ROMA – “L’annuale rapporto di Rsf conferma una situazione sempre più allarmante per quanto riguarda il livello di sicurezza nel quale si trovano ad operare i giornalisti nel mondo e non solo nelle zone di guerra. I 2/3 dei 110 cronisti assassinati, infatti, sono caduti mentre svolgevano il loro lavoro lontano da aree teatro di conflitti”. Lo affermano il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e il presidente Giuseppe Giulietti.
“La gran parte di loro – osservano Lorusso e Giulietti – è caduta o per mano del terrorismo, a cominciare dalla strage della redazione di Charlie Hebdo in Francia, o sono stati colpiti da associazioni malavitose che mal sopportano i tentativi di illuminare le storie del malaffare, come ad esempio è successo in Brasile o Messico”.
La Federazione Nazionale della Stampa “non solo sosterrà ogni iniziativa internazionale per arrivare alla ridefinizione della direttiva relativa alle condizioni di sicurezza dei giornalisti ma, per quanto riguarda l’Italia, ritiene quanto mai indispensabile che siano finalmente affrontate e risolte le questioni relative al carcere per i cronisti e soprattutto alle cosiddette querele temerarie, che sono ormai diventate un vero e proprio strumento di intimidazione. La situazione italiana continua ad essere critica per quanto riguarda il livello di pressioni e minacce ai cronisti, rivolte in particolare a quanti sono impegnati a contrastare le mafie e il malaffare”.
La situazione italiana rimane critica per il livello di pressioni e minacce ai cronisti