ROMA – «I reali non possono continuare a sposarsi fra di loro, come nell’antichità. Siamo già dei dinosauri». Con questa battuta, Simone di Sassonia-Coburgo-Gotha, re di Bulgaria dal 1943 al 1946 e poi primo ministro dal 21 luglio 2001 al 16 agosto 2005, intimo dei reali di Spagna, commentava l’annuncio a sorpresa del fidanzamento tra Felipe di Spagna e la giornalista Letizia Ortiz Rocasolano, divorziata, figlia di divorziati, con un padre cronista d’assalto, una madre infermiera e sindacalista, un nonno tassista.
Era il 1° novembre 2003 e la notizia arrivò qualche giorno prima tra diversi reali europei convenuti alla reggia di Caserta per il battesimo della piccola Maria Carolina, primogenita di Carlo di Borbone e Camilla Crociani, grazie a un sms ricevuto da Ines Sastre e altri invitati, direttamente da Felipe. Fece scalpore perché fino ad allora Juan Carlos e Sofia di Spagna si erano opposti sempre strenuamente alle love story del principe delle Asturie con “commoner”: non solo la modella norvegese Eva Sannum, ma anche le meno chiacchierate Isabel Sartorius e Giselle Howard. Su Letizia Felipe si impuntò: o le nozze con lei o avrebbe rinunciato al trono come il prozio Alfonso, conte di Covadonga, nel 1933, per sposare Eldemira Sampedro, affascinante ma senza sangue blu.
Come suggeriva la battuta del saggio e ironico Simeone di Bulgaria, però, il matrimonio, celebrato in pompa magna il 22 maggio 2004, nella cattedrale de la Almudena, tra l’erede al trono di Spagna e Letizia, volto televisivo assai popolare, avrebbe potuto apportare una ventata di rinnovamento rivitalizzante per la casa reale borbonica. E, in effetti, la Ortiz Rocasolano, prossima regina consorte dopo l’abdicazione di re Juan Carlos, ha favorito una serie di svolte.
Neppure i più severi e conservatori nobili spagnoli, fanno più caso alle licenze protocollari di Letizia, ferocemente criticata al suo debutto come “fidanzata reale” per aver interrotto Felipe durante un incontro con la stampa internazionale. È passata poi l’abolizione della legge salica (in virtù della quale regnerà Felipe VI e non la sorella maggiore Elena) aprendo, così, la strada della successione alle due bambine della coppia: Leonor di otto anni e Sofia (stesso nome della nonna paterna) di sette.
Infine, su di lei e il marito, a differenza che sul resto della famiglia reale, dopo la ridda di gossip e veleni dei primi anni, la stampa spagnola ha cominciato a guardare con una certa simpatia. E, anche se si attribuisce il merito di tutto ciò alla discrezione e alla serietà “professionale” di Felipe, la svolta “benevola” cominciò dopo il suicidio, nel febbraio 2007, della sorella di Letizia, Erika Ortiz Rocasolano, che ingerì un micidiale cocktail di sonniferi, vittima della depressione e di una brutta separazione coniugale. Ai funerali, davanti ai reporter, Letizia scoppiò in lacrime e disse: «Grazie per la tristezza che avete mostrato in questa circostanza». Poi affondò il volto sulle spalle di Felipe. Una spontaneità premiata.
Da allora niente più piccanti dettagli sul suo primo matrimonio celebrato nel ’99 e finito nel 2000 con Alfonso Guerrero, comunista e repubblicano, suo docente di Letteratura all’università, niente più illazioni sulle fecondazioni artificiali che avrebbero propiziato le nascite delle sue bambine, niente più rivelazioni sull’anoressia e bulimia contro le quali avrebbe combattuto dall’adolescenza in poi.
È persino passato quasi inosservato il libro accusatorio di suo cugino David Rocasolano. Piena di charme, intelligente, brillante nell’eloquio, meticolosa, Letizia, 42 anni il prossimo 15 settembre, sarà la prima regina di Spagna che non appartiene a una famiglia nobile, e la più giovane in Europa dopo Mathilde del Belgio, che è nata quattro mesi dopo di lei. Ha studiato Scienze dell’informazione specializzandosi in giornalismo all’Università Complutense di Madrid e seguendo poi degli stages in Messico. Ha lavorato per numerose testate come La Nueva España, l’agenzia di stampa Efe e il network americano Bloomberg Television. Poi è stata anchor woman del canale privato Cnn+ e, nel 2000, fu assunta dalla Tve, la Televisión Española, che le diede il picco di popolarità, fino a quando tre anni dopo, annunciando il matrimonio con Felipe, decise di lasciare una carriera per la quale aveva profuso molta energia.
Se era ambiziosa e smaniosa di apparire come l’hanno descritta i suoi colleghi giornalisti, Letizia dev’essere riuscita a mettere a freno il suo ego: va in giro vestita low cost (alla Kate Middleton), si ferma alle bancarelle per strada ad acquistare i cartocci di pipas (semi di girasole tostati), va a cena in locali cool ma accessibili di Madrid oppure al cinema col marito, non concede interviste, e centellina persino le foto con le figlie, per difenderne la privacy.
Letizia, che era sempre stata a caccia di scoop, nell’ultimo decennio ha imparato soprattutto a diventare lei la notizia, mostrandosi sempre sorridente e amabile con tutti, rispettosa delle tradizioni in pubblico, ma pronta a mantenere le sue abitudini di sempre nel privato: anche le vacanze da sola con le amiche. Nella suocera ha trovato una grande maestra, sia per il riserbo, sia per l’impegno umanitario e per la dedizione alla causa dinastica. In un decennio da principessa ha ricevuto ben 2.100 personalità, assistito a 190 eventi ufficiali e 107 convegni.
La nuova regina, tuttavia, ha guadagnato tranquillità e rispetto, ma, secondo gli ultimi sondaggi, ha perso moltissima popolarità: i più amati della famiglia reale sono la regina Sofia e Felipe, Letizia, invece, è in fondo alla classifica. Dovrà risvegliare i cuori “tiepidi” degli spagnoli che, comunque, sono sempre più critici verso l’istituzione monarchica, tanto che, dopo l’annuncio dell’abdicazione di Juan Carlos, sono state indette diverse manifestazioni di piazza per chiedere un referendum sulla sopravvivenza o meno della Corona.
A risvegliare i repubblicani sono stati gli scandali più recenti come quello sulla sorella minore di Felipe, l’Infanta Cristina, di cui a gennaio, per via degli oscuri affari in cui l’ha coinvolta il marito Iñaki Urdangarin, c’è stata l’incriminazione per malversazione e riciclaggio. La vicenda è legata a una Ong che incassò circa 20 milioni di euro, tra fondi pubblici e privati, controllati attraverso una società della coppia reale, la Nóos. Ma fece scalpore anche la battuta di caccia all’elefante del 2012 in Botswana, nel pieno della crisi economica della Spagna, in cui Juan Carlos si fratturò l’anca destra per una caduta e fu fotografato con una donna che sarebbe la sua amante.
Per placare le accuse e veleni, di recente, la Casa Reale è stata costretta a pubblicare la dichiarazione dei redditi di re, regina, principi e principesse. Lo scorso aprile Juan Carlos registrava un gradimento di soli 3,72 punti su 10 da parte degli spagnoli, il minimo storico per un re, designato per testamento dal dittatore Francisco Franco nel 1975 e sempre dipinto, nei decenni a venire, specialmente dopo il tentato golpe del 1981, fermato col suo intervento, come il restauratore della democrazia in Spagna.
Il Paese ha bisogno di un nuovo simbolo aggregativo, il meno chiacchierato possibile, lo pensa la Casa Reale, lo pensa pure il premier Mariano Rajoy che ha dato in tv l’annuncio della rinuncia di Juan Carlos. La scelta del re borbonico, fra l’altro, è in linea con quella degli altri sovrani europei come Alberto II e Guglielmina d’Olanda, che lo scorso anno hanno fatto largo ai rispettivi figli, Filippo e Guglielmo Alessandro. Ormai solo l’ottantottenne Elisabetta II d’Inghilterra sembra resistere nella vecchia concezione che un’abdicazione finisca sempre per indebolire la Corona.
Mentre il Consiglio dei Ministri disporrà le modalità e i tempi della successione – non previsti da alcuna norma costituzionale – Felipe e Letizia avranno il loro bel da fare per prepararsi a una sfida non semplice. Ma la volontà e la determinazione, per recuperare consensi, non mancano ad entrambi. In più l’astuta nuova regina giornalista, secondo gli intimi di corte, parte da un vantaggio: la forte e reciproca antipatia per la cognata Cristina, che ora è vista come il fumo negli occhi dal popolo spagnolo…
Luciano Regolo