58 anni dopo è ora di definire la sua morte col vero nome: omicidio di mafia

Restituiamo dignità a Cosimo Cristina

Cosimo Cristina

Cosimo Cristina

TERMINI IMERESE (Palermo) – Ricordato ieri a Termini Imerese il giornalista Cosimo Cristina, il cui corpo senza vita venne ritrovato il 5 maggio del 1960, quando aveva soli 25 anni, sui binari della galleria ferroviaria di Termini Imerese. Aveva fondato un foglio locale ed era corrispondente del giornale L’Ora di Palermo.
Si era occupato di varie inchieste e in particolare della vicenda dei frati di Mazzarino, processati e condannati per i loro rapporti con i mafiosi. Si parlò di suicidio, successivamente furono denunciati come responsabili del delitto alcuni mafiosi della zona, ma la denuncia non ebbe seguito.
Cosimo Cristina è stato ucciso dalla mafia, ripetono in molti: suicidato da Cosa nostra, secondo il termine coniato in seguito dal giornalista Giuseppe Francese, figlio di Mario, che ricostruì minuziosamente il caso sul quindicinale L’inchiesta, nel numero di aprile 1998: il giovane cronista Francese recuperò gli articoli sulla morte del battagliero giornalista di provincia, cercò alcuni testimoni dell’epoca, e poi ancora le carte di un investigatore di razza, il vice questore Angelo Mangano, che aveva un’idea ben precisa sulla morte di Cristina: “Era stato condannato dal tribunale della mafia”.
L’iniziativa di ieri, organizzata dal giornale Espero, in collaborazione con l’Istituto Superiore Stenio e il patrocinio del Comune di Termini Imerese, si è svolta all’Istituto “Stenio” di via Enrico Fermi. La manifestazione, dal titolo “Parole per ricordare Co.Cri”, la sigla di “battaglia” giornalistica di Cosimo Cristina, ha visto le riflessioni degli studenti della scuola superiore e l’esecuzione delle note del Silenzio.
Nel 1959 il giovane cronista aveva fondato il settimanale Prospettive siciliane dove è riuscito a raccontare la mafia di Termini e della Madonie in anni in cui nessuno osava nemmeno nominarla e per lui erano iniziate le minacce e le querele. Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindacalista Salvatore Carnevale e del sacerdote Pasquale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Agostino Tripi, il processo per l’omicidio di Carmelo Giallombardo.
“Credo sia ormai arrivato il momento – ha detto la docente Giusi Conti – di superare l’affermazione secondo cui Cosimo Cristina è stato “suicidato” dalla mafia. Cosimo Cristina è stato ucciso dalla mafia. Se questa non è mai diventata una verità processuale, è solo a motivo della capacità di insabbiamento che negli anni Sessanta la mafia mostrava al massimo grado. Una capacità intimidatoria e culturale, alla quale oggi, con liberazione vittoriosa, ha risposto l’uguale e contraria rivoluzione culturale dei termitani onesti, delle scuole e delle associazioni che non hanno dimenticato, restituendo la figura e l’operato di Co.cri alla dignità che gli spettava”.
“Ricordare la figura di Cosimo Cristina – ha affermato Alfonso Lo Cascio, direttore della Rivista Espero – non è uno stanco rituale ma il riconoscimento dell’impegno del coraggioso cronista che va indicato come esempio per le giovani generazioni. Un ragazzo normale con i sogni, le paure, le speranze della sua generazione, non un eroe. Un giornalista appassionato della professione, che ha sfidato con le sue inchieste Cosa nostra pagando con la vita. A lui va il nostro illimitato riconoscimento. Se questo territorio è diverso da quegli anni lo si deve anche al sacrificio di Co.Cri, che ha denunciato il sistema politico-affaristico-mafioso che governava in maniera incontrastata la città, convinto che la verità e la legalità fossero piu’ forti di qualsiasi potere criminale”. (agi)

 

 

 

 

 

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