con risultati non così soddisfacenti. Ma, decisamente positiva l’edizione del marzo 2018 con 100mila visitatori (60 per cento in più, rispetto l’anno precedente) anche se le vendite non sono aumentate rispetto al flusso dei visitatori.
Il Salone del libro di Milano aveva cercato un accordo con quello di Torino che, però, non ha potuto realizzarsi. Si trattava di concludere una specie di gemellaggio che consisteva nel realizzare l’evento ad anni alterni: un anno a Torino mentre a Milano si sarebbe organizzata solo una grande festa. Il contrario, l’anno successivo.
«L’alternanza ci avrebbe penalizzato – commenta Nicola Lagioia, direttore del Salone del libro di Torino –, noi non siamo gelosi di Milano. Il mio “in bocca al lupo” per loro è sincero».
In effetti, il Salone del libro di Torino ha una sua storia ben più radicata. Ha già festeggiato i trent’anni. E gli appuntamenti sotto la Mole sono nelle agende di mezza Italia. Dimezzarsi avrebbe significato notevoli passi indietro, con il rischio di perdere visitatori e fatturato. Perciò, niente da fare.
Ricado Levi non ha potuto che prenderne atto e cercare altre soluzioni: «Se l’accordo con Torino salta, abbiamo una collaborazione con il Children’s Book di Bologna con il quale viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda: Milano per il grande pubblico, mentre loro con una fiera più personalizzata e particolarmente rivolta al dettaglio». (giornalistitalia.it)