Al Tribunale di Palmi il giornalista Agostino Pantano rischia 8 anni di carcere

Ricettazione, processo alla libertà di stampa

Agostino Pantano

Agostino Pantano

PALMI (Reggio Calabria) – Comincia domani, giovedì 16 aprile, al Tribunale di Palmi il processo al giornalista Agostino Pantano, accusato di ricettazione per la sua inchiesta sullo scioglimento per mafia del Consiglio Comunale di Taurianova. La prima udienza del dibattimento, prevista alle ore 9 nell’aula 27, dovrebbe servire principalmente per la rituale costituzione delle parti e la valutazione, che compete al giudice, degli elenchi testi presentati.
Pantano è difeso dagli avvocati Salvatore Costantino e Claudio Novella, con l’assistenza dell’Ufficio Legale del Sindacato Giornalisti della Calabria. È stato, infatti, il segretario del Sindacato dei giornalisti, Carlo Parisi,  componente della Giunta Esecutiva Fnsi, a sollevare il caso di un procedimento giudiziario che rappresenta «l’ultima e più grave variante di bavaglio contro i giornalisti». Una denuncia pubblica forte, a proposito di un reato per cui il giornalista rischia fino a 8 anni di carcere, fatta propria dalla senatrice lombarda Lucrezia Ricchiuti (Pd) che in, un’interrogazione parlamentare, definisce “assai precaria” l’accusa di ricettazione.
La vicenda giudiziaria prende spunto da una querela per diffamazione presentata, nel 2010, a seguito della pubblicazione, sul quotidiano Calabria Ora, di 11 articoli tratti dalla relazione con cui la prefettura di Reggio Calabria chiese e ottenne lo scioglimento del consiglio comunale taurianovese.
A querelare Pantano, che successivamente venne assolto dall’accusa di diffamazione, fu l’ex sindaco Rocco Biasi – recentemente nominato assessore provinciale – il cui nome risulta nell’elenco testi presentato dalla Procura di Palmi nell’odierno processo per ricettazione e ora al vaglio del giudice che dovrà decidere se autorizzare o meno la testimonianza dell’ex accusatore del giornalista.
Pantano, che nell’interrogatorio reso nelle indagini per la diffamazione aveva dichiarato di avvalersi del segreto professionale, per non rivelare le circostanze in cui aveva attinto alle informazioni considerate «riservate», risponde di ricettazione dopo la trasmissione degli atti alla Procura disposta dal Gip che, nella sua sentenza di archiviazione, ha fra l’altro riconosciuto come negli articoli del giornalista «non può non ravvisarsi l’esercizio del diritto di cronaca e di critica politica, sussistendone i presupposti di interesse pubblico, verità della notizia e continenza».
A proposito del documento che l’accusa considera un “bene ricettato”, e che Pantano ha sempre dichiarato di non aver mai posseduto, l’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Ricchiuti rimarca che è «priva di agganci legislativi la segretezza delle relazioni prefettizie».

 

 

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