MILANO – Cinque testate di Rcs Periodici cedute e altre sei chiuse, rinunciando al valore economico di brand prestigiosi. Il palazzo di via Solferino 28 – storica sede del Corriere della Sera – venduto. Alienate le quote Rcs nelle radio. Chiusa Rcd agenzia multimediale. E ora la Rcs Libri consegnata nelle mani di Mondadori. Che cosa resta di Rcs MediaGroup?
Il risultato del piano di tagli “lacrime e sangue” attuato da Pietro Scott Jovane, amministratore delegato per poco più di tre anni e oramai in uscita, per “mettere in sicurezza i conti dell’azienda” è sotto gli occhi di tutti: l’impoverimento della Rizzoli. E la perdita di molti posti di lavoro. Chi succederà a Pietro Scott Jovane nel ruolo di a.d. Rcs MediaGroup dovrà essere capace di raccogliere una sfida: disegnare e costruire il futuro della nostra azienda, che rappresenta ancora una fetta importante dell’industria dell’informazione italiana.
Occorre una visione ambiziosa. Un cambio di passo gestionale per agganciare la futura ripresa economica. Occorre un cambio di mentalità per intuire e per anticipare le nuove forme che caratterizzeranno il bisogno di cultura e di informazione di qualità dei lettori di oggi e di domani. Occorre investire in tecnologia e formazione, immaginare e lanciare nuove testate – di carta e digitali – creare nuovi posti di lavoro, ripensare la raccolta pubblicitaria in un mercato che si muove e cambia velocemente. Occorre dare risposte innovative a una profonda crisi di settore. Magari semplicemente (ri)scoprire che settimanali, mensili e siti potrebbero non essere necessariamente pensati come meri contenitori di pubblicità. Innovazione potrebbe voler dire slegare i contenuti degli articoli dal condizionamento degli inserzionisti pubblicitari.
Scelte editoriali libere e controcorrente potrebbero dare ossigeno e autorevolezza ai giornali di domani, su qualsiasi piattaforma, conquistare nuovo pubblico, in edicola e sul web. E proprio per questo attirare gli investitori pubblicitari. Un modo più attuale di ripensare i giornali potrebbe voler dire renderli più forti e autonomi puntando sulla vendita in edicola e sui contenuti web a pagamento, e quindi meno dipendenti dall’andamento della pubblicità. Serve un manager capace, certo. Ma con l’animo da editore innamorato dei giornali e dell’idea che gli investitori più importanti potrebbero tornare a essere i nostri lettori.
Il nuovo amministratore delegato erediterà dalle passate gestioni una Rcs profondamente indebitata. Gravava, e grava ancora, sulle casse di Rcs il peso della disastrosa operazione spagnola “Recoletos” messa a punto dal precedente amministratore delegato Antonello Perricone, premiato con buonuscita milionaria. Il debito con le banche resta, nonostante i pesanti tagli sostenuti in particolar modo proprio da Rcs Periodici.
Pietro Scott Jovane e Consiglio di amministrazione hanno in questi anni puntato esclusivamente a un piano di risparmi che ha avuto come uniche leve la riduzione del costo del lavoro dipendente e la vendita dei “gioielli di famiglia”, con il chiaro obiettivo di non procedere al secondo aumento di capitale che avrebbe invece garantito a Rcs lo sviluppo necessario a recuperare la redditività e la forza della prima azienda editoriale del Paese.
Il Cdr Periodici e tutti i giornalisti chiedono azionisti e manager all’altezza di un necessario piano di rilancio, pretendono che al più presto sia presentato un serio piano industriale e di sviluppo delle testate e del gruppo che punti sull’informazione e sui prodotti editoriali e non sui tagli e sul massiccio ricorso alle collaborazioni e all’outsourcing in una chiara ottica di precarizzazione del lavoro. Occorre una visione ambiziosa. Occorrono manager che ci credano.
IL CDR PERIODICI