WASHINGHTON (Usa) – Con il “fiato” del Russiagate sempre più sul collo, da ultimo ha coinvolto il figlio primogenito Donald Jr, il presidente Usa Donald Trump ha sparato nuove bordate di tweet di prima mattina. Novità nella sua narrativa non ci sono, ma l’astio è altissimo. Poco prima delle 7 del mattino, ora locale, il primo colpo: “Hillary Clinton può illegalmente eliminare 33.000 emails (riferimento allo scandalo emailgate sull’uso di un server di posta privata nei 4 anni, 2009-2013, in cui è stata segretario di Stato, ndr) mentre mio figlio Don viene messo alla berlina dai media che diffondono fake news (il suo adorato refrain delle false notizie diffuse su di lui dalla stampa, ndr)?”.
Quaranta minuti dopo Trump è tornato all’attacco: “Con tutte queste fasulle e anonime fonti e notizie molto di parte e disoneste, le fake news stanno STRAVOLGENDO LA DEMOCRAZIA (il maiuscolo è suo) nel nostro paese”.
L’incontro del 9 giungo 2016, 5 mesi prima delle presidenziali, alla Trump Tower tra Donad jr, un’avvocatessa legata al Cremlino, un ex agente del Kgb come mediatore, alla presenza del genero, Jared Kushner e dell’allora manager della campagna elettorale, Paul Manafort, perché da un suo conoscente aveva avuto la dritta che Mosca voleva fargli avere carte imbarazzanti su Hillary Clinton e, malgrado non ne sia uscito nulla di concreto, il suo commento (“I love it”), “adorerei averle” prima del vertice, hanno inguaiato Don.
Sul Russiagate, che tormenta Trump da subito dopo la vittoria alle elezioni (incontestabile seppur con quasi 3 milioni di voti popolari in meno) dell’8 novembre, indagano sia il Senato che la Camera ma soprattuto l’Fbi ed il procuratore speciale, Robert Mueller. E Trump ha fatto di tutto, per alimentare i sospetti con operazioni autogol come licenziare a sorpresa il direttore dell’Fbi, James Comey, cui aveva chiesto di lasciar perdere l’inchiesta sui contatti illegali del suo ex consigliere per la sicurezza nazionale con l’ambasciatore russo Serghei Kislyak. Contatto illegale, come quello di Kushner e Donald Jr, secondo il Logan Act, la legge Usa che vieta ai privati cittadini americani di aver qualsiasi rapporto con funzionari di governi stranieri. E prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, il 20 gennaio scorso, quelli che dopo sarebbero diventati funzionari pubblici nominati dal presidente ad incarichi delicati, erano americani comuni. (agi)