ROMA – La Giunta Esecutiva della Fnsi ha espresso parere favorevole all’ipotesi di riforma dell’Inpgi presentata alle parti sociali dal presidente Andrea Camporese prima del voto finale in Consiglio d’amministrazione. Sono stati 10 i voti a favore su 16 aventi diritto, 2 gli astenuti (Carlo Parisi e Giuseppe Di Pietro), 1 contrario (Daniela Stigliano) e 3 gli assenti. Disco verde anche dalla Consulta delle Associazioni Regionali di Stampa: 14 favorevoli su 20, 2 astenuti (Andrea Musmeci per la Calabria e Giuseppe Di Pietro per il Molise), 1 contrario (Luigi Ronsisvalle per la Sicilia), 3 assenti.
“La votazione – ha dichiarato il segretario generale Raffaele Lorusso – è giunta al termine di un ampio dibattito nel corso del quale sono stati esaminati tutti i punti della manovra, evidenziandone le possibili criticità e proponendo correttivi in una logica generale di equità e sostenibilità”.
Il voto espresso non rispecchia certo la critica, quasi unanime, mossa nel corso del dibattito a numerosi punti di una manovra che va, comunque, fatta per non rischiare il commissariamento dell’ente. Se sul documento allegato alla delibera della Giunta Esecutiva c’è stata, infatti, ampia convergenza, la differenziazione delle posizioni è stata dettata dal dispositivo della delibera che, sostanzialmente, affida al segretario generale il mandato di fare soltanto presente al Cda dell’Inpgi le proposte della Giunta Esecutiva, senza impegnarlo a votare (in quanto membro di diritto), eventualmente contro, nel caso in cui le stesse non dovessero essere recepite.
“Ipotesi, quest’ultima, – ha sottolineato Carlo Parisi – che il sindacato dei giornalisti avrebbe dovuto ritenere pregiudiziale nel rispetto del proprio ruolo di soggetto principale in materia di politiche del lavoro della categoria”.
“Una scelta – ha dichiarato Carlo Parisi – mortificante del ruolo della Giunta Esecutiva, ridotta, così, ad un mero organismo di ratifica. Eppure – ha spiegato Parisi – i presupposti per una convergenza quasi unanime c’erano tutti, considerate le aspre critiche rivolte, soprattutto, all’ipotesi di ridurre il trattamento di disoccupazione, ovvero l’unica ancora di salvezza per i più deboli”.
Del resto, basta leggere il documento allegato alla delibera per comprendere che nel “sì” espresso alla riforma i punti di dissenso sono numerosi e, in alcuni casi, sostanziali.
“La Giunta Esecutiva della Fnsi – è scritto nel documento condiviso anche da Parisi e Di Pietro – considera indispensabile una riforma visto lo squilibrio dei conti dell’istituto e l’andamento occupazionale: a fine 2014 i giornalisti occupati iscritti alla gestione principale dell’Inpgi sono meno di 16mila a fronte di 8mila pensionati. In questo contesto è necessario che gli organismi di categoria si assumano, anche per tutelare le future generazioni di giornalisti, la responsabilità di una manovra che deve avere le caratteristiche di equità, sostenibilità e solidarietà, anche intergenerazionale, proteggendo i soggetti più deboli”.
“In questi anni – prosegue il documento – sono stati già assunti alcuni provvedimenti: l’Inpgi ha varato l’aumento dell’età per la pensione di vecchiaia delle donne, con gli editori si è raggiunto un accordo per l’aumento di tre punti dell’aliquota Ivs a carico delle aziende, e in un triennio sono avvenute oltre 570 assunzioni a tempo indeterminato grazie agli sgravi contributivi varati dal Cda dell’Istituto. Tutto ciò, però, non è stato sufficiente”.
Entrando nel merito della manovra, la Giunta della Fnsi ritiene “necessario che l’Inpgi, pur nella sua autonomia, tenga conto delle seguenti indicazioni: l’istituto deve, comunque, mantenere regole previdenziali migliori rispetto al sistema dell’Inps; l’aumento dei requisiti per accedere alle pensioni di anzianità non deve essere tale da creare «scaloni» e va esclusa la possibilità di creare «esodati»; vanno verificate e attuate tutte le salvaguardie per i colleghi disoccupati o coinvolti negli stati di crisi; deve essere mantenuta la possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica; non va inserito l’aggancio dell’età pensionabile alla durata della vita media; vanno inserite forme di flessibilità in uscita, sia pure superando l’attuale normativa sulle pensioni di anzianità; occorre evitare l’intervento sul trattamento di disoccupazione, visto il momento di enorme difficoltà occupazionale che sta attraversando la categoria; è opportuno intervenire su tutte le aliquote di rivalutazione, compresa quella dello 0,90%; è opportuno accompagnare la riforma con la definizione di misure sulla Gestione Separata, che diano chiaramente il segnale che si sta operando a fronte di una evoluzione complessiva del mercato del lavoro. A questo proposito è indispensabile riprendere l’operazione di riallineamento delle aliquote sui co.co.co. come prevede il decreto Damiano del 2007”.
Inoltre, la Giunta della Fnsi considera “un segnale politico importante, nel momento in cui all’intera platea giornalistica sono richiesti tagli e sacrifici, intervenire ulteriormente sul contenimento dei costi, sui compensi dei suoi amministratori e sindaci”.
Si ritiene, infine, indispensabile che “l’Inpgi, di concerto con reparti sociali, nel tempo verifichi la tenuta della manovra, che è legata all’incognita della leva occupazionale: solo se ci sarà la ripresa del mercato del lavoro e se il lavoro dipendente tornerà ad essere centrale nel mondo dell’editoria, la riforma avrà pieno successo”.
La Giunta Esecutiva della Fnsi ritiene, pertanto, “necessario avviare la più presto un confronto con la controparte datoriale per definire un utilizzo più equo delle poche risorse a disposizione per gli ammortizzatori sociali, anche alla luce delle modifiche normative. L’istituzione del contributo di solidarietà da applicare a tutte le pensioni non potrà prescindere dalla legislazione vigente e dalle sentenze in materia”.
La Giunta Esecutiva della Fnsi, infine, “dà mandato alla Segreteria di provvedere alla definizione di una data ragionevolmente ravvicinata per la convocazione del Consiglio Nazionale”.
Unanime richiesta di correttivi. Parisi: “Bisognava condizionare il voto alle modifiche”