ADDIS ABEBA (Etiopia) – Le autorità etiopi hanno rilasciato Maaza Mohammed, giornalista detenuta da più di un mese in base alle leggi sullo stato di emergenza proclamato dal governo nel novembre scorso. Maaza, co-fondatrice di un canale di notizie su YouTube, era stata molto critica nei confronti del governo prima della sua detenzione ed era stata arrestata senza alcuna accusa formale di reato.
È la quarta giornalista ad essere rilasciata di recente dalle autorità etiopi: all’inizio di questa settimana era stata la volta di Tesfalem Tekle, corrispondente del Nation Media Group con sede in Kenya, tenuto in custodia per 77 giorni nonostante gli fosse stata concessa la libertà su cauzione da un tribunale all’inizio di novembre.
Sempre nei giorni scorsi sono stati rilasciati anche Ermias Tesfaye, giornalista del quotidiano online “Ethiopia Insight”, e Abdusalam Hassen, del gruppo Oromo Media Network (Omn). Nei mesi scorsi il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) aveva accusato il governo di sfruttare lo stato di emergenza per arrestare i giornalisti.
Il rilascio dei giornalisti avviene nel quadro di un’apparente distensione avviata dal governo nei confronti delle figure dell’opposizione, nell’ottica anche di un possibile avvio dei negoziati per un cessate il fuoco con il Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tplf).
All’inizio di gennaio il governo ha così annunciato il rilascio di diversi membri del Congresso federalista oromo (Ofc) e di molti altri esponenti dell’opposizione che erano stati arrestati nel luglio scorso dopo l’assassinio del celebre musicista di etnia oromo Hachalu Hundessa.
Tra le personalità rilasciate ci sono, tra gli altri, Jawar Mohammad, Bekele Gerba, e il noto giornalista Eskinder Nega. Incarcerati nel luglio 2020 insieme ad oltre 30 figure di spicco dell’opposizione, Mohammed, Gerba e Nega erano considerato dal governo tra i sobillatori delle violenze scoppiate nella capitale Addis Abeba e nello Stato di Oromia in seguito alla morte di Hundessa, avvenuta il 29 giugno 2020. Nelle proteste morirono più di 200 persone.
Il rilascio degli attivisti è giunto in concomitanza con la dichiarazione con cui il primo ministro Abiy Ahmed ha rinnovato l’appello ad una riconciliazione nazionale per porre fine alla violenza nel Paese attraverso “mezzi pacifici e politici”. (agenzia nova)