TRIESTE – Lo striscione “Verità per Giulio Regeni” torna in piazza Unità. Non per iniziativa del sindaco Dipiazza, che venerdì mattina lo aveva rimosso dalla facciata del Municipio scatenando un polverone rilanciato anche dai media nazionali, ma della presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani che lo ha affisso a un balcone del Palazzo del Lloyd, sede della Regione, anche questo affacciato su piazza Unità.
Pochi minuti prima delle 12, la presidente, insieme con altre due persone, ha materialmente sistemato e assicurato al balcone lo striscione. Un momento immortalato con il telefono da Dimitri Waltritsch, che ha postato il video su Twitter.
Una volta ultimata l’operazione la governatrice ha annunciato il gesto con un tweed. Venerdì il sindaco aveva fatto levare la scritta dal Municipio, anticipando un’eventuale decisione del Consiglio comunale su una mozione urgente sottoscritta dai capigruppo della sua stessa maggioranza. In una nota, Dipiazza aveva giustificato la decisione con una nota in cui parlava di “sciacallaggio politico” da parte del Pd e “soprattutto del Governo”.
In una successiva intervista radiofonica aveva definito la vicenda “un fatto politico”, aggiungendo: “Mi sono tolto il dente cariato e non ci sono più polemiche”. In realtà le polemiche sono state tutt’altro che sopite, con prese di posizione a partire da Amnesty International, promotrice della campagna per la verità sul caso, a esponenti del centrosinistra, e dei giornalisti, con Il Piccolo che ieri aveva pubblicato una doppia copertina che riproduce il manifesto giallo.
Serracchiani finora non si era pronunciata ufficialmente sulla vicenda, fino al gesto simbolico di ieri (Il Piccolo).
L’editoriale del direttore de Il Piccolo: “Ecco perché quella prima pagina gialla”
TRIESTE – Perché Il Piccolo propone ai lettori una prima pagina così diversa dal solito? Tutto parte da ciò che accaduto mercoledì al Comune di Trieste. I capigruppo di quel centrodestra che sostiene la giunta del sindaco Dipiazza hanno presentato una “mozione urgente” chiedendo la rimozione dello striscione “Verità per Giulio Regeni” dalla facciata del municipio.
La decisione del sindaco “a seguito dello sciacallaggio politico del Pd su questa vicenda. Se vuole scenda in piazza sotto il palazzo del Governo e chieda verità”.
È una proposta che non ci piace, e che secondo noi il sindaco dovrà rifiutare. Non perché ogni manifesto sia destinato a restare affisso per sempre, ma perché il caso Regeni è ancora una ferita aperta nel cuore dell’Italia.
Cancellare oggi quella scritta che esprime un gesto di grande impegno civile di tutti i triestini, al di là di ogni appartenenza o simpatia politica, sarebbe come voler abbandonare una battaglia ancora in corso. Come arrendersi e scegliere di dimenticare.
Di fronte alla necessità – questa sì urgente – della verità su che cosa è accaduto a Giulio Regeni, le motivazioni di quella mozione (riportate all’interno del giornale) diventano del tutto secondarie, forse persino superflue.
Ci sono scritte – come quella riportata qui sopra – che acquistano un significato simbolico, che riaffermano un bisogno di libertà e democrazia.
E infine una considerazione. In campagna elettorale si sprecavano i paroloni sullo sviluppo di Trieste. Finora i nostri amministratori hanno fatto parlare di sé sui media nazionali solo per aver tentato di negare piazza Unità alla manifestazione in memoria delle leggi razziali e ora per lo striscione su Regeni. Non potevano dirlo subito che era questo il loro grande progetto di modernizzazione della città? (Il Piccolo)
Enzo D’Antona