“Contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore”

Repubblica: due giorni di sciopero

John Elkann

ROMA – Due giorni di sciopero dei giornalisti del quotidiano la Repubblica, mercoledì 25 e giovedì 26 settembre, «per protestare contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati avvenuti in occasione dell’evento Italian Tech Week». Li ha proclamati l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti ricordando che da tempo denuncia «i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale».
L’assemblea dei giornalisti afferma che «la direzione ha il dovere di apportare ogni correttivo e presidio possibile per rafforzare le strutture di protezione della confezione giornalistica di tutti i contenuti di Repubblica, tema sul quale nei mesi scorsi è già stata votata una sfiducia all’attuale direttore. Ma ci rivolgiamo anche all’editore – e non padrone – di Repubblica, John Elkann, affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale, testata con una propria storia e identità che non può essere calpestata. La democrazia che ogni giorno difendiamo sulle nostre pagine passa anche dal reciproco rispetto dei ruoli sul posto di lavoro».
I giornalisti si appellano, infine, ai lettori assicurando che la redazione «non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo».
L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Gedi Visual, che realizzano i video, le dirette, i podcast e i contenuti social del gruppo Gedi, dal canto suo esprime «piena solidarietà alle colleghe e ai colleghi di Repubblica in sciopero il 25 e 26 settembre contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, di aziende a lui riconducibili o altri soggetti privati, denunciate in occasione dell’evento Italian Tech Week» e «chiede, con forza, alla direzione di vigilare su ogni tipo di ingerenza che metta a rischio l’indipendenza del lavoro giornalistico». (giornalistitalia.it)

 

Un commento

  1. Serve uno sforzo collettivo e solidale per invertire la rotta micidiale della disinformazione e della manipolazione che minaccia la democrazia.

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