45 anni dopo il Watergate, l’attore e regista non ha dubbi: “Trump peggio d Nixon”

Redford: “Il giornalismo difende la democrazia”

Robert Redford in Tutti gli uomini del presidente

Robert Redford e Dustin Hoffman, nei panni di Bob Woodward e Carl Bernstein, in “Tutti gli uomini del presidente”

WASHINGTON (Usa) – Robert Redford si schiera con il giornalismo e contro Donald Trump. Lo fa quarantacinque anni dopo lo scandalo Watergate, che offrì la trama a “Tutti gli uomini del presidente”, film del 1976 in cui interpretava la parte di Bob Woodward, giovane reporter del Washington Post, con Dustin Hoffman nei panni di Carl Bernstein.
«Quando il presidente dice di essere in guerra con i media e definisce i giornalisti “tra i più disonesti esseri umani sulla terra” e twitta che essi “sono il nemico del popolo americano”, il suo linguaggio porta a nuove e pericolose altezze le false accuse dell’amministrazione Nixon a un giornalismo “scadente e squallido”», spiega Redford in un articolo sul quotidiano americano che mise a fuoco lo scandalo e diede il via alla serie di rivelazioni che spinsero Richard Nixon alle dimissioni.
Redford denuncia le similitudini tra il 1972 e il 2017. «Credo che ce ne siano tante. La più grande è il ruolo di media liberi e indipendenti nella difesa della nostra democrazia», scrive il premio Oscar. «Nel luglio del 1972 – continua – ero in treno in Florida, stavo promuovendo il film “Il candidato”. A bordo c’erano la stampa d’intrattenimento e quella politica, ho sentito che raccontavano dell’incursione all’interno del quartier generale del comitato nazionale del partito democratico, che aveva sede nel complesso residenziale del Watergate, a Washington».
A coprire la vicenda furono Woodward e Carl Bernstein, giovani giornalisti di quel Washington Post sul quale Redford rievoca oggi quei momenti. L’inchiesta dei due avrebbe portato di lì a poco al più grande scandalo politico contemporaneo: il Watergate. «Volevo fare un film su due reporter, sull’importanza del giornalismo e della libertà di stampa», racconta Redford, 80 anni, che subì la fascinazione della storia dei due in lotta per la verità.
L’attore e regista, che nel 2016 è stato insignito da Obama della medaglia presidenziale della libertà, non nasconde le sue preoccupazioni e sostiene il ruolo della stampa: «Un giornalismo sano ed accurato, difende la nostra democrazia. È una delle armi più efficaci che abbiamo per frenare la fame di potere. Lo dico sempre: il nostro film era violento. Non c’erano spari, ma le parole erano usate come armi». (agi)

 

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