La giornalista russa figlia dell’ideologo nazionalista Aleksandr Dugin vicino a Putin

Rivendicato l’attentato che ha ucciso Darya Dugina

Darya Dugina

MOSCA (Russia) – L’attentato in cui è morta la giornalista Darya Dugina, 29 anni, figlia dell’ideologo nazionalista Aleksandr Dugin, sarebbe stato rivendicato da un gruppo finora sconosciuto che si definisce Esercito nazionale repubblicano. Lo ha dichiarato Ilja Ponomarev, ex deputato alla Duma di Stato russa, dai microfoni della sua tv “Utro fevralja” (Mattino di febbraio) a Kiev in Ucraina.

Aleksandr Dugin e Darya Dugina

Ponomarev ha spiegato come «questo attentato apra una nuova pagina nella resistenza russa al “putinismo”. Nuova, ma non l’ultima». L’ex parlamentare ha letto quello che ha spiegato essere il manifesto del gruppo dissidente, in cui il presidente russo, Vladimir Putin, viene definito «un usurpatore del potere e un criminale di guerra che ha emendato la Costituzione, scatenato una guerra fratricida tra i popoli slavi e mandato i militari russi a una morte certa e insensata».
Nel manifesto si afferma anche che Putin «sarà deposto». Il documento letto dall’ex parlamentare parla anche di Dugina, definita come «un obiettivo legittimo» in quanto «fedele compagna del padre, che sosteneva il genocidio in Ucraina». Ponomarev, inoltre, ha aggiunto che l’Nra sarebbe pronto a condurre ulteriori attacchi simili contro obiettivi di alto profilo legati al Cremlino, inclusi funzionari, oligarchi e membri delle agenzie di sicurezza.
Formalmente membro della Duma fino al giugno 2016, Ponomarev era, però, già emigrato negli Stati Uniti due anni prima, nel giugno 2014. Due settimane dopo la scadenza del suo mandato parlamentare, nel giugno del 2016, ricevette un permesso di soggiorno in Ucraina. Nel 2019 l’allora presidente ucraino, Petro Poroshenko, gli ha concesso la cittadinanza ucraina.

L’auto in fiamme dopo l’esplosione

Darya Dugina, è stata uccisa nell’esplosione dell’auto di cui era alla guida, a pochi chilometri da Mosca. La vettura, scrive il quotidiano “Kommersant”, è finita a bordo strada ed è stata interamente avvolta dalle fiamme prima dell’intervento dei vigili del fuoco.
Video diffusi in rete ritraggono l’incendio della Toyota Land Cruiser Prado, così come l’arrivo del padre della vittima sul luogo dell’incidente. I due, prosegue la testata, avevano da poco preso parte a un evento culturale e avrebbero deciso solo all’ultimo momento di non salire a bordo della stessa automobile.
Il Comitato investigativo russo ha fatto sapere che un ordigno esplosivo è stato ritrovato nell’auto della figlia di Dugin sotto il sedile del conducente. Andrey Krasnov, il capo del movimento Orizzonte russo, ha spiegato all’agenzia “Tass” che l’esplosione è avvenuta dopo che Dugina aveva partecipato al Festival Tradizioni. Secondo Krasnov il veicolo era in realtà quello del padre, che quel giorno Darya aveva deciso di guidare.

L’auto distrutta dall’attentato

Il politologo e filosofo Aleksandr Dugin è visto da molti in occidente come l’ispiratore delle politiche del Cremlino, in particolare nei confronti dell’Ucraina. Molta parte dell’opinione pubblica russa lo considera invece una figura di livello più marginale, proprio a causa delle sue idee “troppo radicali”. Il suo estremismo ha portato l’Università statale di Mosca a licenziare il professor Dugin, dopo che nel 2014 aveva fatto appello a “uccidere gli ucraini” come reazione al rogo nella Casa dei sindacati di Odessa, che vide morire oltre 40 filorussi.
Le posizioni di Dugin sono frutto di anni di costruzione di un’ideologia che ruota attorno ad un nazionalismo “eurasiatico” e anti-occidentale. Dugin fu l’ispiratore dello scrittore Eduard Limonov quando quest’ultimo fondò il Partito nazional bolscevico, messo fuori legge nel 2007. Il partito aveva come proprio simbolo la falce e il martello in uno sfondo rosso ripreso dal vessillo nazista. Dugin uscì successivamente dalla forza politica assieme alla sua ala destra fondando il partito Eurasia. Gli Stati Uniti avevano già sottoposto a sanzioni Dugin nel 2015, per interferenze in Ucraina. Quest’anno le sanzioni Usa e del Regno Unito hanno colpito anche la figlia Daria, classe 1992, giornalista e allineata alle posizioni del padre. (agenzia nova)

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