Dichiarato “scomparso”, sui social il suo “testamento”, ma gli organi governativi tacciono

Rsf alla Siria: “Rilasciate il giornalista Waqqaf”

Kenan Waqqaf

DAMASCO (Siria) – Il giornalista siriano Kenan Waqqaf, di cui si sono perse le tracce da giorni dopo voci sul suo possibile arresto da parte delle autorità di Damasco, va rilasciato immediatamente: è l’appello di Reporter Senza Frontiere, organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa.
La vicenda di Waqqaf, reporter della città costiera Tartus e impiegato in un quotidiano governativo, ha suscitato interesse in Siria dopo che il giornalista aveva pubblicato un video, lo scorso 6 febbraio, sui social network, in cui lasciava quello che lui stesso definiva “un testamento”.
«Qualcuno si prenda cura dei miei figli», diceva nel video, affermando di essere ricercato dalle forze dell’ordine e che sarebbe stato arrestato di lì a poco. I suoi colleghi e familiari affermano di aver perso le tracce di Kenan da quella sera.
Gli organi governativi non confermano e non smentiscono le circostanze della vicenda. Formalmente Waqqaf non è stato arrestato, ma è dichiarato “scomparso”, come capita da decenni a numerosi suoi colleghi siriani.
Il giornalista aveva raccontato di esser stato già oggetto di forti intimidazioni e pressioni da parte delle autorità. Nei giorni precedenti alla sua scomparsa, Waqqaf aveva denunciato pubblicamente il fatto che il contestato presidente Bashar al Assad avesse ricevuto al palazzo presidenziale un noto attore e sua moglie, in un contesto di prolungata e rapido deterioramento
delle condizioni socio-economiche nel paese martoriato da 11 anni di guerra e attraversato dalla peggiore crisi economica degli ultimi anni.
Le violenze armate in Siria sono scoppiate nella primavera del 2011. E la guerra intestina e regionale hanno ucciso circa mezzo milione di persone e costretto 12 milioni di siriani ad abbandonare le loro case. Dal 2019 la Siria è stata investita dalla crisi finanziaria palesatasi già nel vicino Libano. Qui è fallito il sistema bancario, su cui si reggeva in parte anche l’economia siriana.
Le violazioni dei diritti umani in Siria sono ampiamente documentate ben prima dello scoppio del conflitto. E le organizzazioni umanitarie riferiscono da decenni di arresti arbitrari, torture e uccisioni di attivisti, giornalisti e dissidenti in centri di detenzione gestiti dalle agenzie di controllo e repressione. (ansamed)

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