Il cadavere del giornalista messicano rinvenuto nel bagagliaio di un’auto

Rogelio Barragán torturato e ucciso

Rogelio Barragán

ZACATEPEC (Messico) – Ancora orrore in Messico. Il giornalista Rogelio Barragán, 47 anni, direttore dell’agenzia di stampa e del portale d’informazione on line di “Guerrero al instante”, è stato rapito lunedì, torturato e ucciso a Zacatepec, nello Stato di Morelos, a sud della capitale messicana. La polizia ha rinvenuto il suo cadavere, ieri pomeriggi, nel bagagliaio di un’auto abbandonata. Aveva le mani legate, evidenti segni di tortura al volto e alla testa e numerosi colpi di pistola.
Barragán, da oltre dieci anni, si occupava prevalentemente di cronaca giudiziaria. I colleghi del suo giornale affermano che Barragán era fuggito dalla propria abitazione di Chilpancingo per rifugiarsi, a Morales, da parenti a causa dell’ennesima minaccia di morte ricevuta. I suoi assassini, però, lo hanno intercettato lungo il percorso e rapito.

L’autovettura nella quale è stato rinvenuto il cadavere di Rogelio Barragán

I giornalisti di “Guerriero al istante”, esprimendo «profondo dolore per l’omicidio del nostro compagno Rogelio», chiede «giustizia e che questo crimine non rimanga impunito».
Ringraziando i colleghi giornalisti per la valanga di solidarietà ricevuta, “Guerrero al istante” ribadisce «il proprio il impegno per la libertà di espressione e il libero esercizio giornalistico in tempi bui contro i diritti umani». Un appello alla Procura dello Stato di Morelos è stato, inoltre, lanciato affinché consegni il corpo del giornalista alla famiglia per consentire lo svolgimento dei funerali.
Balbina Flores, portavoce di Reporter senza frontiere, ha annunciato che la ong ha avviato indagini proprie per accertare se la morte del giornalista fosse legata al suo lavoro. La Commissione nazionale per i diritti umani del Messico (Cndh), dal canto suo, ha chiesto al procuratore di Stato un’indagine “approfondita” sulle cause dell’omicidio a partire dalla pista legata al lavoro giornalistico.
«In questo contesto di grave pericolo per l’esercizio della professione giornalistica in Messico, – ha ammonito la Cndh – è assolutamente necessario l’impegno permanente delle autorità dei tre livelli di governo per prevenire e investigare gli attacchi contro gli operatori dell’informazione»
Il Messico è uno dei paesi più pericolosi per l’esercizio del giornalismo nel mondo. Nella classifica stilata da Rsf segue Afghanistan e Siria che, però, sono nazioni in guerra. Con quello di Barragán, sono almeno undici i giornalisti messicani assassinati dall’insediamento del governo del presidente Andrés Manuel López Obrador, avvenuto il 1° dicembre scorso. Dieci solo nel 2019. Durante il mandato del presidente Enrique Peña Nieto (2012-2018) sono stati, invece, 47 i giornalisti uccisi, di cui 9 nel 2018, su un totale di 2.347 attacchi contro gli operatori dell’informazione. (giornalistitalia.it)

 

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