MILANO – Pietro Scott Jovane, ad di Rcs Mediagroup che edita Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, ha comunicato ai lavoratori, poligrafici e giornalisti, che i conti del gruppo non sono ancora in sicurezza. A oltre due anni dall’annuncio di tagli di centinaia di posti di lavoro, di cessioni e di chiusure, servono 50 milioni di risparmi strutturali entro sei mesi, e di questi 30 sul costo del lavoro. In concreto, “470 unità in eccedenza”, per usare le parole di Rcs che, però, intende evitarle attivando accordi di solidarietà.
Immediata la reazione dei Comitati di redazione del Corriere e della Gazzetta dello Sport che hanno respinto le proposte dell’azienda e ricevuto dalle assemblee dei giornalisti i mandati per proclamare, rispettivamente, 11 e 7 giorni di sciopero.
“Dopo tre stati di crisi dovuti a scelte sbagliate di gestione – afferma il Comitato di redazione del Corriere della Sera – che hanno già comportato una riduzione notevole del numero dei giornalisti del Corriere della Sera, la Rcs MediaGroup ha ieri prospettato al Comitato di Redazione ulteriori pesanti tagli sul costo del lavoro. Un simile obiettivo, peraltro declinato in assenza di un piano industriale ed editoriale, apre nuove gravi incertezze sul futuro del giornale e rischia di impoverire un prodotto che, nonostante la difficile situazione economica, si conferma leader del mercato. La richiesta dell’azienda di concentrare ancora sulla componente giornalistica la quota maggiore dei tagli ipotizzati è stata respinta categoricamente dal Comitato di Redazione”.
“Dopo anni di generosi dividendi distribuiti agli azionisti – prosegue il Cdr del Corsera – l’assemblea generale dei giornalisti del Corriere della Sera chiede ora con forza l’attuazione dell’aumento di capitale previsto, e solo in parte realizzato, per alleggerire un debito dovuto ad errori strategici commessi in passato dal management e che è stato interamente scaricato sulle spalle della redazione del Corriere , della Gazzetta dello Sport , dei grafici e dei poligrafici. A fronte di tutto ciò, l’assemblea ha affidato al Cdr un pacchetto di undici giorni di sciopero”.
“Ieri mattina Pietro Scott Jovane, ad di Rcs Mediagroup che edita Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, – fa sapere, invece, il Cdr della Gazzetta – ha comunicato ai lavoratori, poligrafici e giornalisti, che i conti del gruppo non sono ancora in sicurezza. A oltre due anni dall’annuncio di tagli di centinaia di posti di lavoro, di cessioni e di chiusure. Servono 50 milioni di risparmi strutturali entro sei mesi, e di questi 30 sul costo del lavoro. Che cosa significa? ‘470 unità in eccedenza’ per usare le parole del comunicato stampa di Rcs che però intende evitarle attivando accordi di solidarietà. In sostanza, il management chiede ai lavoratori per primi la fiducia che il Cda dovrà confermargli dando il via a un piano di rilancio che non ci viene descritto e, allo stato attuale, non prevede ancora l’attivazione dell’aumento di capitale (per circa 200 milioni) immaginato nel 2013 quando i soci di Rcs avevano partecipato ad un primo intervento per oltre 400, intervenendo sui conti dopo il terribile affare Recoletos (che aveva aperto nei conti di Rcs una voragine di circa un miliardo). Il tutto mentre Rcs sventola 120 milioni di investimenti realizzati nel triennio. Una cifra che alla redazione della Gazzetta pare esagerata in funzione di quanto quei denari hanno prodotto nello stesso periodo”.
“La redazione – incalza il Cdr della rosea – si chiede quante nuove strutture, siano Numix, Nest o Connecto, i lavoratori della quotidiani debbano finanziare con il loro lavoro (che per Gazzetta e Corriere della Sera significa ancora conti in attivo grazie al lavoro di chi si occupa delle news o di chi confeziona i collaterali) per vedere che in alcuni budget finiscono spesso lavoro e ricavi già realizzati da unità esistenti. La redazione si chiede se nei milioni di risparmio sono già calcolati quelli risparmiati da altri prodotti di Rcs che utilizzano le rotative Gazzetta risparmiando diversi milioni e appesantendo invece i nostri conti oltre che riducendo la nostra stessa capacità produttiva, quella di un giornale che soltanto pochi anni fa ha superato i due milioni (2006, mondiale) e il milione di copie tirate (2010, triplete). La redazione si chiede se alcuni dei risparmi di questi anni non abbiano finito per danneggiare la filiera, per esempio diminuendo in maniera importante la pubblicità raccolta (crisi che ieri è stata sottolineata) con una struttura che ha un’offerta decisamente troppo ampia per non compromettere alcuni dei prodotti che propone”.
“La redazione si fa delle domande – prosegue il Cdr – e le gira ai propri lettori, prime vittime di queste scelte perché dal 12 giugno prossimo pagheranno La Gazzetta 1.50 euro (2 il sabato con SportWeek). La redazione ora aspetta. Chiede al Cda un’indicazione in tempi brevi perché ritiene prioritario un piano industriale che definisca meglio i confini della manovra e le aspettative degli azionisti. In questi mesi si parla di News e Sport come capitoli principali del rilancio, cominciato anche con la nascita di GazzettaTv, per questo ci sorprende che invece di conquistare il mondo e raccontarlo si debba ancora una volta pensare di ridurre i confini e le occasioni per farne cronaca e commento su carta, sul sito web o in tv. La redazione aspetta un piano e indicazioni precise, che l’editore dovrà concordare anche con la direzione perché possano poi essere valutate anche dai giornalisti della Gazzetta dello Sport”.
“La redazione – chiosa il Comitato di redazione della Gazzetta – non ha intenzione di discutere di esuberi, perché non ne ha. E ha già chiesto all’azienda informazioni chiare ed esaustive sui conti, del giornale e del gruppo, per capire come fare ancor di più la sua parte in una Rcs che da sempre e storicamente attinge alle casse dei suoi quotidiani per risolvere problemi. Nell’attesa, la redazione ha consegnato al Comitato di Redazione un pacchetto di 7 giorni di sciopero chiedendogli di monitorare le scelte del management”.