CATANZARO – “Riaprire la bottega di Raffaello” è il titolo di un saggio critico a firma di Massimo Tigani Sava, giornalista e scrittore catanzarese da tempo impegnato sulle tematiche identitarie connesse agli assetti economico-sociali e all’evoluzione della vita politica. Dal sottotitolo del saggio, “L’Imperialismo Globalista e il pollaio disumanizzato”, si ricava l’oggetto di un’analisi volta a cogliere le caratteristiche più profonde del mondo attuale aggredito da poteri che agiscono su base mondiale e che sono non solo di natura imprenditoriale ed economica, ma anche politica nell’accezione più ampia del termine.
Il saggio è stato pubblicato nel maggio di quest’anno a cura di Local Genius, ed è il frutto di riflessioni stratificatesi nel tempo che hanno già trovato spazio in diversi scritti dell’autore.
Ad avviso di Tigani Sava «il XXI secolo si caratterizza per il progressivo affermarsi dell’Imperialismo Globalista, sorretto dal “pensiero unico” e dai suoi più o meno consapevoli cantori. L’incessante destrutturazione dei modelli sociali conosciuti fino al secolo scorso, a partire dalla famiglia, dalle micro e piccole aziende, dalle comunità locali e identitarie, mascherata da battaglie per il progresso civile e tecnologico, è finalizzata – ad avviso del giornalista calabrese – all’affermazione sempre più incisiva e penetrante di interessi economici e politici colossali. L’Imperialismo Globalista, solo apparentemente sorretto dalla difesa di presunte “libertà”, sta al contrario riducendo l’intero pianeta ad un enorme “pollaio disumanizzato” convinto di essere libero ma in verità soggetto alla forma più subdola di totalitarismo mai sperimentata nella storia».
Come resistere e reagire? A giudizio di Massimo Tigani Sava «riaprendo la Bottega di Raffaello, quella bottega artigiana ed artistica rinascimentale che è il simbolo assoluto del genio umano tanto identitario quanto universale. La Bottega di Raffaello è la metafora di una visione della società che si ispira a modelli di vita a misura d’uomo, giusti e sostenibli, in cui possano prevalere le vere libertà, economiche, sociali, spirituali e civili».
Il pamphlet è «un potente j’accuse contro il finto progressismo, filone politico-culturale che ha pervaso settori maggioritari della sinistra europea e americana e che si propone, nei fatti, come l’artefice primario di una svolta neo-autoritaria e neo-imperialista che utilizza mezzi molto ambigui, infidi, ingannevoli e invasivi». (giornalistitalia.it)