ROMA – Non bastavano i festival (di ogni genere e livello) che offrono, bontà loro, stage o collaborazioni volontarie; non bastavano le offerte come blogger, naturalmente non retribuiti; adesso anche uno dei quotidiani più importanti, blasonati, autorevoli d’Italia, concede uno “spazio di pubblicazione”, chiamiamolo così.
Ricapitolando: il 27 aprile viene lanciata la nuova edizione di 7, il settimanale del Corriere della Sera, la cui direzione viene assunta da Beppe Severgnini. Ma a molti sfugge un particolare che, invece, grazie ai social, diventa subito un caso: in pratica, viene varata una nuova rubrica, “Settebello”, all’interno della quale, ogni settimana, verrà pubblicato un articolo – si badi bene, articolo: perchè come diceva Nanni Moretti in “Palombella Rossa”, le parole sono importanti – di un lettore.
Sul profilo Twitter del settimanale, qualche giorno dopo, si legge: “Avete scritto un articolo su un tema d’attualità? Scriveteci a settebello@rcs.it: potreste essere pubblicati #su7!”. Subito l’occhio cade proprio sulla parola “articolo”: se chiedi un articolo, ti stai inevitabilmente rivolgendo ad un giornalista. Non solo: almeno su Twitter, non viene immediatamente specificato che l’invito è rivolto genericamente ai lettori. Poichè la curiosità è connaturata al mestiere che svolgo, invio subito una domanda: “retribuiti?”.
La risposta è quasi immediata: «Buonasera! Settebello è dedicato ai lettori che vogliono cimentarsi con l’attualità, per proposte di collaborazioni ci sono altri canali :)».
Frenate le dita dal desiderio immediato di scrivere sulla tastiera la fatidica domanda “e quali sarebbero gli altri canali?”, non riesco però a sorvolare sul fatto che la risposta, a mio parere, abbia un tono un po’ sarcastico, come se proporre collaborazioni fosse quasi qualcosa di cui sorridere. Tra l’altro, non era questo comunque il mio intento, quanto rilevare che il termine “articolo” presuppone come aggettivo “retribuito”, altrimenti non ha ragione d’essere. Lo esterno nella mia risposta, forse permeata di un’ironia troppo velata, tanto che viene evidentemente colta come una notazione positiva, che raccoglie il “mi piace” dello stesso profilo del giornale e di colleghi che lavorano al settimanale! Come dire, non sottovalutiamo il ruolo dei social media manager… E ad evidenziarlo non è solo la sottoscritta: dopo il mio tweet, il dibattito si allarga.
In tanti chiedono lumi e la risposta è sempre la stessa: la proposta riguarda i lettori. Come se rivolgersi ai lettori per chiedere articoli fosse una prassi comune: e forse, in realtà, ormai lo è, come dimostra l’imperare del “citizen journalism”, dell’uso delle foto o dei filmati inviati dai lettori in occasione di eventi o calamità, ecc., facendo passare ormai in secondo piano, quasi svilendo, togliendo senso al lavoro del giornalista.
Ma, come viene evidenziato nel dibattito che parallelamente si apre su Facebook, anche a partire dal mio tweet, un equivoco di fondo c’è e nasce già dalla rivista. A molti, come si diceva, è passato inosservato quanto scritto nella rubrica Settebello: “Ogni giovedì pubblichiamo il miglior testo giornalistico (le parole sono importanti, ndr) inviato dai lettori a settebello@rcs.it. A fine anno, l’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Facebook riceverà un contratto di collaborazione con 7”. Sì, si stenta a crederci, e allora si rilegge più volte: è proprio così. Una sorta di lotteria, di premio alla condivisione (che porta lettori, non dimentichiamolo!).
E a rilanciare il tutto è proprio lo stesso direttore, Severgnini, in un suo tweet pubblicato il 29 aprile: “E al più condiviso (che magari è pure il più bravo!) a fine anno offriamo un contratto di collaborazione per scrivere #su7”. In pratica, la legge dei “like”, delle condivisioni vince su tutto…però “magari è pure il più bravo”!!
Se questo è il futuro del giornalismo… (Paola Abenavoli – giornalistitalia.it)